ɢɪʀʟꜱ ᴏɴ ꜰɪʟᴍ

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ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 12

ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 12

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Angel mi accompagna, assicurandosi che Greg sia una persona affidabile. "Mi hai detto che è serio". "È quello che mi hanno raccontato, ma è sempre meglio vedere le cose con i propri occhi, non credi?". La limousine accosta in un vicolo a Brooklyn, parcheggiandosi. "L'autista ci aspetterà per tutto il tempo, nel caso volessi dartela a gambe" dichiara Angel, dandomi una pacca sulla spalla. Entriamo nello studio, guardandoci intorno. È una specie di ampio magazzino, munito di treppiedi, fotocamere, riflettori e pannelli riflettenti. Un uomo dalle spalle larghe gioca con la sua reflex, facendo scatti di prova per poter regolare la profondità. Angel tossisce, richiamando la sua attenzione. Si volta, guardandomi con occhi sgranati. "Oh, finalmente ti conosco. Posso darti del tu?".

"Certo" mi porge la mano, presentandosi come Greg Verbinski, il miglior fotografo in tutto il circondario. "Sei modesto". "Beh, bisogna essere modesti nel mio campo, altrimenti non arrivi da nessuna parte". Mi invita a cambiarmi dietro il separé, allontanando Angel. "No, io resto qui. Sono il suo agente". Greg si innervosisce. "Ed io non riesco a lavorare sotto pressione. Amico, veniamoci incontro. Aspetta fuori". Angel mi guarda, cercando una mia approvazione. Faccio di sì con la testa, vedendolo raggiungere la porta. "Che cosa dovrei indossare?".

"Quello che trovi là dietro. Ci sono diversi abiti. Abbinali come vuoi". Raggiungo il separé, contemplando i vari capi. Prendo una camicia e una gonna a tubino di pelle, per poi infilarmi gli stivali texani. Greg mi guarda dalla testa ai piedi, approvando la mia scelta di colori. Mi fa mettere seduta davanti alla fotocamera. Do le spalle al telo bianco. "Cosa devo fare?".

"Quello che vuoi". Accavallo le gambe, muovo i capelli con una mano, poggio il gomito sul ginocchio. Intanto Greg fotografa ogni dettaglio. "Ora mettiti in piedi. Non ti consiglio delle posizioni. Fai quello che vuoi. Muoviti come se fossi da sola..." mi vede impacciata, quindi allunga la mano verso il suo telefono, impostando della musica. "...ecco, adesso balla. Metti le mani tra i capelli, gira su te stessa". Gli sorrido, volteggiando a destra e sinistra. Rammento il mio provino a teatro. Il modo in cui ho ballato davanti a Will sulle note di Be my baby. Chiedo a Greg se può impostarla su Spotify. Annuisce, allungando nuovamente la mano verso il cellulare. Le The Ronettes riecheggiano nel magazzino, facendomi librare in aria come una farfalla che si prepara a prendere il volo dopo essersi liberata della crisalide. Prendo confidenza con la macchina fotografica. Mi sento a mio agio, e Greg è decisamente un tipo professionale.

Torno dietro al separé, indossando un vestito rosso. Continuo il servizio fotografico, che persiste per tutta la giornata. Alla fine, Greg mi richiama al suo computer, facendomi guardare le foto che ha scattato. "Con un viso come il tuo, non mi servirà nemmeno photoshop. Sei una modella nata, Adele". Arrossisco, ringraziandolo. Scorro le foto, meravigliandomi della mia spontaneità e di quanto risulto fotogenica. "Sei sicuro di non aver fatto nessuna modifica? Non sembro io questa".

𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora