ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 12
Riusciamo a seguire il consiglio di Charlotte dopo una settimana a Karpathos. Ci dirigiamo al beach club sulla spiaggia, l'Amos Mangos. Sediamo tra i tavoli sotto gli ombrelloni di paglia, gustando due ottimi margarita. Non abbiamo potuto fare amicizie poiché siamo rimasti prevalentemente in camera. In spiaggia ho notato molti ragazzi che osservavano Adele con la bocca spalancata. Le ho promesso che non avrei fatto più scenate, ma mi sta risultando piuttosto difficile. Lei finisce il suo drink, quindi balzo in piedi per poter raggiungere il bancone del bar. Per fortuna qui si parla anche la mia lingua. Non ho mai compreso il greco. Mi diletto con il rumeno, però le altre lingue non rientrano nelle mie competenze. Devo aspettare un po' per ricevere la mia ordinazione. Intanto mi guardo intorno, osservando le persone presenti.
C'è un lieve sottofondo di musica reggaeton, un'altra cosa che non comprendo. Prediligo la musica rock anni ottanta, novanta. Gli anni in cui sono nato e gli anni in cui si sono formati i miei gusti musicali. Mio padre mi ha iniziato ai Pink Floyd con i suoi vecchi vinili. Ho potuto constatare fin da subito che la musica mi avrebbe accompagnato per molto tempo, come anche i film in videocassetta. La barista mi richiama all'improvviso. "Due pinacolada". La vedo shakerare ghiaccio, succo d'ananas e cocco insieme, per poi filtrarli nel bicchiere. Quando torno con gli occhi su Adele, la vedo conversare con due ragazzi. Afferro i bicchieri, andando da lei. Mi vede arrivare, quindi sgrana gli occhi.
"Oh, ragazzi. Vi posso presentare il mio fidanzato?". I due mi porgono la mano. Si chiamano Alex e Joseph. "Sono di Los Angeles anche loro. Visto che coincidenza?" mi domanda Adele, sorridendo. "Sì, è davvero strano trovare due concittadini proprio qui" rispondo con un accenno di ironia. Adele mi conosce troppo bene, perciò comprende che sono infastidito. Prende il suo bicchiere e se lo porta alla bocca. "Cosa ci fate a Karpathos?" domando loro, cercando di essere cordiale. "Siamo con un gruppo di amici. Festeggiamo il conseguimento del diploma".
"Oh, congratulazioni" mi ringraziano, per poi rivolgere uno sguardo fugace alla scollatura di Adele. "E voi cosa ci fate qui? Così lontani da casa?". "Fuga romantica!" dichiaro, alzando una spalla. In pochi minuti ci lasciano soli quindi torno a sedermi, godendomi il drink. "Will, per favore. Se continui a fare così, non potremo mai farci degli amici".
"E chi li vuole? Non sono venuto in vacanza con te per trovare amici. A Los Angeles ne ho almeno una ventina, e mi bastano". Adele alza gli occhi al cielo, per poi accavallare le gambe e aggiustarsi lo spacco sulla coscia. "Magari potresti pensare di coprirti di più quando usciamo insieme". Mi mostra una fronte corrucciata, le labbra formicolanti.
"Sai che ti dico, Will? La prossima volta ci vieni da solo in vacanza, chiaro?". Non le rispondo. Non voglio peggiorare le cose. "E poi bisogna far vedere l'abbronzatura. A che serve prendere il sole se non per mostrare i segni del costume?". Mi godo il mio drink, scegliendo il silenzio. Lei evita il mio sguardo e beve la sua pinacolada guardando altrove. All'improvviso lascia il bicchiere e va via. Ha visto Charlotte tra la folla. La cinge a sé e poi le indica me, quindi la saluto con un cenno della mano. Quando torna al tavolo, si porta dietro l'amica e altri compagni. "Ciao, Will". Charlotte mi saluta come se mi conoscesse da sempre. "Ciao, Charlotte".
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𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionUn insegnante di teatro, dedica tutto sé stesso al palcoscenico, tentando di far affiorare nei suoi studenti la stessa passione che ha portato lui fin lì. Ha un sogno nel cassetto: debuttare a Broadway. Nel frattempo, instaura un rapporto con ognuno...