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"Hai preparato la valigia? Hai preso tutto quello che ti serve?" chiede Matilde a Nicolò passandogli il suo piatto con l'insalata.

Mi hanno invitata a restare con loro per questa sera, poi domani mattina Nicolò partirà per Converciano e non ci vedremo per qualche giorno quindi come potevo rifiutare?

"Si mamma, stai tranquilla, poi non è mica la prima volta che parto per una trasferta" risponde lui, sempre con quel suo tono ironico.

L'intera cena passa velocemente e dopo aver aiutato Matilde a mettere a posto la cucina, saliamo in camera.

"Buonanotte Sofi, ci vediamo domani" mi saluta Benedetta prima di chiudersi  nella sua  stanza.

"Si buonanotte anche a te sorellina" la prende in giro Nicolò, afferrando la mia mano e trascinandomi per tutto il corridoio.

Da quel giorno con Veronica e Lorenzo, non abbiamo avuto modo di stare insieme per davvero. Lui con gli impegni della squadra, io con quelli della correzione, ci siamo visti per un' ora o forse meno.

"Mi mancherai" dice all'improvviso facendomi arrossire.

"Vedrai che passeranno velocemente, poi io sono qui che ti aspetto mica me ne vado" gli faccio un occhiolino e lui sorride.

"Come siamo arrivati a questo punto? Se qualche mese fa mi avessero detto che avrei esitato ad accettare una convocazione in nazionale per una ragazza, sarei scoppiato a ridere"

Cosa? Aveva intenzione di non andarci?

"Non pensare nemmeno che io non ti avrei lasciato andare"

"Lo so ed è per questo che ti amo" continua avvicinandosi sedendosi con me sul letto.

Cala silenzio nella stanza, fino a quando non sentiamo un rumore dal piano di sotto.

Nicolò si fionda giù per le scale ed io cerco di calmare Benedetta, che ha già raggiunto la cucina.

Il padre è entrato in casa, probabilmente ha ancora le loro chiavi, e sembra non importagli nulla di sua figlia o di Matilde. Sbatte il palmo della mano sul tavolo e si avvicina minaccioso verso la donna.

"Sai cosa sei? Sei una puttana, nessuno ti conosce come me, nessuno sa quello che fai, mi fai solamente schifo" le urla ad un centimetro dalla faccia.

Matilde sembra pietrificata, non muove un muscolo.

"La vuoi finire? Stai spaventando Benedetta." urla Nicolò dandogli una spinta, facendolo allontanare da sua madre.

"E poi chi cazzo sei per dire certe cose? Entrare in casa nostra a quest'ora, senza nessun invito e per giunta ubriaco?"

"Cosa cazzo stai dicendo? Questa è casa mia" risponde lui dandogli uno schiaffo.

Nicolò reagisce ma il padre lo blocca dai polsi.

D'istinto abbraccio Benedetta cercando in qualche modo di non farle vedere quella scena. Per quanto mi sforzi ad essere forte per lei in questo momento, una lacrima scende sul mio viso e Nicolò se ne accorge. Le mie labbra si aprono in un sorriso forzato, ma non riesco a smettere di piangere.

"Basta, non voglio più sentire niente, tu esci, e non tornare più, questa non è più casa tua" urla Matilde che accompagna l'uomo alla porta.

Subito dopo aver chiuso la porta alle sua spalle, scoppia a piangere.

Nicolò corre ad abbracciarla, così come Benedetta.

Non voglio intromettermi in una situazione tanto intima come questa. Non voglio essere di troppo.

La luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora