ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 17
Accetto un passaggio da Ginny e nel mentre continua a rimpinzarmi di consigli e ordini. "Quindi non hai intenzione di andare a riprendertelo?" scuoto la testa, volgendo lo sguardo verso di lei che tiene gli occhi fissi sulla strada. "Non sono una che cambia idea. Sono piuttosto testarda, quindi aspetterò di rivederlo sabato prossimo. Devo aspettare". Appena mi lascia nel vialetto, scorgo una figura sulle scale antincendio. Si volta verso la strada quando ode il rumore delle ruote che strisciano nelle pozzanghere. È Harry. "Va tutto bene?" domanda Ginny sporgendo la testa per potermi guardare. Annuisco, sbattendo lo sportello. Lei sfreccia via, lasciandomi da sola con lui.
"Che ci fai qui?". Harry sgrana gli occhi. "Non credi che ho il dovere di sapere la verità dopo quello che è successo tra di noi?". "Hai ragione". Infilo la chiave nella serratura, sentendomi particolarmente nervosa e sulla difensiva. Lo invito ad entrare mentre poso le mie cose sul divano. "Non credevo fossi ancora a New York". "Ho trovato un appartamento dopo che mi hanno fatto il contratto".
"Contratto?" lo interrogo, mostrandomi sorpresa e curiosa. "Ho fatto un provino. Richiedevano qualcuno di bell'aspetto e con una bella voce, ed io ho entrambe le qualità". Soffoco una risata, divertita dalla sua modestia. "Non ti smentisci mai, Harry". Lui si fa subito serio. "Allora, sono un po' in ritardo con questa domanda. Ti ho concesso del tempo per riflettere. Confermi quello che mi hai confessato con quella chiamata del mese scorso?". Faccio di sì con la testa.
"E come pensi di rimediare?". "Che cosa intendi?" Harry ci pensa su, si prepara a rispondermi e nello stesso momento il cellulare mi vibra nella tasca anteriore dei jeans. È Will. Indugio con gli occhi sullo schermo. "Non rispondi?". Scuoto la testa, chiudo la chiamata e getto il telefono sul divano.
"Che mi stavi dicendo?". Harry scrolla le spalle, poi si volta camminando verso la cucina. "Io non sono venuto a letto con te per un semplice piacere personale. Ti ho voluta dal primo momento in cui ti ho vista, e lo sai. Hai sentito anche tu le vibrazioni e l'alchimia tra di noi quando eravamo in scena insieme...". "Lo so, Harry. Anche tu mi piacevi a quel tempo, e non ti avrei mai dovuto illudere in quel modo. Dovevi sapere di Will molto prima".
"Ieri mi ha scritto" dichiara all'improvviso, attenuando il mio respiro. "Come dici?". Lui annuisce, strofinandosi il mento. "Sì, ha detto che ci doveva parlare di qualcosa. Tu ne sai niente?" scuoto la testa, incapace di rispondergli. "Comunque io non voglio rivederlo. Devo prima capire che cosa c'è tra me e te". La sua bocca continua a muoversi, ma le orecchie mi si chiudono all'improvviso. Non sento Will da un giorno, e lui ha contattato i ragazzi del corso per poter parlare di qualcosa. Ma cosa?
In certi momenti non lo sopporto, e mi ritrovo con più domande che mi rammentano i tanti motivi che ci spingono a litigare ogni volta. "Adele?" Harry mi richiama. Sgrano gli occhi, mettendolo a fuoco. "Stai bene?". "Sì, stavo... stavo solo..." non riesco a parlare. Harry mi invita a sedermi mentre mi prepara una tazza di tè. "Penso che lavori troppo, Adele". Oh, magari fosse dovuto dal lavoro. Ci sono cose che stanno opprimendo la mia sanità mentale ed emotiva.
Ho il cuore in tumulto, l'anima in fiamme e i nervi a fior di pelle. "Per fortuna che sono qui. Posso aiutarti in qualche modo?". È così gentile, nonostante il mio rifiuto. Gli ho spezzato il cuore ed è ancora qui. "Ti voglio bene, Harry". Lui forza un sorriso. "Io speravo di potermi far amare da te, ma chiederei troppo. È così?".
"Mi dispiace" gli rispondo, prendendo tra le mani la tazza bollente di tè. L'estate è alle porte, ed io sento la mancanza di casa. Di Los Angeles, delle sue spiagge, dei surfisti e dei coni gelato presi ai carretti posizionati sul molo. "Io lo odio quel tipo..." dichiara Harry scrollando le spalle "...è così fortunato. Non sa quanto è fortunato ad avere il tuo cuore". "Pfff..." sbuffo, portandomi una mano nei capelli "...dovresti dirglielo".
"Oh, glielo direi se avessi la forza di guardarlo negli occhi" spiega, sedendosi accanto a me. "Ho avuto un'occasione con te e l'ho sprecata. Non mi pento di niente. Adesso spero solo che tu sia felice". Gli sorrido, ringraziandolo. Infine gli parlo del mio viaggio imminente per Los Angeles. "Tornerai a casa?". "Sì, e non so per quanto tempo. Vorrei restarci per sempre". Harry si irrigidisce. "Vuoi tornarci per lui? E la vita che hai a New York?".
"Potrei fare l'attrice anche lì. E anzi, avrei più possibilità con Hollywood. Avrò la mia stella sulla Walk Of Fame". Harry dice di invidiarmi, mi prende la mano e mi guarda negli occhi. "E avrai anche un Tony". "Oh beh, quella resterà un'utopia. Mi hanno parlato di una possibile candidatura, ma..." faccio spallucce, lasciando la tazza vuota sul tavolo "...chissà". Harry si sporge su di me, scoccandomi un bacio delicato sulla guancia. Indugia qualche secondo, infine mi sussurra nell'orecchio: "Non smettere mai di sognare, Adele. Tu sei nata per essere una star!".
In qualche minuto raggiunge la porta. Si volta verso di me, ammiccando. "Ti auguro buona fortuna. Spero di rivederti". Il suo saluto mi rende triste, perché sento di aver lasciato andare una parte della mia vita. La parte che include le lezioni di teatro, la mia adolescenza. Arriva la sera, le luci della città si accendono e inizio a udire i rumori delle auto che sfrecciano sotto la finestra della mia camera. Non ho fame, e non credo che cenerò. Riprendo il cellulare tra le mani. Will non ha provato a richiamarmi. Provo a contattarlo su Skype, drizzandomi sulla sedia. Le vene iniziano a pulsarmi nelle braccia e nelle gambe. Il sangue che pompa nel cuore scalpitante. La chiamata sta ancora caricando. La connessione c'è. È lui che non vuole rispondermi. La schermata diventa nera, poi all'improvviso appare davanti ai miei occhi. Sembra rasserenato, calmo. "Ciao" sospiro, guardandolo in quelle iridi azzurre che mi hanno fatto innamorare. "Ti ho chiamata al cellulare".
"Ho visto, non potevo rispondere..." prendo tempo, tirando un grosso respiro "...invece io ti ho chiamato venti volte da ieri pomeriggio. Che fine hai fatto?". Si porta una mano nei capelli, mettendosi a braccia conserte. "Lo so, scusa se sono sparito".
"Sei quel tipo d'uomo, Will? Sei il tipo che sparisce e lascia per telefono la propria fidanzata?". Sgrana gli occhi, adirandosi. "Non ho intenzione di lasciarti, Adele. Avevo solo bisogno di staccare la spina". Porto entrambe le mani sul viso, mantenendo la calma. "Io non ce la faccio più, Will. Non è più un problema di chilometri. Si è creata una crepa tra di noi, e sembra così difficile risanarla". Lo guardo, e non mi sembra in disaccordo.
"L'ho fatto" dichiara all'improvviso. "Fatto cosa?". "Ho detto a Edward e gli altri che io e te stiamo insieme". Allora era questo il suo intento. "Li ho visti oggi pomeriggio". "Lo so" rispondo quasi istintivamente, ma me ne pento subito. "Come fai a saperlo?". Espiro, parlandogli di Harry. "È ancora a New York?".
"Sì, si è trasferito. Ha avuto un contratto di lavoro. Mi ha parlato del tuo messaggio, ma non capiva di che cosa volevi parlargli". "Ora lo sai, Adele. Lo sanno tutti. Possiamo vivere la nostra relazione alla luce del sole".
"Dobbiamo prima parlare io e te. Sei d'accordo che le cose non stanno andando, e che sembra esserci qualcosa che vuole dividerci?". Will scuote la testa, sporgendosi in avanti. "No, a me non sembra. Non è cambiato niente da quel giorno di Natale di quattro anni fa. Ti amo ancora, e anzi ti amo più di prima. Ti chiedo di non rinunciare a noi. Resisti". Resisto, tengo duro da troppo tempo. Abbasso lo sguardo verso il portfolio che ho sulla scrivania. Le foto che ho fatto per lui.
"Mi prendo un po' di spazio, Will. Almeno fino a sabato prossimo. Poi ci rivedremo, e capiremo che cosa fare". Accetta di concedermi del tempo per pensare. Continuiamo a parlare, ci guardiamo, osserviamo ogni singolo dettaglio dell'altro che ci manca. Lui mi sorride come se fosse imbarazzato dalla mia presenza, come quando recitavo davanti a lui. La scena condivisa sul palco. Lui il duca ed io la giovane Satine che desidera solo di volare via. A volte vorrei tornare a quel periodo, dove tutto era più ordinario ed io ero solo una venticinquenne visionaria che aveva una cotta per un uomo irraggiungibile.
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𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionUn insegnante di teatro, dedica tutto sé stesso al palcoscenico, tentando di far affiorare nei suoi studenti la stessa passione che ha portato lui fin lì. Ha un sogno nel cassetto: debuttare a Broadway. Nel frattempo, instaura un rapporto con ognuno...