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Solo il pensiero di dover rivedere quella casa mi rende nervosa e insopportabile.

Non riesco a concentrarmi e lavorare non è mai stato così tanto pesante, continuo a fissare il computer, rileggendo sempre la stessa frase.

Mi sembra di essermi svegliata giorni fa, invece sono passate solamente tre ore. Ho preso un caffè il più velocemente possibile e sono volata in ufficio.

Per fortuna non ho incontrato Gaia, sarei diventata rossa come la maglia della Roma.

A risvegliarmi è la suoneria del telefono che mi avvisa dell'arrivo di un messaggio.

Nicolò: Mia madre mi ha detto che ha invitato tua madre a cena ma non sa se tu ci verrai.

Sofia: E con ciò? Ho da fare.

Mento e mi diverto un botto a prenderlo in giro.

Nicolò: Ti ricordo che so dove abiti e per di più dove lavori.

Nicolò: Ti posso rapire in qualsiasi momento.

Sofia: Non sei affatto divertente.

Nicolò: Allora vieni?

Sofia: Ho detto che non posso,Nicolò.

Da vero stronzo qual è, visualizza senza rispondermi.

Cerco in tutti i modi di concentrarmi ma il tempo sembra non passare mai e quando finalmente mi accorgo che l'orologio del computer segna l'una meno venti, sorrido e tiro un sospiro di sollievo.

Sono agitata per nulla, sono stata lì un miliardo di volte. Giusto, no? Devo solo stare tranquilla, respirare e sorridere.

Esco dal mio ufficio pronta a lasciare l'edificio, ma una voce mi blocca.

"Ciao" O dio, Gaia.

"Hei"

"Non ti ho più vista alla festa, dove sei andata?"

"Sono tornata a casa perché il mio amico ha avuto un imprevisto con la sua famiglia"

Ma perché mi sto giustificando con lei? Che ansia, cazzo.

"Ah, spero nulla di grave. Ma stavi andando di già?"

"Be si, casa mia é parecchio lontana e con il traffico che c'è a quest'ora non sarà facile arrivarci, ci vediamo domani allora" la saluto aumentando il passo.

Una volta fuori mi accorgo che appoggiato alla mia macchina c'è un ragazzo che continua a giocare con il cellulare come se nulla fosse.

"Scusami, ma io dovrei andare via" gli urlo per farlo spostare.

"E allora fallo" ribatte.

Che maleducato!

Mi avvicino per guardarlo in faccia e per poco non gli scoppio a ridere in faccia.

"Perché stai ridendo ora?" chiede Nicolò guardandomi.

"Ma sei serio? Che stai facendo qui?"

"Ero di passaggio, ho visto la tua macchina e allora ho deciso di aspettarti."

Era di passaggio. Si, certo.

"Di passaggio, eh?" annuisce con il suo solito ghigno.

Non posso non ammette quanto mi sia mancato scherzare così con lui.

La luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora