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Dopo il bagno in piscina, i due ragazzi sono andati via e ci siamo preparate per andare a dormire.

Parlando con Benedetta, ho deciso di andare da Nicolò nella sua camera, deve assolutamente spiegarmi perché ha questi atteggiamenti.

Sono agitata e forse so anche il perché. È vero, abbiamo già dormito assieme, ma questa volta è diverso, è come se fosse la prima. Ho quelle farfalle nello stomaco che mi ricordano che potrebbe accadere qualsiasi cosa una volta passata quella porta.

Anche se in ansia, mi faccio coraggio e busso prima di aprire, senza aspettare una sua risposta.

"Posso?" chiedo

È sul letto che guarda il suo cellulare.

"No" dice non distogliendo mai lo sguardo dal telefono.

"Ok" mi giro, pronta ad andarmene, è bipolare e questo lo sapevamo, ma non credevo che se la sarebbe prese anche con me, in fondo, io cosa cazzo ho fatto?

"Dove vai?" domanda poi alzandosi e venendo verso di me.

"Dove vuoi che vada? Sono rimasta qui perché volevo stare con te, ma tu fai lo stronzo come sempre, ti ricordo che non hai ancora nessun diritto di essere arrabbiato o tantomeno geloso, si, ci siamo baciati ma non vuol dire che puoi sentirti autorizzato a comportarti come tuo solito"

"Hai ragione, ma quell'ancora mi rincuora un pochino" continua abbassando il viso e sorridendo leggermente.

"Ora da persona civile quale sei, per favore mi spiegheresti tutto quest'astio per Stefan?"

"Non credo sia astio, è più rancore, è dolore"

Mi distrugge sentire come pronuncia "dolore"

"Ma non mi va ora, siamo soli e non voglio parlare di quel coglione, va bene?" domanda a mezzo centimetro da me.

Sento il suo respiro mischiarsi al mio che come la prima volta, mi provoca mille brividi.

Annuisco alla sua domanda e socchiudo gli occhi.

"Come?" continua ridendo.

"Si"

"Cosa si?" mi copia alzando la maglietta con la sua mano calda.

"Che va bene, basta parlare"

Ride mordendosi il labbro inferiore.

Gli afferro i capelli da dietro la nuca e unisco le nostre labbra, come se non aspettassi altro.

Sento la sua mano salire sempre di più, fin quando non raggiunge il seno destro. Si ferma e si allontana da me, provocandomi un gemito dovuto alla lontananza.

"Sei arrabbiata, non è vero?" chiede all'improvviso.

Non poteva scegliere momento migliore per farsi venire i sensi di colpa.

"No, sei tu quello che si è perso una bellissima serata"

"Sono molto più tranquillo ora" dice allora.

Mi prende per le cosce e mi spinge contro la porta alle mie spalle che con un gesto della mano, chiude a chiave.

Lo guardo e lui mi sorride maliziosamente.

"Non avevi detto che dovevi smaltire tutte quelle calorie?"

"Infatti"

"Quindi non hai nulla in contrario se faccio così" continua togliendomi la maglietta con un gesto rapido.

"Niente di niente"

"Neanche in questo caso?" questa volta sgancia il reggiseno lanciandolo accanto alla maglia.

La luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora