ɪꜰ ɪ ᴄᴏᴜʟᴅ ᴛᴜʀɴ ʙᴀᴄᴋ ᴛɪᴍᴇ

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ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 8

ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 8

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Una volta che mi ha lasciato da solo a casa sua, le ho sistemato la camera da letto e pulito i piatti impilati nel lavandino. Infine sono uscito, dirigendomi al mio hotel. Nel pomeriggio ho camminato senza meta nella città che non dorme mai, ed ho compreso il motivo per cui Adele la ama così tanto. Frank mi chiama poco dopo pranzo, dicendomi che in ufficio si percepisce la mia mancanza. "Si sente, anche perché mi hai lasciato con i colleghi più noiosi. Quando hai intenzione di tornare?". "Forse sabato".

"Forse sabato, mmh..." nel frattempo mi faccio spazio tra la folla. "...ne deduco che stia andando bene lì". "Alla grande" sorrido come un deficiente, attirando l'attenzione su di me. "Nemmeno lei mi ha dimenticato". "Oh..." Frank sospira, carpendo alla perfezione le mie parole "...hai conquistato nuovamente il cuore della donzella? Sono piuttosto curioso adesso". "Lo è anche lei. Vorrebbe conoscerti". Gli parlo della mia intenzione di portarla con me a Los Angeles. "Potrà stare solo qualche ora, ma sempre meglio di niente".

"Allora vi aspetto entrambi sabato sera". Chiudo la chiamata. Torno al mio hotel e raccolgo le mie cose. Adesso dovrei viverla con calma, e allo stesso tempo non vedo l'ora di poter passare il resto della mia vita con lei. Mi è già scivolata dalle mani una volta, non si ripeterà. Mi rigiro la chiave tra le dita, raggiungendo il suo appartamento. Il sole tramonta oltre la finestra che illumina il soggiorno. Accendo l'abat jour vicino all'ingresso, posando la borsa sul divano. Adele dovrebbe tornare entro le nove. Mi metto a lavoro per poterle preparare una cena con i fiocchi. È da tempo che non cucino, e lei non ha molte cose nel frigorifero. Non credo mangi così spesso cose artigianali. L'ho vista piuttosto smagrita, ma la carne è rimasta nei punti giusti che ancora amo toccare. Le uniche cose che trovo nella credenza sono diversi pacchi di pasta, una scatoletta di tonno, un barattolo di burro d'arachidi e della frutta. È troppo tardi per poter andare a fare la spesa, così metto a bollire l'acqua sul gas e nel frattempo apparecchio la tavola. Odo il rumore del montacarichi, quindi sollevo lo sguardo verso l'orologio a muro. Deve essere lei. Mi ripulisco le mani al panno da cucina, voltandomi verso la porta. Quando è sullo zerbino, la vedo tirare su con il naso. Mi guarda, sgranando gli occhi. "Cosa fai?".

"Ti preparo la cena. Presumo tu abbia fame". Mi ringrazia, sfilandosi la giacca. Nota la mia borsa sul divano, quindi ammicca. "Hai per caso intenzione di trasferirti senza il mio permesso?". "Beh, sarà una convivenza breve. Sabato torno a Los Angeles perciò... e poi mi conosci. Siamo già stati coinquilini in passato". Si avvicina a me, mettendo le mani sui miei fianchi. Si dà un lieve slancio sulle punte per potermi baciare. "Puoi stare tutto il tempo che vuoi. Vado a farmi una doccia". Le prendo il viso tra le mani, osservando i suoi occhi lucidi. "Che cosa è successo?".

"Oh, niente. Ho dovuto rimediare ad un errore commesso". "Cioè?" si allontana da me, poggiandosi la mano sul fianco. "Ho chiamato Harry. Gli ho detto che non posso stare con lui perché sono ancora innamorata di te. Credo che mi odi". "No, non ti odia. Gli passerà. Ha solo bisogno di un po' di tempo per sbollire...". Mi prende tra le sue braccia, premendo la testa contro il mio petto. "Non mi lasciare mai più, Will. Promettimelo".

"Te lo prometto" rispondo, accarezzandole i capelli. Dopo qualche minuto mi lascia da solo per poter andare a farsi una doccia. L'acqua bolle, quindi butto la pasta e giro in senso orario e antiorario, facendo sciogliere il sale. Nel frattempo faccio sfrigolare tonno, cipolla e olio. I muri sono così sottili che posso udire ogni suo movimento. Chiude l'acqua, prende l'asciugamano e se lo avvolge intorno al corpo. Cammina a piccoli passi sul parquet. Quando è accanto a me, la osservo in tutto il suo splendore. I capelli bagnati appiccicati alla schiena e alla fronte. "Ho tempo per asciugarmi?". Mi limito a fare di sì con la testa, dopo essere rimasto senza parole. Lei lo ha capito, quindi soffoca una risata. Accende il phon, raggiungendo la camera da letto. Dopo cinque minuti impiatto la pasta, versando del vino rosso in due calici. Torna da me, con i capelli leggermente ondulati, pantaloncini e una felpa gigante. Si siede accanto a me, augurandomi buon appetito. Si siede su una gamba, mentre l'altra resta penzoloni. Imbocca una forchettata di spaghetti, mugolando. "Ottima".

La guardo negli occhi, poi abbasso lo sguardo verso le sue labbra. "Meglio della tua carbonara?". "Oh no, non potrai mai superare la mia carbonara" risponde, sogghignando. "È bello..." inizio a dire, sorseggiando il vino. "Cosa è bello?". "Noi, che mangiamo insieme. Ci viene tutto così naturale che...". Mi prende la mano sul tavolo. "Ti ho aspettato a lungo, Will. Godiamoci questi momenti finché ci è possibile".

Dopo cena, ci sediamo sul divano a guardare la tv. Questo mi rammenta l'ultima sera in cui abbiamo visto Il signore degli anelli. I suoi commenti, le battute ripetute a memoria, la sua commozione. "Ci vediamo un film?" mi domanda, prendendo il telecomando tra le mani. "Non sono domande da fare". Si alza, prende un dvd dalla vetrina e lo imposta nel lettore. "Cosa ci guardiamo?".

"Vedrai" risponde, tornando accanto a me. Riconosco immediatamente la musica di sottofondo, il primo frame. È Moulin Rouge, il film che ci ha uniti, la storia che ci ha ispirato. L'inizio di ogni cosa. Adele si mette in ginocchio, attirandomi a sé per scoccare un fugace bacio all'angolo della mia bocca. "Prima che il film cominci, volevo dirti che ho chiamato Frank. Ho un volo sabato sera". Lei forza un sorriso, alzando lo sguardo su di me. "Sei ancora dell'idea di venire con me? Non sarà una passeggiata, però...".

"Certo che vengo con te. Rosicchierò un paio d'ore sul set per poter prendere l'aereo in tempo". Alza il mento, incontrando la mia bocca. "E adesso guardiamo il film". Il protagonista inizia a raccontare. Parla della donna che ama, che è morta all'improvviso. Nel frattempo penso a questo fugace viaggio che faremo insieme. I miei genitori sanno già di lei, però vorrei presentargliela ufficialmente. Scelgo di invitarli da me domenica a pranzo, senza accennarlo ad Adele. Sarà una sorpresa. 

𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora