ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 29.
La prima prova di Grease non è andata come speravo. Ho tentato di mandare avanti lo spettacolo, nonostante la mia mente continuasse a vagare per conto proprio. Quando torno a casa, mi sento disgustato ma decido di non mandare alcun messaggio ad Adele. Le parlerò direttamente domani. Faccio fatica ad addormentarmi, e all'alba scosto pigramente le lenzuola per poter andare a fare una corsetta. Arrivo fino all'Osservatorio Griffith, scontrandomi con altri che hanno avuto la mia stessa idea. Poi torno indietro, prendendo la metro per raggiungere casa mia. Sono sfinito. È palese che non faccio attività fisica da un po'. Marilyn ha ragione.
Dovrò riprendere il ritmo. La trovo ancora a letto appena rincaso. Le preparo la colazione, portandogliela. Mi accoglie con un sorriso che le va da un orecchio all'altro, poi mi scocca un bacio sulla fossetta. "Grazie, amore mio" dichiara, invitandomi a sederle accanto. Mi imbocca con pancakes e fette biscottate, per poi dividere il bicchiere di succo d'arancia.
Con la spalla mi spinge verso l'esterno affermando che ho bisogno di una doccia. Soffoco una risata mentre vado in bagno. Anche oggi raggiungo il teatro molto prima del previsto, mettendomi alla mia scrivania con il computer e una risma di fogli bianchi. Ho bisogno di buttare giù qualche idea. Se venissimo notati da qualche regista famoso, vorrebbe di certo vedere qualcosa di nuovo, unico.
Dopo Grease ho intenzione di scrivere uno spettacolo tutto mio, solo che non ho nessuna idea. All'ora di pranzo raggiungo il bar all'angolo della strada, mi faccio una dose endovenosa di caffè per poi tornare alla mia postazione. Oggi avrò bisogno di tutto il coraggio e la pazienza possibili. Preparo i copioni e le canzoni, prima di poter vedere qualcuno superare la porta. Susan mi raggiunge verso le quattro e mezza, chiedendomi com'è andata a Parigi.
"Bene, mi ci voleva. Ora io e Marilyn stiamo programmando un viaggio per Budapest...". "Vero, da quant'è che non vedi tuo padre?". "Un po'..." rispondo, serrando le labbra. "E come va tra te e tua moglie? Ti ho visto piuttosto giù di morale ultimamente". Cado dalle nuvole appena comprendo la sua domanda. È un enorme punto interrogativo. Continuano a chiedermi tutti la stessa cosa, ma io sono il primo a non avere una visione ben chiara sul futuro. "Ha chiesto un'aspettativa dal lavoro, e adesso stiamo tentando di rimarginare le crepe che si sono create negli ultimi anni".
"E come sta andando?" faccio spallucce, volgendo lo sguardo verso l'ingresso. Harry e Edward mi raggiungono sul palco. Indossano giubbotti di pelle e un sorriso smagliante sulla faccia. "Siete perfetti!" commento, invitandoli ad accomodarsi. Sono di spalle quando sento la voce di Katie e Adele. Prendo un grosso respiro prima di voltarmi. "Ah, bene. Hai deciso di farti viva oggi". Lei sgrana gli occhi. "Si, mi dispiace. Avrei dovuto avvertire" si mette a sedere, sfilandosi il giubbotto. "No, non avresti dovuto assentarti. Come pretendi di lavorare a Broadway se inizi a saltare le prove? A New York, se salti una prova ti rimpiazzano, e non c'è più modo di riavere la parte".
"Mi dispiace, ok? Avevo un impegno". Alzo gli occhi al cielo, fomentando una rabbia repressa. "Ringrazia che abbiamo pochi posti, altrimenti ti avrei già mandata via". Lei aggrotta la fronte, balzando in piedi. Gli altri si guardano tra di loro, sgomenti. "Perché non parla chiaramente? È arrabbiato perché ho saltato una lezione o per qualcos'altro?". Mi sento messo in un angolo. "Non rivolgerti in questo modo a me. È vero che siamo diventati tutti amici, ma stai esagerando". Adele tira su con il naso, afferrando la giacca.
"Sa che c'è? Non deve mandarmi via, me ne vado da sola". È già sulla porta quando capisco che cosa ho fatto. Katie, Edward e Harry mi guardano dalla testa ai piedi, non riconoscendo più il loro insegnante dolce, comprensivo e pacato. "Non credo che Grease si farà più..." commenta Harry, mettendosi a braccia conserte. "State calmi, tornerà. È solo la furia del momento" rispondo, respirando piano.
"Deve andare a richiamarla. Adele non è una che si guarda indietro. È coerente, perciò se ha preso questa decisione, non cambierà idea" risponde Katie, allarmandomi. Non potrei permettermi di perdere un'alunna, e soprattutto non lei. Ronnie e Kevin superano la porta, domandando: "C'era Adele fuori. Che cosa è successo?". Prendo la giacca e la raggiungo, ma non la trovo più. Non mi pento di quello che ho detto. È quello che penso, ed è la verità.
Non può lavorare a Broadway se non lavora seriamente, e non porta rispetto. La mia rabbia è stata alimentata da un'altra emozione, ancora più dannosa e inesorabile. Non posso più permettermi di provare questo. Prima o poi qualcuno capirà che cosa sta succedendo. I miei alunni sono molto svegli, intelligenti e giudiziosi. Quando torno da loro, comunico di non aver trovato Adele. Poi richiamo Susan. "Puoi prendere il posto di Adele?" lei mi risponde mostrandomi uno sguardo perplesso.
"Impossibile che Susan possa prendere il suo posto..." dichiara Harry, esterrefatto. "...senza offesa, ma questo è uno spettacolo per collegiali". "Mi avete frainteso..." inizio a dire "...Susan reciterà la sua parte finché non tornerà. Almeno occupiamo il posto". "E pensi che tornerà?" domanda Kevin, venuto a conoscenza di quello che è successo sul palcoscenico prima del suo arrivo. "Sì, lo farà. Ci penso io, tranquilli". Ci sediamo in cerchio, leggendo i copioni. Nel frattempo penso a cosa e come fare per farla tornare. Non sarà facile.
Se la conosco bene, ed è davvero coerente come dichiara Katie, allora si rivelerà una vera spina nel fianco. Ma non importa, la farò tornare, a qualunque costo. Non posso permettermi di perderla. Come se la giornata che ho avuto non fosse bastata a farmi uscire dai gangheri, a fine lezione ci raggiunge il proprietario del teatro. Lui nota fin da subito l'assenza di un alunno.
"Sì, aveva un po' di febbre ed è andata via". "Quindi suppongo che tornerà in questi giorni" annuisco, rammentando il suo assegno. Ce l'ho ancora, conservato in un cassetto del comodino. "Mi raccomando, signor Dockerty, sa come funziona". Annuisco, vedendolo andare via. Harry e gli altri mi domandano che cosa intendeva con quella specie di minaccia.
"Il teatro doveva accogliere solo sei persone. Con Adele sono incorso in un problema, quindi adesso devo farla tornare, o trovare un rimpiazzo". Harry balza in piedi, stringendo i pugni. "Rimpiazzo? Non potrà mai trovare un'altra come Adele". Come se non lo sapessi. Sono anni che stavo cercando una come lei.
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𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionUn insegnante di teatro, dedica tutto sé stesso al palcoscenico, tentando di far affiorare nei suoi studenti la stessa passione che ha portato lui fin lì. Ha un sogno nel cassetto: debuttare a Broadway. Nel frattempo, instaura un rapporto con ognuno...