ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 6.
Realizzare questo ennesimo progetto, mi ha fatto andare a letto con il sorriso. Sono nuovamente certo delle qualità dei miei alunni, che continuano a svolgere il loro lavoro per conseguire il sogno di recitare a Broadway. Chi non sa fare, insegna. È tremendamente veritiero. Sono un fallimento, e mi appresto a diventare un trentaseienne divorziato. Prendo l'auto per poter andare dal mio avvocato. Mi scontro con Marilyn e il suo legale nel corridoio. Lei evita il mio sguardo. "Se vuole parlare con la mia cliente, io sarò il suo tramite".
"Sta scherzando?" domando, sconvolto. "Stai scherzando, Mer? Non ho mica ucciso qualcuno". Lei fa scena muta rendendomi piuttosto nervoso. Non mi arrabbio quasi mai, anzi. Sono una persona pacata e onesta. Sono dei pesci, perciò ho il pieno controllo delle mie emozioni. Il mio avvocato ci richiama nella stanza. Tiro un grosso respiro e aggrotto la fronte prima di entrare.
Marilyn si accomoda sul lato destro del tavolo, mettendo le mani giunte sotto il tavolo. Io siedo accanto al mio legale e lo osservo mentre mostra i documenti ai presenti. "Va bene, questo è il contratto definitivo. Dopo che avrete firmato, sarete ufficialmente divorziati. Avete scelto il divorzio consensuale perciò sarà molto veloce, e indolore. Ogni cosa sarà divisa in parti uguali e non ci sarà bisogno di un mantenimento poiché la signora Dockerty ha già un impiego. Dobbiamo parlare della casa...". Marilyn si sporge sul suo avvocato, dicendogli qualcosa nell'orecchio. Infine parla. "La mia cliente vuole lasciare la casa al signor Dockerty, a patto che lei abbia l'auto". Il mio avvocato cerca il mio consenso, quindi annuisco. Ho la moto. "Perfetto. È il divorzio più sereno che io abbia mai visto finora" il mio avvocato ironizza, ma né io né Marilyn sembriamo esserne felici. "Io avrei finito. Se c'è qualcos'altro? Altrimenti procediamo con le firme". Finalmente mi guarda negli occhi, per poi spostare lo sguardo verso i documenti. Prende la penna tra le dita, però mi ritrovo a bloccarla, urlandole contro. Sussulta sulla sedia, spaventata. "Vorrei parlare con Marilyn, se fosse possibile". I due avvocati ci lasciano soli.
Lei balza dalla sedia, raggiungendo la finestra con le braccia conserte. "C'è qualcos'altro che vorresti dirmi? Perché hai bloccato la sentenza?". "Non abbiamo avuto modo di parlare ultimamente. Sei stata in hotel". La vedo alzare gli occhi al cielo. "Perché non avevamo più niente da dirci. Ti ho concesso lo spazio che desideravi".
"Non sei venuta al mio spettacolo ieri". Si porta una mano alla bocca, voltandosi di schiena. Non mi risponde ma intanto noto le sue spalle che sussultano, i singhiozzi soffocati. "Mer?". si volta verso di me, mostrandomi gli occhi arrossati e pieni di lacrime. "Non credevo che avremmo mai divorziato io e te. Ci siamo giurati eterno amore, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà".
"È così. Ti amavo allora, e continuerò ad amarti. Ma ci siamo sposati troppo giovani. Abbiamo entrambi dei sogni da realizzare, e se tra noi è destino ci ritroveremo in un dato momento della nostra vita. Te lo prometto". Viene verso di me, avvolgendo le braccia intorno ai miei fianchi. "Pensi davvero che ci siamo sposati troppo giovani?".
"Beh, sì. Siamo stati insieme quattro anni al college prima di prendere quella decisione, e se tornassi indietro lo rifarei ad occhi chiusi" Marilyn mi sorride. "Non mi hai chiesto per quale motivo ti ho lasciato la casa". Indietreggio, serrando la mascella. "Credevo che lo avessi fatto per cortesia, perché volevi la macchina".
"No..." scuote la testa, asciugandosi le guance con il palmo della mano. "...mi trasferisco a Phoenix la settimana prossima". Sono stranamente sconvolto da questa confessione. "Perché non me ne hai parlato?". Marilyn fa semplicemente spallucce, tornando a sedersi. "Perciò è così? Ci stiamo separando e tu inizi a non raccontarmi più nulla?".
"Ci stiamo separando proprio per questo, no? Ti lascio la tua vita qui a Los Angeles. Non fa più per me. Ho accettato il lavoro dei miei sogni. Ora entrambi avremo quello che abbiamo sempre desiderato". Gli avvocati tornano da noi, domandando se va tutto bene. Mi metto a sedere, aspettando che Marilyn firmi per prima. Trascina il documento verso di me ed esito a firmare, con la mano tremolante sul foglio.
"Va bene, Will. Se firmi, tutto ciò che è successo negli ultimi dieci anni verrà cancellato e tu potrai ricominciare a vivere, magari con la donna dei tuoi sogni. Andrete a Broadway, metterete su famiglia e invecchierete insieme. Divorziare non è così brutto, se pensi che là fuori c'è un mondo che ti aspetta.
Forza, fatti coraggio e posa la penna su quel dannato foglio. Ma se invece non volessi più firmare, alza gli occhi verso la donna che ti ha fatto innamorare perdutamente tra i corridoi del college. Che ti ha regalato il primo cofanetto de Il signore degli anelli. Dille che la ami e straccia quei documenti". Ascolto il mio subconscio, riflettendo sui pro e sui contro. Basta procrastinare, devo agire. Le mie dita avvolgono la penna con decisione, lasciando un segno nero sulla linea tratteggiata. Il mio avvocato raccoglie i fogli, stringendo i denti.
"Siete ufficialmente divorziati adesso. Avvieremo presto le pratiche per la divisione dei beni". Marilyn allontana la sedia, seguendo il suo legale alla porta. Prima di andare via, si volta verso di me per rivolgermi un fugace sguardo. Non ci vedremo mai più. Lei forza un sorriso, e anche io, del tutto consapevole che questo è il nostro ultimo saluto.
STAI LEGGENDO
𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionUn insegnante di teatro, dedica tutto sé stesso al palcoscenico, tentando di far affiorare nei suoi studenti la stessa passione che ha portato lui fin lì. Ha un sogno nel cassetto: debuttare a Broadway. Nel frattempo, instaura un rapporto con ognuno...