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"Sei sveglia?" mi sussurra Nicolò all'orecchio.

Apro solamente un occhio e lo vedo. Si tiene sul braccio sinistro e mi guarda sorridendo. È già una settimana che dormiamo nella nostra casa ma l'emozione che provo svegliandomi e vedendolo accanto a me, è sempre la stessa. Spero non cambi mai, nemmeno fra 20 o 30 anni.

"Ora si" cerco di camuffare la mia orrenda voce mattutina, ma il risultato è forse anche peggio.

"Devi andare a lavoro, no?" chiede cadendo con la testa sul cuscino per essere alla mia stessa altezza.

"Si, il signor Ricci, o Martina la sua segretaria, mi ha inviato una marea di bozze da correggere, quindi la pace e la concentrazione che mi fornisce il mio ufficio sono due elementi fondamentali per avere un risultato quantomeno accettabile"

"Ma ti ricordi poi la cena che abbiamo organizzato oggi vero? Non vuoi fare una brutta figura e presentare la casa con delle pizze" sta cercando in tutti i modi di farmi cambiare idea, come quasi ogni giorno prima di questo. Non vuole restare solo in casa.

"Certo che mi ricordo del tuo invito a tua madre, Benedetta e persino mia madre dopo nemmeno una settimana dal trasloco" lo guardo male e poi mi alzo dal letto, dirigendomi in cucina per preparare il mio amato caffè.

"Cosa c'è di male nel voler far vedere la nostra nuova casa alle persone che amiamo?" urla "Però aspettami, non riesco ad essere al tuo stesso passo con ste cose" continua indicando le stampelle. Mi viene da sorridere ma quando lo vedo entrare nella stanza ritiro il sorriso.

"Non c'è nulla di male, ma la casa è un disastro. Non abbiamo ancora messo apposto tutti gli scatoloni, che buona impressione pensi possa fare una casa tutta in disordine?"

Questa volta è lui a ridere, scuote la testa e poi si siede di fronte a me.

"Pensi che noteranno prima il disordine? Mia sorella ci vive tutti i giorni, mia madre ormai è abituata dopo aver vissuto ventuno anni con me e Benedetta, e tua madre lo capirà, credo."

"Non mi importa se loro possano capire o no, sai come sono fatta io, voglio che tutto sia perfetto, soprattutto se si tratta di far vedere la nostra nuova casa alle nostre famiglie"

Sono passati quasi 7 mesi da quando ci siamo conosciuti ma sembra così dannatamente poco. Abbiamo fatto un passo enorme, che non tutti i ragazzi di 20 anni fanno. Le nostre vite però sono diverse dagli altri, siamo entrambi maturati quando eravamo ancora piccoli, chi per certe ragioni e chi per altre. Forse era veramente destino, il nostro incontro era scritto nelle stelle. È sempre stata tutta colpa delle stelle.

"A cosa stai pensando? Non mi obbligherai a mettere in ordine qualcosa che per me lo è già, mettiamo già subito le cose in chiaro, monella" dice lui distogliendomi dai miei pensieri sdolcinati e avvicinandosi lentamente saltellando.

"Allora non aspettarti che sia io a mettere ordine al posto tuo" rispondo a tono facendogli la linguaccia.

Quando sentiamo il rumore della caffettiera sul gas, spengo il fornello e riempio le due tazze porgendo una a Nicolò che mi ringrazia sorridendo.

"Quindi sei ancora totalmente convinta di andare in ufficio? Non vuoi restare con me, nel nostro comodissimo letto a farci le coccole?"

"Ancora con questo argomento Nico, lo sai che per me é importante che non perdano la fiducia in me. Affinché questo non succeda però devo presentarmi qualche volta a lavoro e soprattutto svolgerlo e sappiamo entrambi che se resto qui, farò tutto tranne che lavorare e correggere delle bozze"

Sorseggia il suo caffè e mi guarda malizioso. Se pensa di potermi convincere anche questa volta allora sta sbagliando completamente. Purtroppo sono una persona che si lascia convincere molto facilmente, soprattutto quando si tratta di persone importanti come lo è lui. So anche che devo imparare e smettere di essere una facilona, ci sto provando con tutta me stessa ma come si fa a dire di no a degli occhioni come quelli di Nicolò? Ti supplicano con quel luccichio che mi fa vacillare ogni santissima volta.

La luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora