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Stanotte non è stato per niente facile dormire, mi sentivo troppo in colpa per come ho trattato Nicolò.

Lo so che se lo meritava, insomma, non voglio essere solo una voglia, ma ho esagerato.

"Sofia, stai bene? Non hai mangiato niente" mi scuote mamma, prendendo il piatto con ancora tutta la colazione.

I ragazzi sono usciti questa mattina presto per visitare la città, soprattutto perché tra esattamente 14 ore dovrebbero prendere un aereo per tornare a Londra.

"Si mamma, sono solo stanca" dico mentre sbadiglio.

Oggi, sfortunatamente devo andare ad aiutare Benedetta con un testo di letteratura. Me lo ha chiesto così dolcemente che non ho le potuto dire di no.

Quindi dopo essermi vestita con un paio di jeans e una maglia bianca semplice, mi dirigo verso quella maledetta casa.

"Sofia, puoi farcela, probabilmente non ci sarà neppure" dico a voce alta

Sto impazzendo, ora parlo anche da sola.

Oggi purtroppo è venerdì, questo vuol dire che domani dovrò andare alla cena con il montato.

La mia voglia? Sotto zero.

"Signorina? Si sente bene?" ancora una volta qualcuno mi scuote dai miei pensieri.

Appena ritorno alla realtà mi accorgo di essere davanti la loro casa, con la mano alzata pronta a suonare il campanello.

"Scusami, oggi non mi sento molto bene" confesso alla cameriera, di cui non ricordo il nome. Sono una persona orribile.

"Vuole sedersi?" chiede ma rifiuto la sua offerta.

Salgo le scale silenziosamente quasi come fossi qui per una rapina, ma comunque la sua voce mi rimbomba nelle orecchie.

"Che fai? Ora scappi?"

"Sta zitto, imbecille. Non sono in vena oggi" spunto acida entrando in camera di Benedetta.

Odio quando fa il "so-tutto-io"

"Nicolò?" ride appena mi nota appoggiata alla sua porta con il broncio.

"No, niente"

Non voglio che cambi qualcosa tra me e lei.

"Come dici tu" sorride con lo stesso sorriso del fratello.

Scaccio via quei pensieri su Nicolò e ci mettiamo a lavoro sul suo testo.

I Promessi Sposi, un classico della letteratura italiana. Se le parole toccano cuore, mente e spirito allora il messaggio immaginato, strutturato e veicolato non sarà solo accolto dalla collettività ma si renderà attuale anche per le generazioni future.

"Possiamo fermarci? Lo so che ti piace un sacco, ma io non ce la faccio più" urla esasperata Benedetta stendendosi sul letto.

Prendo il cellulare e noto che sono passate ben tre ore da quando abbiamo iniziato la stesura del testo.

"Va bene" dico buttandomi anche io sul suo morbidissimo e invitantissimo letto.

La luce nell'oscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora