ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 23
Per deviare la mia attenzione dal colloquio imminente, introduco ad Adele la visita di Frank per l'ora di cena. "Oh bene, alla fine ha accettato". "Sì, ma ad una condizione" lei mi guarda storto, aspettando che continui a parlare. "Porta una ragazza". I suoi grandi occhi azzurri si spalancano, e sbatte diverse volte le ciglia prima di rispondermi. "Non mi dire, davvero?" annuisco, avvicinandomi ai fornelli. "Allora farà venire giù il diluvio. È meglio se non stendi panni all'aperto stasera". Ci sistemiamo in cucina, uno accanto all'altra passandoci ingredienti e mescolando l'acqua in senso antiorario. "Chi è questa ragazza?".
"Una nostra collega. L'assistente del capo". "E com'è? Intendo fisicamente" faccio una mezza smorfia. "Carina, non è il tipo di Frank ma alla sua età non può più permettersi di dividere in categorie". "La sua età..." inizia a dire Adele, poggiando i palmi delle mani sul marmo della cucina "...hai gli stessi anni, Will".
"Quindi? Io sono già felicemente impegnato". Si alza in punta di piedi, scoccandomi un bacio al lato della bocca. Non ha detto molto sul colloquio, e anche io ho evitato di porle troppe domande. Forse non sono pronto. Ho desiderato così a lungo che arrivasse questo momento, e adesso che la cosa sembra realizzabile mi sento con le gambe bloccate nelle sabbie mobili. "A che ora dovrebbe arrivare Frank e la sua amica?". "Alle nove". Ci affrettiamo a preparare sceniche combinazioni, come se dovessimo esporre i piatti in qualche museo famoso. Adele è così. Le piace fare scena.
Abigail e Frank sono puntuali come un orologio svizzero. Rintoccate le nove, bussano pacatamente alla porta. Lei indossa un abito rosso, capelli mossi sulle spalle. Un cambiamento radicale dal suo usuale completo grigio da ufficio. "Ciao Will" mi saluta, abbozzando un sorriso. Adele sbuca da dietro la mia spalla. "Oh, tu devi essere la famosa collega di Will e Frank. Io sono Adele" le porge la mano. "La mia ragazza" aggiungo, facendoli accomodare in casa.
"Che bella casa, e che buon profumino" Abigail arriccia il naso, guardandosi intorno. "Sì, ci siamo messi a lavoro tutto il pomeriggio per preparare una cena con i fiocchi. Tra qualche minuto sarà pronto. Intanto volete un calice di vino?" Adele si comporta da padrona di casa, con i capelli legati in una coda di cavallo e il grembiule intorno alla vita stretta. "Sì, per favore".
"Bianco o rosso?". "Bianco" rispondono i due ospiti all'unisono. Seguo Adele in cucina, vedendola aprire la credenza con le bottiglie. "Che ne pensi?". "Già tifo per loro. Li chiamerò Frankail. È una nuova ship. Mi piace creare ship" commenta, facendomi sorridere. "Tu bevi il rosso o il bianco?" mi interroga, voltandosi di tre quarti. "Lo sai". "Giusto, allora bianco per tutti. A che punto è la pasta?".
"Appena appena al dente. Qualche secondo e possiamo impiattare". In dieci minuti sediamo intorno al tavolo, gustando un esorbitante piatto di spaghetti. Abigail accetta un secondo calice di vino, portandosi la forchetta tra le labbra. "Con chi dobbiamo congratularci per questa cena favolosa?". Io e Adele ci guardiamo con la coda dell'occhio. "In effetti è stato un lavoro di squadra, ma è Adele quella che sa cucinare meglio tra i due".
"Allora complimenti, Adele. Prendo volentieri il bis". Lei si alza, offrendole la pirofila. "Da quanto tempo state insieme?". "Un po', ci siamo conosciuti quattro anni fa". Adele serra le labbra. "Sì, è stato un lungo tira e molla ma spero che adesso la cosa sia ufficiale. Giusto, Will?" faccio ripetutamente di sì con la testa. "Sei tu quella famosa". Lei non commenta. Le ho chiesto di non parlare a nessuno della mia sceneggiatura finché non accadrà qualcosa di concreto. "E tu da quanto tempo lavori nelle pubbliche relazioni?".
"Cinque anni. Prima ero un semplice impiegato, poi sono stata promossa ad assistente del capo". "E com'è il vostro capo?". Io, Frank e Abigail ci scambiamo uno sguardo complice. "Beh, diciamo che c'è di peggio. Ha i suoi alti e bassi, ma come capo non posso davvero lamentarmi". Dopo aver divorato il primo, ci fiondiamo sul secondo avvertendo un lieve mal di stomaco. "Abigail, vuoi il bis? Non fare complimenti".
"Oh no, no. È tutto buonissimo, ma no. Non sono abituata a mangiare così tanto la sera. Quando torno dall'ufficio, sono così stanca che raramente consumo una buona cena". Frank tossisce, avvicinando il calice alla bocca. "Frank, sei di poche parole stasera. Cosa ci racconti? È da un po' che non ci vediamo" Adele richiama la sua attenzione, abbozzando un sorriso. "Non racconto nulla di nuovo, Ade. La mia vita è tutta un casa-ufficio, ufficio-casa".
"Come me" replica Abigail, serrando le labbra. "Allora eravate destinati ad incontrarvi". I due, a disagio, diventano improvvisamente paonazzi muovendo gli occhi su e giù. Continuiamo a mangiare e a chiacchierare in compagnia, e i due ospiti lasciano casa mia verso le undici. Adele mi aiuta a lavare le stoviglie, e come di consueto ci ritroviamo a scambiarci opinioni sulla serata appena terminata. "Abigail è molto simpatica" dichiara, grattandosi la punta del naso con il dorso della mano. "Ma non va bene per Frank. Sono molto diversi".
"Anche noi siamo diversi. Gli opposti si attraggono, giusto?". Adele fa una mezza smorfia. "Non sempre. E poi noi due non siamo così diversi. Ad accomunarci c'è l'amore per il teatro e la dedizione verso la recitazione. Cosa c'è di diverso tra noi? Il fatto che tu ami la montagna e io il mare? Tra di loro ci sono molte più cose discordanti". Per i seguenti dieci minuti, mi spiega tutto ciò che potrebbe non andar bene tra i nostri due amici. Innanzitutto, Frank è un padre che ancora mantiene i figli con gli alimenti. È divorziato, perciò non potrebbe mai dare tutto sé stesso a qualcuno perché è uno che ha già sofferto. Adele sembra avere un'intera tesi da presentarmi, e questo mi conforta sul suo animo affabile. È una persona così dolce, e si preoccupa per l'avvenire del mio migliore amico nonostante non lo conosca così bene. Al termine del lavaggio, la seguo in camera da letto posizionandomi accanto a lei sotto le lenzuola. "Will?" mi richiama d'un tratto, mostrandomi uno sguardo serio e triste. "Quando eravamo a Karpathos, ho creduto di essere incinta". Sgrano gli occhi, avvicinandomi a lei. "Adele...". Mi blocca, posizionando la mano tra di noi. "Falso allarme. Era solo un enorme ritardo. Non te lo avrei tenuto nascosto se si fosse trattata di una vera gravidanza" abbozza un sorriso, e questa dichiarazione tardiva mi apre gli occhi. "E se succedesse davvero?".
"Che cosa?". La attiro a me, mettendole le mani sui fianchi. "E se rimanessi davvero incinta? E se avessimo un bambino?". "Non ci ho mai pensato, onestamente. Sono un'attrice, e il mio primo film uscirà alla fine dell'anno. Dopo ho altri progetti a cui prendere parte. Non posso pensare di avere un bambino proprio adesso, anche se ho l'età giusta per mettere su famiglia".
"Infondo io e te ci conosciamo da quattro anni. Ci siamo lasciati e presi un sacco di volte, ma alla fine siamo sempre qui. Io non ti lascerò mai più, Adele. Voglio una famiglia e la voglio con te". Lei soffoca una risata. "Will, stai parlando seriamente?".
"Mai stato più serio in vita mia. Sai quello che provo, e sai che non ti impedirei mai la carriera che hai sempre sognato. Però voglio un progetto a lungo termine. Voglio essere padre". Mi mette la mano sulla guancia, accarezzandomi.
"Sei così dolce e tenero. Saresti di certo un ottimo padre, e sai come lo so? Perché ti ho seguito durante le nostre lezioni a teatro. Ci hai trattato come tuoi figli, e allo stesso tempo come tuoi pari. Ti sei affezionato a noi, e ci vuoi ancora bene nonostante siano passati tre anni dalla demolizione del teatro. Sei un uomo meraviglioso, Will e sarei onorata di essere la madre dei tuoi figli..." sorride, stringendosi nelle spalle. "Quindi? Mi stai dando via libera? Possiamo iniziare a provare ad avere dei figli?". "Beh, possiamo tentare. Abbiamo ancora un mese, e adesso sai come occupare il tempo libero". Sogghigno, iniziando a baciarle il collo. "Oh, non avrai mai un momento libero".
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𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
BeletrieUn insegnante di teatro, dedica tutto sé stesso al palcoscenico, tentando di far affiorare nei suoi studenti la stessa passione che ha portato lui fin lì. Ha un sogno nel cassetto: debuttare a Broadway. Nel frattempo, instaura un rapporto con ognuno...