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"Ma qui è bellissimo" sento dire da Benedetta, non appena varca la soglia di casa. 

Sono ancora nascosta nella cucina quando anche Matilde entra e saluta suo figlio con un bacio sulla guancia. 

Perché diamine sono così nervosa?

"Salve ragazze, come state?" dico salutando entrambe con un gran sorriso. 

"Sofi benissimo, soprattutto da quando hai portato questo gorilla fuori da casa nostra" scherza Benedetta, dando un dolce schiaffo sulla spalla di Nicolò. É in momenti come questi che mi piacerebbe tanto avere un fratello da prendere in giro e a cui tirare schiaffi. Si vogliono così bene che non c'è neppure bisogno che se lo dimostrino affinché l'altro lo sappia. Lo sanno e basta. 

"Complimenti Nico, ti sei superato, questa casa è uno spettacolo" si congratula Matilde, aiutandolo a sedersi nuovamente sul divano. 

Ad interrompere, però, la nostra conversazione è il campanello che ci avvisa dell'arrivo della mamma. Questa volta sono io che mi avvicino alla porta e le apro. Vedo salire l'ascensore e dopo due minuti la sua figura è davanti a me. 

Anche lei, come le altre due prima di lei, è a bocca aperta. Ma come dargli torto! Anche io quando ci sono entrata la prima volta, non sapevo che dire. 

"Ciao anche a te mamma" scherzo chiudendo alle sue spalle la porta. 

"Mi hai tenuta nascosta una casa del genere, non meriti che ti saluti" 

"Ma volevo fosse una sorpresa, non ti sarebbe piaciuta abbastanza l'idea di questa cena se non avessi avuto la curiosità di vedere anche la casa. Penso di essere giustificata"

"Sai che non è vero, piccolina mia" a quelle parole Nicolò ride. Lo guardo ridere sul divano e un piccolo sorriso appare anche sul mio viso. 

Accompagno le tre donne in giro per la casa, con ancora tutti i nervi a fior di pelle.

"Avete già inaugurato quella doccia?" chiede Benedetta, una volta uscite dal bagno. La guardo sbalordita per la domanda, ma poi nego con la testa. Mi sembra così strano parlare con lei di questi argomenti, ma allo stesso tempo mi piace. Se lo sapesse suo fratello, non so chi ucciderebbe per prima. 

"Tuo fratello con le stampelle non aiuta affatto" le dico sorridendo e raggiungendo le nostre mamme nella stanza successiva. La stanza da letto, ovviamente.

Lei mi guarda maliziosa, ma questa volta lo sguardo è reciproco. Le stampelle in quel caso non sono state un problema, e ora anche sua sorella lo sa. Benedetta scoppia a ridere e le mie guance si tingono immediatamente di rosso, senza che io possa controllare il mio corpo.

"Che succede?" chiede Matilde, guardando sua figlia.

"Niente, mi sono ricordata di una cosa" inventa sul momento lei. Nega con la testa e torna a parlare "Devo chiamare una mia amica, voi finite il vostro tour" spiega uscendo dalla stanza.

Che cosa ha in mente, quella piccola peste?

"Continuiamo?" mi chiede mamma ed io annuisco accompagnandole.

Piano piano le faccio vedere tutta la casa, fino a quando non arriva il momento della cucina. Il tavolo pronto e il cibo ancora nel forno. 

CAZZO. CAZZO. CAZZO.

Il fumo comincia a riempire la stanza e sento la mia voglia di sotterrarmi aumentare. Come ho fatto a dimenticare di spegnere il forno prima di uscire dalla cucina?

"Sofi apri quella finestra, prima che non si respiri più" mi urla mamma indicandomi la finestra più vicina a me, facendo lo stesso con quella alla sua destra. 

Sono una sbadata, maldestra ma soprattutto buona nulla. 

Mi allontano dalla stanza ma soprattutto da loro. Nicolò mi vede correre e mi chiama, ma non mi fermo. Sento che le lacrime stanno per prendere il sopravvento e non voglio che mi vedano in questo stato. 

Si presuppone che debba essere una donna. Una donna che sappia cucinare qualcosa senza bruciare l'intera casa. 

Chiudo la porta del bagno alle mie spalle e ci appoggio la schiena. 

Sento le loro voci avvicinandosi, fino a quando poi Nicolò bussa. Cala un silenzio tombale e si sente solo la sua voce, dolce e virile allo stesso tempo.

"Sofia, per favore apri la porta? Lo sai che non mi piace parlare se non ti posso guardare in faccia" aspetta una mia risposta, ma non dico nulla. Matilde starà pensando che suo figlio vive con una piagnucolona. Continuo a restare zitta, ma giro la chiave e aspetto che lui entri.

"Che succede? Perchè stai piangendo?" chiede facendo fatica a sedersi accanto a me per terra. 

"É andato tutto male, io lo sapevo. Sapevo che non dovevamo invitarle oggi, che dovevamo aspettare. Doveva essere tutto perfetto, invece guarda come è andata a finire, il cibo ora è bruciato e io qua dentro che piango come una bambina"

"Sofia, cavolo, le nostre mamme non vogliono che tutto sia perfetto nella nostra vita. sai perchè? Perché questo vorrebbe dire che quello che stiamo vivendo assieme è una menzogna, è una falsità, perché, amore, la perfezione, se non contiamo te, non esiste. Non puoi ucciderti per raggiungere qualcosa che non esiste, capisci? Devi cercare di rilassarti e di vivere la vita come viene, anche le cose brutte." mi ammonisce lui prendendo il mio viso tra le sue mani. 

"Volevo dare una bella impressione a tua madre, volevo che lei fosse fiera della donna che suo figlio ha accanto, invece chissà cosa starà pensando adesso" gli confesso chiudendo gli occhi e lasciando che un'ultima lacrima righi la mia guancia.

"Stiamo veramente affrontando questo discorso? Credi davvero che mia madre non sia contenta di te e me? Mi sa che il tuo aver letto troppi libri ti ha completamente mandato il cervello in pappa. Non siamo in un film o in un libro, dove la madre di lui è una matrigna e fa di tutto pur di  allontanarlo dall'amore della sua vita" dice enfatizzando sulle ultime parole e accompagnandole con un gesto delle braccia "Mia madre quando mi telefona chiede prima di te e poi se se ne ricorda anche di me. Per non parlare poi di mia sorella. Lei non vivrebbe se non ci fossi tu con i tuoi soliti consigli. Sei parte della famiglia Zaniolo, ormai. Non si può più tornare indietro" 

Lo guardo un momento fisso negli occhi e mi rendo conto che quelle parole non erano mai state così sincere. Ero così nervosa, per una ragione diversa da quella che credevo. La mia ansia non derivava dal dover essere accettata da quella famiglia meravigliosa, ma al contrario dal convincere me stessa che quella famiglia ormai era anche la mia.

"Sposiamoci" dico senza pensarci. Voglio rendere tutto reale, non serve aspettare, non serve rimandare qualcosa che prima o poi accadrà.

"Che?" chiede lui spalancando gli occhi.

"Sposami Nicolò. Sono stata una stupida a dirti di no quel giorno e sono stata una stupida anche a innervosirmi a tal punto. Sono una stupida anche adesso"

"Ma io ti amo proprio perchè sei una stupida, perchè sei tu e nessun'altro" 

"Questo è un si?" 

"si, certo che si, santarellina. Sposiamoci" conclude la conversazione portando le sue labbra sulle mie, assaporandole come fosse la prima volta, facendomi toccare il cielo con un solo tocco.

"E ora inaugurate quella cazzo di doccia, perchè ragazzi diciamoci la verità è una santa doccia" urla Benedetta da dietro la porta alle nostre spalle.

Nicolò ride e io mi ritrovo nuovamente rossa in viso a causa di quella "dolce" ragazzina. 



La luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora