ʏᴏᴜᴛʜ ᴀɴᴅ ʙᴇᴀᴜᴛʏ

623 39 13
                                    

ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 32.

ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 32

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.




Sentirla cantare di nuovo mi ha aperto gli occhi, in un modo che non credevo possibile. Quella canzone nostalgica era chiaramente indirizzata a me, e per fortuna nessun altro se n'è accorto. Marilyn ha confermato il suo amore per lei dopo averla sentita. "Nessuna sorpresa che proprio lei sia la tua preferita" dichiara, baciandomi ancora. 

Oggi, accanto a lei, mi sento esposto come se fossi un premio. Mi tiene per il braccio e mi presenta alle persone, non lasciandomi un attimo di tregua. Appena Edward le si è avvicinato, ho colto l'occasione per andare al bancone. Volevo dire ad Adele quello che penso. Che cosa ho provato quando l'ho vista in quel vestito bianco e i capelli biondi voluminosi che le scendevano sulle spalle. "Allora, prof..." Harry mi richiama, scattando in avanti "...perché non canta anche lei?".

"Oh no, no. Preferisco la carriera di attore a quella di cantante". "Suvvia..." commenta Katie "...siamo tutti amici stasera. Non la giudicheremo". "Avanti, Will..." anche Marilyn mi incoraggia, dandomi un buffetto sul braccio "...fai vedere ai tuoi alunni di che pasta sei fatto". Incrocio lo sguardo avvilito di Adele prima di accettare. Salgo sul palco, indeciso sulla canzone. Penso a tutta la storia tra me e Adele, l'attrazione fisica che ci ha fatto avvicinare in maniera travolgente, la differenza d'età. Faccio di sì con la testa, sussurrando il titolo all'orecchio del dj.

Avvia la base mentre mi schiarisco la gola. Sono anni che non canto davanti ad un pubblico. Sono nervoso, emozionato e gli occhi dei presenti si alzano su di me, curiosi. I miei alunni battono il ritmo a tempo. "Young teacher, the subject of schoolgirl fantasy. She wants him so badly, knows what she wants to be...".

Adele, allarmata dal contesto della canzone, volge lo sguardo verso Marilyn. Lei ricambia l'occhiatina impaurita. "...Inside him, there's longing. This girl's an open page. Book marking, she's so close now, this girl is half his age". Quando termino di cantare, esito nel tornare ai divani. Vado al bancone, ordinando un altro shot. Katie e Harry mi raggiungono, congratulandosi con me. "Ottima scelta, professore. Ma perché hai cantato proprio questa canzone?".

"Beh, perché amo i The Police" spiego, forzando un sorriso. Loro due approvano, condividendo il mio stesso gusto per la musica. Quando mi lasciano da solo, vedo Marilyn venire verso di me. Ha i pugni chiusi e le braccia rigide lungo i fianchi.  "Perfetta interpretazione, Will". "Grazie, amore". Sì, scelgo di essere romantico per sviare la conversazione. "Strano contesto quello della canzone, non credi?". Mi mostro perplesso, quindi continua: "Parla di un professore che è la fantasia di un'alunna. C'è qualcosa che vorresti dirmi?". 

"No, niente". Marilyn mi domanda se sono sicuro al cento per cento della mia risposta. "Assolutamente". Mi lascia da solo, andando in bagno. Mi passo una mano sulla fronte madida di sudore. Adele è seduta sul divano, lo sguardo perso nel vuoto. Il suo ragazzo mi si avvicina, porgendomi la mano. "Non ci siamo presentati. Sono Jeremy". Ricambio il gesto. "Il fratello di Katie?". Jeremy fa di sì con la testa. "E fidanzato di Adele. Ho saputo che ha lasciato le lezioni. Spero che possa ritornarci".

"Sì, anche io..." commento, guardandola ancora "...da quanto state insieme?". "La sera di capodanno. Quella è stata la notte più bella della mia vita. Adele è formidabile". Gli do una pacca sulla spalla, scegliendo di essere cordiale. "Hai ragione, amico. Non fartela scappare. La tua perdita, potrebbe diventare la vittoria di qualcun altro". Accetta con orgoglio i miei consigli, per poi andare via. Mi scolo lo shot in un sorso, e quando mi volto ritrovo gli occhi di Adele che mi fissano, imperscrutabili. 

"Abbiamo fatto scalpore con le nostre canzoni, non credi?" scoppio in una risata, trovandola sincera e divertente. "E comunque, hai scelto il brano sbagliato" dichiara, sedendosi accanto a me. "Io non ti voglio così disperatamente". "Ah, no?" scuote la testa, sorridendomi. Poi mi chiede dov'è mia moglie. "Credo sia andata in bagno". 

"L'ho vista parecchio turbata. Dovrai spiegarle molte cose una volta che tornerà". Scende con grazia dallo sgabello, rivolgendomi un ultimo sorriso timido. Evito di guardarla troppo a lungo. Sento gli occhi di tutti addosso, e non so come uscirne. Marilyn torna al bancone, ordinando un giro di whisky. Non è una gran bevitrice, anzi. Si porta il bicchiere tra le labbra socchiuse, domandandomi: "Sto facendo un buon lavoro, vero?". Non capisco dove vuole arrivare. Rispondo alla sua domanda con un semplice cenno della testa. "Ho chiesto quella aspettativa dal lavoro per poterti stare vicino, per supportarti nel tuo sogno. Dove sto sbagliando?".

"Non stai sbagliando. Tu sei mia moglie, Mer". "E allora perché ho la sensazione che tutto mi stia per scivolare dalle mani?" mi faccio serio, prendendole la mano. "Ci siamo concessi una seconda possibilità. Gli ultimi dieci anni non sono stati tutti rose e fiori, però abbiamo resistito. Sei stata il mio primo amore, non dimenticarlo". Marilyn mi sorride, tracannando il whisky. "Ma mi ami ancora?" mi limito ad annuire, posandole un casto bacio sulle labbra. "Vuoi andare via?". Con mia sorpresa, accetta di rimanere.

Non rivolge più la parola a nessuna delle mie alunne. Inizia a perdere la fiducia negli altri, in me. Non so se sarebbe un bene se capisse da sola ciò che sta succedendo. Vorrei dirglielo io personalmente, prima che la situazione si aggravi. Ci intratteniamo ancora un po', mentre guardiamo gli altri cantare. Tutti i miei alunni salgono sul palco per regalare una propria performance alla festeggiata, persino Kevin che all'inizio era restio sul cantare davanti ad un pubblico. 

Sono fiero di questi ragazzi, anche se dovessero fare la mia stessa fine ma è improbabile. Sono più talentuosi di me, più determinati. Hanno il mondo intero tra le mani, devono solo trovare il momento perfetto per lasciarsi andare. Ogni tanto devio lo sguardo da Marilyn per poter guardare Adele. Jeremy la attira spesso a sé per baciarla, o semplicemente per stringerla tra le sue braccia. Provo un lieve accenno di invidia nei suoi confronti. 

Prima che scocchi la mezzanotte, entrambi salgono sul palco per cantare un duetto. Non credo di poter sopportare questo alto tasso di dolcezza, così prendo Marilyn per mano chiedendole di andare via. Accetta immediatamente, afferrando il suo cappotto. Katie si avvicina a noi, accompagnandoci alla porta. "Mi dispiace che ve ne andiate così presto. Non ho ancora tagliato la torta".

"Non importa, siamo più grandi di voi perciò necessitiamo di più ore di sonno". La festeggiata soffoca una risata, abbracciandoci. Appena siamo in macchina, Marilyn mi domanda: "Parlavi di lei?". "Lei chi?" la vedo alzare gli occhi al cielo, esasperata. "L'alunna che ha una cotta per te. È Katie?".

"Assolutamente no, era solo una canzone. Ma che ti prende?". "Non era solo una canzone, Will. Tu non fai mai niente casualmente. Ti conosco fin troppo bene, anche se credi che io non ti abbia mai appoggiato in questi anni. Ti conosco più di chiunque altro. Perciò, o mi parli o faccio le valigie e me ne vado di casa". Sfilo le chiavi dal quadro, tornando con le mani sulle gambe.

"Va bene, c'è qualcosa che non ti ho detto ma non riguarda né il teatro, né le mie alunne. Si tratta di me, del modo in cui mi sono sentito quando mi respingevi, mi ripudiavi. Non mi hai mai supportato come dovrebbe fare una moglie. E non è colpa del tuo lavoro, o del mio. Penso che io e te siamo cresciuti. Non siamo più quelli del college, abbiamo altre ambizioni".

"Mi auguro davvero che siamo cambiati, sono passati dieci anni...". "Già, ed io li sento tutti, sopra le mie spalle. Non posso più vivere così, Mer". Si fa seria, raddrizzandosi sul sedile. "Che cosa intendi, Will?". Metto in moto, dirigendomi verso casa nostra. La conversazione resta in bilico, e anche noi. Tutto il nostro rapporto, passato e presente, muta dal giorno alla notte. Continuiamo a vivere sotto lo stesso tetto, ed entrambi sembriamo aspettare la goccia che faccia traboccare definitivamente il vaso, perché nessuno dei due vuole dire addio per primo. Trascorrono i giorni, le settimane e alla fine ci definiamo come due estranei che si incrociano per caso in cucina. Lei ha annullato l'aspettativa dal lavoro, ed io sto proseguendo le lezioni di teatro. Forse doveva andare così, e magari c'è davvero qualcosa di meglio per me là fuori. Devo solo trovarlo.



FINE PRIMA PARTE

N/A: Ebbene sì, ho diviso questo romanzo in tre parti. Mi è venuto piuttosto lungo, perché a quanto pare Sebastian Stan non vuole farmi avere una vita facile. Grazie Seb per le continue vibes, ma non ce n'è bisogno. 

𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora