ꜰʀɪᴇɴᴅꜱ

1K 43 8
                                    


ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 4

Uscendo dal teatro, io e Kevin ci ritroviamo a fare la stessa strada per raggiungere la Union Station. Prendiamo la linea blu diretta per Long Beach. "Abiti anche tu sulla spiaggia?" mi domanda, innervosito. "Sì, da qualche settimana. Prima vivevo a Pasadena". "Allora ci ritroveremo sempre nella stessa metro". "A quanto pare" forzo un sorriso. Sono piuttosto diffidente ultimamente, e avere rapporti d'amicizia non è quello a cui aspiro. Desidero diventare un'attrice, nient'altro. "Puoi darmi dei consigli?" domanda, sedendo difronte a me. "Di che tipo?". "Riguardo quel film che il professore ci ha consigliato di vedere. Devo obbligatoriamente vederlo?". "Sì, se vuoi continuare a seguire il corso". "Non è il genere di film che mi piace". Prima di proseguire, mi domando quale film lo abbia spinto a voler diventare un attore. Io ho un'idea ben chiara. Avevo undici anni e andai al cinema con i miei. Intanto che mia sorella divorava la scatola di popcorn, io mi immersi completamente nel film. Ecco come ho scoperto questo mondo meraviglioso, grazie a Il signore degli anelli. "E quale genere ti piace? Sentiamo". "Vado matto per la saga di Mission Impossible". Faccio di sì con la testa. Beh, a chi non piace Tom Cruise?! E poi adoro il genere anche io. "Non credo metteremo mai in scena uno spettacolo d'azione". Kevin ride sommessamente, dichiarando di trovarmi simpatica. Lo ringrazio. "Hai anche una bellissima voce". Lo ringrazio ancora, arrossendo. Non sono abituata ai complimenti. "Non te l'ha mai detto nessuno?". "No" rispondo, imbarazzata. "Beh, è la verità. E il professore se n'è accorto. Arriverai lontano". 

Per la prima volta, scopro di volere degli amici. Non è male avere qualcuno con cui poter condividere una passione, o semplicemente con cui parlare. "Senti, i miei non credo siano a casa stasera. Se vuoi ti faccio compagnia per vedere Moulin Rouge. Ti posso spiegare le scene che non comprendi". Kevin sgrana gli occhi. Sì, nemmeno io credo alle mie parole. "Stai dicendo sul serio?". "Sì, ma non farti strane idee". Agita la mano, dicendomi di non preoccuparmi. Scendiamo insieme dopo un paio di fermate, raggiungendo casa mia. Come tutti quelli che ci fanno visita per la prima volta, rimane a contemplare il giardino e la porta d'ingresso. "Tu abiti in questa reggia?". "Non la definirei reggia. È più un mausoleo". Superiamo la porta insieme, raggiungendo il soggiorno. "Sei ricca?". "Non credo siano domande da fare" rispondo ironicamente "Comunque no. O meglio, non mi piace mettere etichette". Lo invito a sedersi sul divano intanto che inserisco il dvd del film. Le prime scene riescono sempre a toccarmi il cuore, ogni volta che lo vedo. È uno di quei film che ti rimane impresso nella mente. Avevo anche una piccola cotta per Ewan McGregor da piccola. E va bene, non era così piccola. Cercai persino il suo indirizzo su internet una volta, nella speranza di poterlo incontrare. Ad ogni scena, scorgo le reazioni di Kevin. Non sembra annoiarsi, il che è un bene. 

Quando il protagonista inizia a raccontare la sua storia, sento un formicolio lungo la spina dorsale. La musica di sottofondo. Che capolavoro. "Immagino tu voglia interpretare la protagonista" dichiara Kevin, nella prima scena in cui appare Satine. "Sì, è meravigliosa. E canta divinamente. Pensi che sarei all'altezza?". "La bellezza ce l'hai" asserisce, per poi mostrarsi imbarazzato. "Scusami. L'ho detto d'istinto". Gli sorrido, trovandolo molto dolce. "Grazie, Kev". A metà film, lo vedo perplesso. Gli chiedo cosa lo turba. "Noi siamo in sette. Qui ci sono almeno una decina di protagonisti principali. Secondo te come faremo?". "Semplice..." inizio a dire "...quando c'è mancanza di attori, qualcuno ricopre due ruoli, anche tre". "Stai scherzando?" scuoto la testa. "Non sei mai andato a teatro?". "Mai". Proseguiamo la visione del film, e quando sta per finire lo vedo stringersi tra i cuscini. Partono i titoli di coda e lui mi guarda con la coda dell'occhio. "Beh? Cosa ne pensi?". "Ehm..." si raddrizza, lasciando andare i cuscini "...non credevo che l'avrei mai detto ma è davvero un bel film, non c'è che dire". "Ora puoi immaginare lo spettacolo che metteremo in scena". "Beh, se riusciamo nel nostro intento, verrà un capolavoro". Quando guardo l'orologio, scopro che è quasi mezzanotte. "Accidenti, ci siamo dimenticati di cenare". "Ti va un frullato?" mi domanda all'improvviso, afferrando la sua giacca. "Frullato?". "Frullato" ripete, invitandomi a seguirlo. "Su, conosco una bancarella che ne fa di ottimi". Accetto il suo invito, prendendo il cappotto. 

Trascorro una bella serata, rincasando per le due. Quando mi metto a letto, mi sento improvvisamente felice, appagata. Questo è il primo giorno del resto della mia vita, e non ne sprecherò un solo minuto. Al mattino, vado a lezione di recitazione, e dopo a canto. Incontro Harry e insieme discutiamo dello spettacolo. "Ti presenterai per Satine?". "Oh, certo. E tu?". "Christian, ovviamente. Quindi dovremo recitare insieme, stare a stretto contatto" soffoco una risata. "Non farti illusioni, Christensen. Non sei il mio tipo". "Lo diventerò presto, se dovrò cantarti delle canzoni". Mi fa l'occhiolino, andando via. In effetti, è un bel ragazzo e canta come pochi sanno fare. Però gli manca qualcosa.

𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora