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"Allora sono tutte belle, bionde e stupide?" chiedo per spezzare il silenzio che si era creato tra di noi.

"Ma chi scusa?"

"Ma come chi, Nicolò. Le ragazze di tutti gli altri tuoi compagni"

"Be si alcune si, altre no. Ma tu non ti devi preoccupare, non mi importa se sono più belle di te"

Non so se prenderlo come un complimento o no, in qualunque caso gli tiro un piccolo pugno sul braccio, che lo fa sorridere.

"Vogliamo parlare di qualcosa di serio? Perché te ne sei andata così? Mi hai fatto morire di paura mezzo ubriaco com'ero"

Bene, perfetto ha tirato fuori quest'argomento.

"Senti, mi sentivo esclusa dalle vostre conversazioni, poi quando vi ho chiesto aiuto con quello stronzo, nessuno dei due si è girato verso di me e mi sono incazzata. Prima che tu dica niente, lo so, sono stata una bambina, per questo ti ho chiesto scusa, prima"

Non ho nient'altro da dire, o almeno credo.

"E quel cameriere? Dove ti ha portata?" domanda stringendo il volante, gesto che mi fa sorridere.

È geloso, è geloso, è geloso.

"A casa, Nicolò. Non sono una tipa del genere, pensavo di avertelo già fatto capire"

Prima che possa rispondere il suo telefono squilla e risponde dopo avermi fatto leggere il nome di sua madre sullo schermo.

"Ma mamma, ora non posso, sai che sto andando alla festa della società" dice infastidito "Ma come? Oggi? Non ci posso credere. Te lo giuro mamma non ti farà più del male" continua poi urlando.

Capisco subito che si sta riferendo a suo padre.

Quando chiude la chiamata, i suoi occhi sono pieni di rabbia e delusione.

"Che è succe-" cerco di dire ma subito mi interrompe iniziando ad urlarmi contro e parcheggiando la macchina.

"Niente, Sofia. Non ti impicciare di cazzi che non ti riguardano"

Un pezzettino del mio cuoricino si é spezzato. Quelle parole, così piene di odio, di dolore, mi fanno così male e non immagino quanto possa essere distrutto lui.

Senza dire nulla, inizia a camminare verso l'entrata.

Presa dal momento, non mi ero accorta quando fosse grande questo posto, tutto giallo e rosso.

Mio papà avrebbe dato di tutto per passare qui un solo giorno.

"Ciao Nicolò, benvenuti" ci sorride il bodyguard all'ingresso della saletta.

Dopo diversi saluti e presentazioni, finalmente Nicolò mi indica la mia e la sua sedia. Anche se abbiamo camminato relativamente poco, i miei piedi chiedono già pietà.

"Ciao, Sofia giusto?" chiede una ragazza avvicinandosi ed io annuisco "Io sono Veronica, la moglie di Lorenzo" continua allungando la sua mano, che subito stringo.

"Sei riuscita a fare breccia in quel cuore freddo come il ghiaccio" dice lei sedendosi accanto a me e guardando i ragazzi parlare con dei dirigenti, suppongo.

La luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora