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Sono quasi le sette di mattina e siamo sul primo autobus diretto verso casa.

Il coglione seduto accanto a me ha dimenticato di fare il pieno di benzina e siamo rimasti tutta la notte in una macchina cercando un modo per tornare a casa.

Il cellulare è morto subito e non ho avuto nemmeno il tempo di avvisare la mamma. Sarà preoccupatissima e mi terrà il muso per non so quanto tempo.

"Non ti addormentare coglione" urlo scuotendolo

È colpa sua se siamo in questa situazione e non voglio restare da sola in un autobus vuoto.

"Si stai calma però, poi volevo avvisarti del fatto che io non posso tornare a casa adesso, ho  dimenticato le chiavi in camera e non di certo non suono il campanello"

Dimenticherebbe anche la testa se non ce l'avesse attaccata alle spalle.

"E che vuoi fare? Ho troppo sonno per fare qualsiasi cosa adesso"

"Andiamo a casa tua, giuro che faccio il bravo" dice sicuro di sè chiudendo gli occhi e appoggiandosi al sedile.

Il leggero vento, che entra quando l'autista apre le porte, gli scompiglia i capelli e sembra così tranquillo, quasi dolce.

"Va bene, non ho le forze per contraddirti ora. Ma io dico come hai potuto dimenticarti della benzina, cazzo la macchina cammina grazie a quella, quando hai visto la spia che-"

"Stai zitta, per favore, io non ho le forze per ascoltarti"

Io lo ammazzo.

Quando l'autobus si ferma alla nostra fermata, trascino fuori Nicolò che ormai non riesce  neppure a stare in piedi.

"Sai reggere meglio l'alcool che il sonno" rido sotto i baffi.

Per fortuna non è molto distante da casa, così quando alla fine riesco ad aprire sia la portone sia la porta d'ingresso, faccio di tutto per non fare casino.

Sono solo le sette e mezzo e so che alla mamma piace dormire fino a tardi durante le feste.

In camera Nicolò si appropria di tutto il letto lasciandomene solo un piccolo pezzettino.

"Vai più là, montato" bisbiglio spingendolo e per la mia felicità fa come gli dico e anche io riesco a stendermi.

In nemmeno cinque minuti entrambi ci addormentiamo ma il risveglio non è altrettanto bello.

Mi ritrovo il suo braccio attorno al mio bacino e la sua faccia tanto, ma dico tanto, vicina alla mia.

"Ma io dico Sofia, è mezzogiorno e mezzo, vuoi svegliarti?" urla Carla entrando in camera e spalancando gli occhi.

Ecco la solita pervertita, starà facendo una telenovela in quella dannata testa.

"Smettila di farti i film mentali, dopo ti spiego e tu svegliati, te ne devi andare, è quasi ora di pranzo" dico io scuotendo Nicolò per quella che sembra la centesima volta oggi e vedendola uscire stupita

"Ti ho mentito prima, le chiavi sono nella tasca, non volevo andare a casa perché non mi va di vedere mio padre" mi confessa lui con la voce ancora impastata dal sonno.

"Cosa? Ma sei serio? Non sei degno di dormire nel mio letto, ora alzati e vattene" lo prendo in giro cercando di farlo cadere.

La luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora