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Riuscire a lavorare con dannata domanda nella testa é super difficile, quasi impossibile; anche perché so che non accetterà mai un no come risposta.

"Allora, sei qui o su Marte?" chiede Federico sventolando davanti al viso la sua mano.

"Si dimmi tutto, cosa ti serve?"

"Niente, volevo solo parlare un po', ti vedo abbastanza giú, é tutto okay?"

Non so se posso fidarmi al cento per cento, in fondo anche la persona a cui rivelavo qualsiasi cosa non era quella che pensavo.

"Nulla di importante, Fede, sta tranquillo, sono un po' con la testa tra le nuvole ma é tutto ok"

"Non c'entra nulla il tuo ragazzo, vero? Vi ho visto litigare quel giorno e lui non sembrava particolarmente felice di vedermi"

No infatti non lo era affatto.

"Si tutto apposto veramente" taglio corto, non mi va affatto di parlare, poi soprattutto di Nicolò.

La mia lista di libri da leggere, stando qui, aumenta giorno dopo giorno e non troverò mai del tempo libero per leggere.

Questa libreria, poi, é enorme e arrivano libri continuamente da case editrici diverse.

Chissà se mai riuscirò a entrare anche io in quel settore.

Il tempo passa, la fine del turno è arrivata e la mia ansia sale. So che quando uscirò per andare verso la fermata dell'autobus ci sarà lui, ad aspettarmi appoggiato a quella sua dannata macchina, che profuma di lui.

"Aspetta Sofia, domani non ci sarò, quindi potresti stare tu alla scrivania?" mi chiede Beatrice sorridendomi come sempre dolcemente.

"Oh ma si certo, nessun problema" la rassicuro uscendo.

Come mi aspettavo lui é qui, ma é seduto in auto e non mi guarda.

Ora fa anche l'incazzato? Giuro che lo uccido.

Faccio finta di vederlo e vado con nonchalance verso il bus.

Suona un paio di volte il clacson e poi esce, venendomi dietro.

"Sofia, cazzo, sali in macchina" urla strattonandomi dal braccio.

"Stai calmo, e poi non vengo da nessuna parte" dico invece io allontanandomi interrompendo il suo contatto.

"Dai, lo sai che voglio solo parlare, non mi va di farlo qui, davanti a tutti"

"La tua macchina va più che bene" continuo indicandola con la testa.

"Okay, ma promettimi di starmi a sentire e di credermi?" domanda

Come posso promettergli una cosa del genere?

Senza una risposta inizio a camminare per poi entrare in auto, seguita immediatamente da lui.

"Parla, hai poco tempo" sputo acida.

"La finisci di essere così stronza?"

"Tic tac"

"Non é affatto come pensi tu, Sofi"

"E come la penso io?" lo interrompo e so che gli da tremendamente fastidio.

"Non farlo, ti prego, mi innervosisco più di quanto già non lo sono, stavo dicendo, abbiamo passato semplicemente una serata tra amici, nulla di più, puoi chiedere anche a loro e a lei. Sofia, cazzo io ti amo più di qualsiasi altra cosa, come potrei rovinare questo?" chiede

E devo dire la verità, mi si scioglie il cuore, ma non posso sorvolare su tutte le cose stupide che  fa. Si é comportato come un bambino idiota.

"Non lo so dimmelo tu, sapevi di essere nella parte del torto dopo la litigata dell'altro giorno, perché non hai cercato me, piuttosto che andare al bar con i tuoi amici? E per di più rifiutavi tutte le chiamate di Benedetta e di tua madre, Nicolò, sai come si sono preoccupate? Non c'entra nulla che sei ormai grande"

"Lo so mi sono comportato come uno stupido, ma mi sembrava la cosa più giusta da fare in quel momento, volevo solo distrarmi dal lavoro e tu non volevi parlare con me, allora ho lasciato il cellulare e sono andato a casa di Francesco, senza pensare alle conseguenze"

Almeno ha ammesso di aver sbagliato e dai racconti della sorella e di Matilde, non lo fa molto spesso, ma comunque sono estremamente delusa dal suo comportamento.

"Chi ti ha detto che non volevo parlare con te? Tutto il contrario, Nicolò, aspettavo solo un tuo messaggio per poter chiarire perché sapevo che avremmo superato anche quello e sapevo anche che non saresti stato geloso di Federico per sempre e che avresti capito che sto con te perché voglio te. Ma a quanto pare questo la tua testa non riesce ad accettarlo, forse per il caso della tua famiglia o qualcos'altro che mi sfugge. Ma forse avevi ragione tu, siamo troppo diversi per continuare la nostra relazione, sai? Dovevo darti retta, tu mi avevi avvisato e io come una stupida mi sono buttata a capofitto in un storia che non ha futuro" concludo girandomi verso il finestrino.

Non riesco a guardarlo negli occhi.  So che probablemente se lo facessi lo bacerei.

"Sei seria, Sofia? Vuoi finirla qui? Vuoi smettere di vedermi, di sorridermi, di baciarmi? No perché io non sono affatto pronto a farlo, a non vederti più tutti i giorni, a non scriverti"

"Lo capisci che mi hai delusa Nicolò? Come posso fidarmi di te, se ogni tanto lasci il cellulare e vai ad ubriacarti con i tuoi amici dimenticandoti anche di rispondere alle chiamate e di avvisare me e la tua famiglia? Anzi é davvero strano che tu ricordi tutto di quella sera, visto com'era ubriaca la tua amica" lo guardo e non avrei dovuto farlo. I suoi occhi sono lucidi e pieni di lacrime.

"Lo so, lo so, Sofia, ripeto sono stato un coglione, lo ammetto, ma anche io ho bisogno di uscire con i miei amici e smettere di pensare per un po"

"Ma Nicolò nessuno ti vieta questo, per carità, sto dicendo che avresti potuto avvisare almeno tua madre che non saresti rientrato a casa. É normale che tu abbia bisogno dei tuoi spazi ed é per questo che ti sto lasciando tutto lo spazio possibile" dico guardandolo per l'ultima volta prima di uscire dalla macchina.

Mi ferma il braccio e una lacrima gli bagna la guancia, ma senza esitare chiudo lo sportello cercando di trattenere anche io le lacrime.

Una volta sull'autobus, metto le cuffiette e mi perdo nel mio mondo degli CNCO.

Se me acaban las palabras
Pa' escribirte poesías
Y sin tu amor yo me asfixio
Eres mi aire, eres mi agua, eres mi vicio.

Sono estremamente dolci le loro canzoni e in questo momento ho bisogno solo di un grosso abbraccio.

Poco dopo la canzone si ferma e la notifica di un messaggio mi distrae.

Carla: Amo, io sono a casa tua, ti aspetto.

Fantastico, no?

Sofia: Sto arrivando. Sono in pullman, resti a cena?

Carla: Se proprio insisti.

Metto via cellulare e cuffie e scendo dall'autobus, non ancora del tutto pronta psicologicamente a rispondere tutte le loro domande.

La luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora