ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 16
Devo ammetterlo. Ero spaventata quando ho lasciato casa sua. Non avrei mai voluto andare via, ma mio padre mi stava aspettando e so come si innervosisce facilmente. Negli occhi di Will ho letto lo stesso terrore che mi aveva accompagnato nei giorni precedenti la partenza. Ho finto di prendermela con lui per non aver accettato il mio aiuto finanziario.
In realtà ero giù di morale per la realtà incombente. Appena sono tornata a casa, mio padre mi ha stretto a sé per poi riempirmi di domande. "Allora? Credevo che portassi qualche amica".
"Hanno tutte bisogno di riposare. Il viaggio è durato molto e, anzi, credo che andrò a letto anche io..." ho sospirato, salendo pigramente le scale. Mi sono buttata sul letto, addormentandomi quasi subito. Il mese di luglio è stato piuttosto afoso, e l'ho passato prevalentemente in spiaggia. L'estate è la mia stagione preferita, e a Los Angeles posso godermela trecentosessantacinque giorni all'anno. Io e Will non abbiamo avuto modo di vederci molto. Mio padre è diventato sospettoso dopo la vacanza, come se avesse avuto dei dubbi. Adesso, ogni volta che esco, si assicura che sia con qualcuno di sua conoscenza. Ho dovuto inventare bugie assurde per poter raggiungere Will e dormire a casa sua. So anche che lui non ha ancora contattato Marilyn per poterle parlare di me. Quindi abbiamo litigato di nuovo, restando in territorio neutrale.
Il problema più grande è che io lo amo troppo, ed ogni volta che ci separiamo ho come l'impressione che non lo rivedrò mai più. Il che mi rende paranoica. Settembre arriva in fretta, e con esso giungono i problemi. La sera prima dell'inizio dei corsi, dormo da Will. Non so quando mi ricapiterà l'occasione, perciò cerco di godermi il momento.
Ordiniamo una pizza, trangugiandola voraci davanti alla tv. Lui ha impostato il dvd de Il signore degli anelli, perciò non gli do molta corda. Sono concentrata sulla milionesima visione, accavallando le gambe sul divano. Ogni tanto recito le battute a memoria, rendendomi conto troppo tardi del mio altissimo livello nerd. Volgo lo sguardo verso Will, vedendolo ridere sotto i baffi. "Che c'è? Sono certa che anche tu reciti le battute a memoria quando sei solo". Soffoca una risata, annuendo. "Sì, è così. Ma ora non sono solo". Poggio i piedi sulle sue gambe, chinando di lato la testa. "Ti prego. Lasciami libera di essere strana".
"Non sei strana. Sei la donna dei miei sogni". Divento paonazza, perdendo la concentrazione. La compagnia si addentra nelle miniere di Moria e attendo il momento in cui Gandalf blocca il passaggio al Balrog. "Ecco la mia scena preferita" esulto, muovendomi concitatamente sul divano. Gandalf cade nel vuoto, con gli occhi sconcertati di Frodo addosso. Sento le lacrime salirmi agli occhi. "Bene, ecco che mi commuovo per la millesima volta". William si siede sulle ginocchia, sporgendosi su di me. Attira il mio viso al suo per baciarmi la guancia. "Sei adorabile. Ma adesso andiamo a letto?".
"No, voglio finire di guardarlo". "È mezzanotte. Domani si ritorna alla realtà. Abbiamo bisogno di riposare, su". Sbuffo, prendendogli la mano. Lo seguo in camera da letto, vedendolo privarsi dei jeans e della t-shirt nera. Lo ammiro in tutta la sua bellezza mentre si mette sotto le lenzuola. Aspetta che mi spogli anche io, mettendo un braccio sotto la nuca. "Non guardarmi, altrimenti non ci riesco". Fa finta di niente, continuando a contemplarmi come fossi un quadro esposto al museo. "Vuoi una mano?" scrollo le spalle, sfilandomi la minigonna. Lo raggiungo sotto le coperte, attirandolo a me. Lui immediatamente infila le dita tra i miei capelli, posando con desiderio le sue labbra sulle mie. "Non avevi detto che dovevamo riposare?".
"Questo è il modo migliore per riposare" risponde, allungando la mano verso la mia coscia. Agguanta la carne, portandosi la mia gamba sul fianco. Continua a baciarmi avidamente, facendo scorrere le mani dal collo fino alla fronte. Non ne ho mai abbastanza di lui, ed ogni volta che è sopra di me sento il cuore scoppiarmi nel petto. Non posso far altro che domandarmi come ho fatto prima di conoscerlo. Penso alle parole di Shakespeare mentre scivola dentro di me. Il mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perché non ha mai conosciuto la bellezza prima d'ora. "Sono sempre arrabbiata con te..." dichiaro con il respiro smorzato. "E per quale motivo?".
"Non lo so. Hai la capacità di farmi dimenticare ogni cosa". Il suo mento pilifero mi sfiora il seno, facendomi il solletico. Quell'unione sanguigna e idilliaca perdura per ore, tanto che il mattino dopo non trovo la forza necessaria per poter mettere i piedi per terra. Will è sprofondato nel cuscino. Le labbra socchiuse come se stesse soffiando. Sorrido alla sua vista, sporgendomi per potergli scoccare un bacio al lato della bocca. Mi faccio una doccia, poi preparo la colazione. Se solo tutto questo potesse durare per sempre. Ma non si può sempre vivere di amore, e nella nostra relazione nulla è perfetto. Continuiamo a riprenderci per le cose più banali, e allo stesso tempo le lasciamo facilmente scivolare via, come se non fossero mai state importanti. Dopo aver fatto colazione insieme, gli chiedo se posso prendere la Triumph per andare a scuola. "Sai guidarla?".
"Con chi credi di parlare?!" mi getta le chiavi mentre avanza verso la Yamaha. "Allora ci vediamo oggi a lezione di teatro". Mi infilo il casco, sfrecciando via. Accosto nel parcheggio dell'accademia dopo una buona mezzora, incrociando la talent scout che era al mio showcase. "Signorina Summers, come ha trascorso le vacanze?".
"Benissimo. Sono stata in Grecia con..." prendo tempo, assicurandomi che non ci ascolti nessuno "...con il mio ragazzo".
"Lo vedo. Hai un bel colorito. Volevo parlarti. Potresti venire nel mio ufficio?" annuisco, tenendo il casco sotto braccio. La osservo mentre si siede dietro la sua scrivania. Mi invita ad accomodarmi. Sono stranamente ansiosa. Non mi ha mai avvicinata dopo lo spettacolo. "Ti volevo dire che la tua esibizione allo showcase ci ha fatto un'ottima impressione. Pensiamo che sei molto dotata, e che arriverai lontano". "Vi ringrazio. È un onore per me sentirle dire queste parole confortanti".
"A questo proposito..." si schiarisce la gola, mettendosi a mani giunte sul tavolo "...ho ricevuto delle chiamate da un vecchio amico. È un produttore teatrale e metterà presto in scena uno spettacolo..." prende tempo, cercando di carpire una mia reazione "...a Broadway". Sgrano gli occhi, sconcertata. "Dove voglio arrivare? Sto cercando di dirti che sei stata scritturata per questo spettacolo. Ray ti vorrebbe subito lì. Inizieranno a provare la settimana prossima".
"Oh Dio, sta scherzando?". Lei scuote la testa, soffocando una risata. "Immagino tu sia sorpresa della cosa, e anche terrorizzata. Non devi. Hai talento. Lo hanno notato tutti allo showcase". "Settimana prossima, ha detto?". Fa di sì con la testa, porgendomi un depliant. "Se accetti, ti mostrerò il copione. È scritto davvero bene, e sono certa che tu riuscirai ad interpretarlo magnificamente".
"Ovvio che accetto" sbotto, senza rifletterci su. Poi mi ricordo di quello che sta accadendo nella mia vita. Ho un ragazzo, ho la mia famiglia. Non sarebbe la scelta più giusta se decidessi di andarmene proprio adesso. Ma questa è un'occasione speciale. Persino Will mi direbbe di non lasciarmela scappare, se davvero vuole che io realizzi il mio sogno. Sì, lo vuole e sarà felice per me. Mi alzo dalla sedia, porgendo la mano alla donna che mi ha appena dato la notizia più bella, e insieme più brutta, di tutta la mia vita.
Durante le lezioni di canto e di danza, non riesco a concentrarmi come dovrei. La mente va a oggi pomeriggio, quando dovrò dire a Will di Broadway. Dopo pranzo lo raggiungo a teatro, vedendolo al suo solito posto dietro la scrivania. Quando mi vede arrivare, avanza allegramente verso di me baciandomi con passione. "Non sai quanto mi sei mancata. Come mai sei venuta a quest'ora?". "Will..." tiro un grosso respiro, raccogliendo tutto il coraggio. I suoi occhi azzurri mi scrutano. "...dobbiamo parlare".
STAI LEGGENDO
𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionUn insegnante di teatro, dedica tutto sé stesso al palcoscenico, tentando di far affiorare nei suoi studenti la stessa passione che ha portato lui fin lì. Ha un sogno nel cassetto: debuttare a Broadway. Nel frattempo, instaura un rapporto con ognuno...