ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 11
Torno a New York dopo un solo giorno di assenza, e nulla sembra essere cambiato durante la mia fugace lontananza. È stato piuttosto difficile salutare Will ieri sera. Dopo il nostro appassionato amplesso sul ripiano della cucina, ci siamo ricomposti aiutandoci a vicenda. I nostri genitori sono rincasati poco dopo il tramonto, assicurandosi che niente fosse fuori posto. Magari avevano presupposto il nostro desiderio di rimanere da soli. Mio padre ha continuato ad osservare Will con fare minaccioso. Le fulve sopracciglia si sono dischiuse per formare un'espressione indispettita. Ha insistito per accompagnarmi all'aeroporto, e così mi sono ritrovata nell'auto con lui e Will. Le braccia e le gambe tremanti, la sensazione di vuoto nello stomaco. "Scrivimi quando atterri" inizia a dire il mio ragazzo. Papà lo supera. "Sì, scrivici". Ho soffocato una risata, abbracciandoli.
"Non vi uccidete in mia assenza, e non iniziate una specie di competizione. Avete entrambi il mio cuore". Mi passano le valigie, salutandomi con un cenno della mano. Ho guardato Will prima di imbarcarmi. I suoi occhi azzurri mi hanno seguito fin quando la porta non si è chiusa dietro di me. A quel punto ho resistito dal riaprirla e tornare tra le sue braccia. Non posso continuare a comportarmi come un'adolescente innamorata. Sono un'attrice.
Appena atterro, seguo il consiglio dei miei due uomini, scrivendo loro un messaggio rassicurante sulla mia condizione fisica. Angel viene a prendermi dall'aeroporto, domandandomi com'è andato il viaggio. "Più doloroso del viaggio di andata, ma sto bene".
La settimana scorsa ho potuto presentargli Will ufficialmente. Tra i due c'è stato un iniziale astio, che poi si è trasformato in simpatia. "Adesso ti riporto nel tuo appartamento. Domani sarà una giornata intensa". Faccio roteare gli occhi, estenuata. Ho voluto io questo lavoro, ed ogni goccia di sudore mi porterà dritta al successo a cui ambisco da venti anni. I giorni trascorrono lentamente e si avvicina l'epilogo di questa lunga primavera che si è rivelata determinante. Ogni sera, quando rincaso dal lavoro, mi metto al computer per una videochiamata Skype con Will. È così strano vederlo dietro ad uno schermo. Una spasmodica percezione di non poterlo toccare. Per un po' dovremo accontentarci di queste chiacchierate telematiche.
"Come va sul set?" mi domanda, intanto che mi guarda cenare con la solita pizza. "Abbiamo quasi finito. Kurt vuole concludere prima dell'inizio dell'estate. Dice che ha una vacanza da fare con i suoi figli".
"All'improvviso mi sta simpatico. Quindi potrai tornare a Los Angeles?" serro le labbra, pulendomi dalla salsa al pomodoro. "O potresti venire tu. L'estate è decisamente più fresca qui". "Potrei pensarci" mi sorride, mettendo le braccia conserte sulla scrivania. Divoro la pizza in pochi secondi, sentendomi comunque insaziata. "Invece lì come va? Hai lavorato oggi?".
"Sì, con l'arrivo dell'estate abbiamo chiuso delle pratiche in anticipo, perciò adesso lavorerò solo mezza giornata. Non so cosa fare il resto del tempo". "Fai qualche sport, o pulisci il seminterrato". Will soffoca una risata, portandosi una mano nei capelli. "È un'idea, sì. Frank vuole passare tutte le sere con me. Si preoccupa a lasciarmi da solo da quando gli ho detto che sei dovuta ripartire".
"Lui è me sotto mentite spoglie. Quando tornerò a casa, dobbiamo organizzare una cena. Lo vorrei conoscere meglio". Will fa una smorfia. "Aiutami a trovargli una donna, piuttosto". "Vuoi liberarti di lui?". "Non sarebbe una cattiva idea". Ci guardiamo a vicenda, scivolando in un silenzio piacevole, memore di momenti trascorsi insieme. "Cos'hai sotto quella felpa gigante?" domanda infine, sporgendosi sulla tastiera del suo laptop. "Canottiera".
"E il reggiseno?" arrossisco, inumidendomi le labbra con la punta della lingua. "Niente reggiseno". Will si porta di nuovo una mano nei capelli. La barba ispida presenta i primi fili argentei. "Non pensi che staresti più comoda senza quella felpa ingombrante?".
"Può darsi" rispondo, ammiccando. Lui mi fa un cenno con la mano, drizzandosi sulla sedia. Mi pulisco le mani, sfilandomi la felpa da sopra la testa. Will osserva ogni mio movimento, ed è strano percepire il fremito nelle ginocchia persino adesso che siamo lontani. Lui sgrana gli occhi, portandosi la mano sul mento. "Oh Dio, quanto mi manchi".
"Anche tu, da morire...". Segue un altro breve momento dove non si ode alcun rumore oltre i nostri flebili respiri, che bramano ancora di intrecciarsi. "...ti amo". Will forza un sorriso, rispondendo: "Anche io ti amo. Non vedo l'ora che sia la fine del mese". Chiacchieriamo per un'altra ora prima di salutarci. "Frank vuole portarmi fuori stasera. Ma se mi dici che non devo farlo, resto a casa".
"Esci, Will. Divertiti anche per me". Mi saluta con un cenno della mano mentre io gli mando un bacio volante. Chiudo il laptop, percependo nuovamente quel senso di vuoto. L'appartamento precipita in un silenzio assordante che non riesco a colmare. Il telefono vibra sopra al legno del tavolo, facendomi sussultare. È Angel. "Ho delle novità. Mettiti seduta".
"Sono già seduta. Spara". La sua voce si alza di qualche ottava, e rintrona nei miei fragili timpani. "Mi ha chiamato un fotografo poco fa. Non un semplice fotografo. Si occupa di shooting fotografici di personaggi famosi". "E allora?" domando, ancora stranita dalla situazione con Will. "E allora? Ti vuole come modella. Kurt ha già accettato di concederti un paio di giorni. Greg sarà a Los Angeles domani in mattinata".
"Aspetta, cosa?" balzo in piedi, avvicinandomi alla finestra per poter ottenere un po' di refrigerio. "Il fotografo. Credimi, è fantastico. Ti mando alcuni suoi lavori per email". "Che tipo di fotografie fa? Spero non in topless".
"Oh no. È molto serio. Ti mando i suoi scatti". In meno di dieci minuti apro la casella di posta, cliccando sul link inviatomi da Angel. Mi trovo sul sito di questo Greg Verbinski, scorrendo i suoi lavori e ritrovandoci diversi attori che ammiro da una vita. Angel è ancora in linea e aspetta una mia reazione. "Dimmi che ne pensi, Ade". "Ha dei lavori piuttosto belli sul suo sito, ed ha avuto Charlize Theron come modella qualche anno fa".
"Visto? E Greg vuole fotografare anche te. Dice che sei uno spettacolo per gli occhi, e che non ti puoi più nascondere. Il mondo deve sapere chi sei – queste le sue parole". Accetto di incorrere in questo nuovo progetto, e prima di farlo cerco di chiamare Will per avvisarlo. Non vorrei che si trovasse una mia foto sulla copertina di qualche rivista scandalistica. La linea cade, e mi ricordo che doveva uscire con Frank. Mi metto a letto, scorrendo ancora le foto. Penso di non essere all'altezza, anche se ho più fiducia in me da quando ho recitato mezza nuda nello spettacolo di Moulin Rouge. Mi metto in piedi, avanzando verso lo specchio da terra. Sollevo piano la canottiera, contemplando il mio riflesso.
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𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionUn insegnante di teatro, dedica tutto sé stesso al palcoscenico, tentando di far affiorare nei suoi studenti la stessa passione che ha portato lui fin lì. Ha un sogno nel cassetto: debuttare a Broadway. Nel frattempo, instaura un rapporto con ognuno...