ᴍɪꜱᴜɴᴅᴇʀꜱᴛᴀɴᴅɪɴɢ

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ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 21.

Lei sonnecchia sul mio petto mentre le accarezzo i capelli

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Lei sonnecchia sul mio petto mentre le accarezzo i capelli. L'orologio sul camino rintocca la mezzanotte. Di solito evito di mangiare la pasta la sera ma, a parte il fatto che l'abbiamo sicuramente già smaltita, non le avrei mai impedito di prepararmi qualcosa. Come primo appuntamento non è stato niente male. Il mio senso di colpa inizia ad affievolirsi, e quando gli occhi di Adele si alzano su di me, sono certo di voler stare con lei fino alla fine dei miei giorni.

Non è l'entusiasmo del momento a farmi parlare così. Tra noi è tutto reale, e non riusciremmo mai a mettere fine a questi sentimenti che, prepotentemente, stanno cercando di appropriarsi della nostra quotidianità. "Ciao" brontola, mostrandomi un sorriso rasserenato.

"Scusa, mi sono addormentata". "Non abbiamo dormito molto stanotte, perciò sei perdonata". Scosta il plaid, avvicinandosi al mio viso. "Dovrei tornare a casa, ma ti giuro che non ne ho alcuna voglia". "Resta qui. Ho casa libera fino al trenta. I tuoi tornano domani, perciò...". Adele scuote il capo, mettendosi a sedere. "No, vorrei evitare questo genere di cose, almeno per il momento".

Mi metto a sedere a mia volta, guardandola con scetticismo. "Quale genere di cose?". "Dormire da te, in una casa che dividi con un'altra donna". Balza in piedi, si china in avanti e afferra i suoi vestiti dal pavimento. La osservo mentre si infila la camicia da sopra la testa, e noto un neo a forma di cuore sulla schiena nuda e sensuale. "Dimmi che non ti sei pentita di ciò che è successo ieri, che non ti penti di noi".

Torna con lo sguardo su di me. Sorride, sporgendosi sul mio viso. "Non potrei mai pentirmi di noi. Ti chiamo domani, ok?". La vedo andare verso la porta, e nel frattempo mi sento uno schifo. Stanotte, entrambi dormiremo in una casa vuota, e saremo liberi di vederci ancora per poco. Il giorno della vigilia di capodanno arriva troppo presto. Marilyn mi chiama di prima mattina, avvertendomi del suo arrivo imminente a Los Angeles. Per l'ora di pranzo, mi dirigo all'aeroporto aspettandola al gate. Nel frattempo scrivo un messaggio ad Adele, dicendole che mi manca.

"Mi manchi anche tu. Sei già con lei?". "No, la sto aspettando". Per dieci interminabili minuti non ricevo nessuna risposta. "Va bene, allora penso che ci rivedremo direttamente in teatro dopo l'epifania" spiega, senza inserire alcuna emoticon o punto di sospensione. Capisco che è arrabbiata, e non ha tutti i torti. Dovrò parlare con Marilyn, il prima possibile. Trascorsa una buona mezzora, l'altoparlante annuncia l'atterraggio dell'aereo proveniente da Phoenix. Tiro un grosso respiro prima di raggiungere le porte scorrevoli.

Scorgo gli sguardi dei passeggeri, incontrando gli occhi di mia moglie tra i mille volti entusiastici delle persone che si accalcano nei corridoi che portano all'uscita. Lei viene verso di me, mostrandomi un sorriso dolce. Mi butta le braccia al collo dopo aver posato le valigie sul pavimento. "Non sai quanto mi sei mancato". Mi limito a sorriderle, determinato a mettere fine a questo matrimonio infelice. "È ora di pranzo. Vuoi andare dai tuoi?". Marilyn scuote la testa, consigliandomi di restare da soli.

Così ci intratteniamo al ristorante dell'aeroporto. La vedo molto felice, e tra un pasto e l'altro mi prende la mano da sopra il tavolo. "Ho capito qualcosa mentre ero a Phoenix". Tiro un grosso respiro, sperando che parli dei nostri problemi. Non mi darebbe fastidio se prendesse lei l'iniziativa del divorzio, anzi. Mi libererebbe di un fardello.

"Questa lunga settimana lontana da te, mi ha aperto gli occhi. Ho compreso che tra noi non stava più funzionando perché non ti do le giuste attenzioni. E così sono giunta ad una conclusione. Mi sono presa un'aspettativa". Ingoio la saliva, sconcertato. "Stai scherzando?" lei sorride, scuotendo la testa. "Dato che non dovrò lavorare per un po', potremo prenderci del tempo per noi. Per capire se la cosa può risolversi. Io non voglio perderti, Will. Non sono pronta a lasciarti andare. Io ti amo, siamo marito e moglie".

Non so cosa risponderle. Sono sconvolto, ma anche onorato che lei abbia finalmente lasciato il lavoro che negli ultimi anni si era messo tra di noi. "Will, non scegliere il silenzio. Abbiamo bisogno di parlare, di confidarci. Dimmi che sei a favore di questa riappacificazione".

"Lo sono, sì. Non mi aspettavo tutto questo. Insomma...". Mi prende ancora una volta la mano, poi si divincola tornando con le dita sul calice di vino. "Ci meritiamo la felicità. So che non tornerai ad insegnare fino al sette. Perciò che ne dici di andare a fare un viaggio insieme, solo io e te? Dobbiamo staccare la spina. Riprendere il ritmo dei primi anni di matrimonio. Ricordi quanto eravamo affiatati?". Lo ricordo bene, ma non riesco a pensarci più di tanto. Il pensiero continua ad andare ad Adele. Le ho promesso che avrei lasciato Marilyn per poter stare con lei.

La situazione si sta ribaltando, ed io non sono pronto ad affrontarla come dovrei. Mia moglie si volta lentamente, prendendo qualcosa dalla borsa. "Ti ho preso un regalo per Natale. La lontananza non mi ha impedito di pensarti e di amarti come meriti...". La ascolto parlare, e penso che il suo risentimento e la sua richiesta di farsi perdonare sono parecchio in ritardo.

Non sa che in sua assenza ho potuto provare quello che tra noi è sempre mancato. La complicità, la fiducia, la passione. 

Afferro la scatola incartata, sfilando il nastro rosso. Quando la apro, scopro che mi ha regalato il cofanetto di Ritorno al Futuro e due vinili di Bruce Springsteen. Sarà pure fredda e testarda, ma mi conosce come nessun altro. Servirà pure a qualcosa stare insieme dal college. Abbiamo condiviso tutto, e continuiamo a farlo. "Allora, ti piace?" chiede con occhi sognanti.

"E me lo chiedi? Li adoro, grazie". Adesso mi sento peggio di prima, dato che io non ho avuto modo di farle nessun regalo. Finiamo di pranzare e dopo decidiamo di farci una passeggiata. Lei mi prende istintivamente la mano, poggiando la testa sulla mia spalla.

"Allora, hai pensato a quel viaggio?". Ci sto pensando da un po', e qualcosa mi dice di dare un'occasione al nostro matrimonio. Non è completamente da buttare via. L'alchimia persiste, ma la sua fiducia in me e nella mia passione si è affievolita con il tempo.

"Mi devi promettere che cambierai. Che mi supporterai con il mio lavoro, perché non è un semplice colpo di testa. È quello che voglio fare. Voglio fare il regista". Marilyn si sporge su di me, baciandomi. "Te lo prometto. Farò di tutto per rimediare ai miei errori passati". Ci dirigiamo a casa, e mentre la vedo spogliarsi per buttarsi sotto la doccia, dichiara: "Hai qualche video dello spettacolo? Vorrei vederlo". Ricordo che Harry e Adele mi hanno mandato qualcosa.

Lo guardiamo dopo cena, restando abbracciati sul divano. Solo qualche giorno fa, c'era Adele su questo divano con me. Rammentare quel momento mi rende insolitamente triste. Immagino la sua reazione quando scoprirà che non ho lasciato mia moglie. "Mi dispiace di essermelo perso, com'è stato?" domanda lei durante la scena dell'elefante. Adele che si butta su di me, mentre Harry resta nascosto dietro al muro. Quello è stato il momento esatto in cui ho capito che non sarei mai riuscito a farmi passare la cotta adolescenziale per la mia protagonista.

"Emozionante. C'è stato un plauso di gruppo da parte del pubblico. Spero di riuscire a mettere in scena altri spettacoli". "Ci riuscirai. Hai trovato degli attori davvero talentuosi...". Faccio di sì con la testa, guardando Adele con occhi stralunati "...vorrei conoscerli. Un giorno potrei venire in teatro ad assistere ad una lezione". Immediatamente percepisco un brivido di terrore lungo la spina dorsale. "Mmh, non credo sarebbe il caso. Mi distrarrei in tua presenza". Marilyn ammicca, mette in pausa il lettore dvd per sedersi a cavalcioni su di me. Non potrei farlo, non posso farlo. "Fammi vedere quanto ti sono mancata". Devo fare l'amore con lei, per non destare sospetti. Le dirò di Adele, a tempo debito.

𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora