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"Vuoi dirmi cosa succede? Mi stai facendo preoccupare" chiede Nicolò accarezzandomi dolcemente i capelli e lasciando ogni tanto dei piccoli baci.

"Sono patetica, lo so"

"Smettila di dire certe! Spiegami" continua mettendo un dito sotto il mio mento e facendolo alzare. Mi guarda e mi sento sollevata.

I suoi occhi sono lucidi, come non si fa a sorridere in una situazione del genere?

Le labbra si sollevano in un leggero sorriso "Mi sono arrivati alcuni messaggi spiacevoli. Ci stavo quasi per credere"

"Che messaggi?" chiede prendendomi per mano e sedendosi sul bracciolo del divano.

"Penso siano ragazze che non fanno altro che sbavare per te" mi guarda intensamente poi alza un sopracciglio.

"La gelosia fa brutti scherzi. Sono gelose della tua bellezza, sono gelose del tuo sorriso, dei tuoi occhi e del tuo naso, sono gelose di te. Non devi sentirti minacciata da loro, hai capito? Non stare a sentire le parole che ti rivolgono, sono tutte dettate dalla frustrazione" mi accarezza la guancia asciugandomi una lacrima solitaria che la stava percorrendo.

"Sono felice di essere qui, con te. Di essere stata abbastanza coraggiosa da venire a vivere con te. Volevo dirtelo prima che potesse diventare così scontato da sembrare una stupida. Ti amo, lo sai, no?" alzo le spalle continuando a guardarlo.

Lui sorride e si avvicina a me. I suoi occhi nei miei, le sue mani tra i miei capelli ed io tra le sue gambe.

"Quanto vorrei poter togliere questi dannati vestiti, mi manchi da morire" sussurra portando il viso vicino il mio orecchio. Fremo al suo tocco, ma torno subito in me.

Non possiamo perdere tempo, e soprattutto non possiamo lasciarci andare con il rischio che arrivino i nostri invitati e che non sia pronto nulla.

"Puoi smettere di pensare per un momento a quella cena? Posso avere un po' di coccole? Questa faccia triste non mi piace proprio, voglio fare qualcosa per farle tornare un sorriso" continua posizionando la sua mano tra le mie cosce.

Faccio scontrare i nostri sguardi, ho capito dove vuole arrivare, ma non sa che sarà una tortura con quella gamba ingessata. Gli indico con la testa quella parte del ginocchio, e lui sorride.

"Pensi che mi importi qualcosa del crociato rotto? Quanto tempo è passato dall'ultima volta che abbiamo fatto sesso?" chiede, e non è una domanda retorica. Vuole davvero che gli dia una risposta.

Non mi sorprende la sua schiettezza per questo sorrido debolmente.

"Da un po' "

"Appunto. Pensi ancora che non sopporterei un po' di dolore al ginocchio per poterti toccare come voglio io?" continua con le sue domande.

"Sarei dannatamente in pensiero, Nico. Non riuscirei a godermi il momento fino in fondo, avrei troppa paura di farti male, stupido."

"Quindi hai intenzione di rifiutarmi per altri cinque mesi?" mette le mani nelle tasche posteriori dei miei jeans e poi continua "Io ti consiglierei di rivedere questa decisione."

"Aspetteremo tutto il tempo necessario. Smettila di fare il pervertito" gli do un leggero schiaffo sulla spalla e mi allontano dalla sua presa.

Entro in cucina e apro la piccola finestra sul piano cottura per iniziare a preparare la cena.

Sento dei passi avvicinarsi e so che riprenderà la conversazione, ma quando varca la soglia con quella sua stampella, non mi lascia neppure il tempo di parlare che si fionda sulle mie labbra.

La luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora