ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 15
Ho accettato il suo passaggio, ma non avrei dovuto. Mi stringo nelle spalle, raddrizzandomi sul sedile. "Dove abiti?". "Long Beach" spiego, guardando dritto davanti a me. È così bello e stare con lui mi fa sentire con la testa tra le nuvole, i piedi sollevati da terra e... "Oh, beh. Ci vorranno venti minuti, se non troviamo traffico" allunga la mano verso lo stereo, accendendolo. Cambia stazione, alla ricerca di una canzone che reprima il silenzio imbarazzante che cala nell'abitacolo. Nel contempo noto le sue dita che tremano. Magari è in imbarazzo quanto me. Faccio lo stesso, sfiorandogli la mano.
"Faccio io, può continuare a guidare" torna con le mani sullo sterzo, poi deglutisce, evidentemente a disagio. Non trovo nessuna canzone adatta, o discreta. Cala di nuovo il silenzio e mi sento impotente. "Ha una bella auto" commento, mettendo fine al tedioso imbarazzo iniziale. "Ti ringrazio. Ti piacciono le auto?".
"Può dirlo forte. Mio padre ha diverse officine, quindi sono cresciuta tra le macchine più belle di Los Angeles". "Diverse officine?" mi blocco, per poi annuire. Mi accorgo troppo tardi di aver usato quella parola. "Diciamo che sono abbastanza benestante. Kevin se n'è accorto quando è venuto da me a vedere Moulin Rouge. Lo vedrà lei stesso quando arriveremo a casa mia".
"Ho avuto qualche dubbio quando mi hai donato quell'assegno da cinquemila dollari". "Già, mi dispiace ancora per quello. Volevo a tutti i costi entrare nel suo corso". "Non preoccuparti. Sono contento di averti accettato. Sei formidabile e, non dirlo agli altri ma, sei una delle mie alunne preferite". Divento paonazza, stringendo le ginocchia.
"Dice sul serio?". William annuisce, tenendo gli occhi sulla strada. Esita nel guardarmi. Io mi ritrovo ad osservare il suo profilo. I capelli spettinati, gli occhi azzurri, il naso perfettamente dritto, le labbra incorniciate dalla barba. "Posso chiederti una cosa?" mi domanda all'improvviso, cogliendomi di sorpresa. "Certo".
"Edward mi ha parlato di te e Harry. Come mai vi siete lasciati?". "Oh, è già tanto se gli ho dato una possibilità. È un bravo ragazzo, di talento ma alla mia età e con la mia esperienza, non cerco più una storiella passeggera. Lei può capirmi". Lo vedo sgranare gli occhi. "Che intendi?".
"Beh, si è sposato con una ragazza conosciuta al college e state ancora insieme. Non vorrei sembrarle una sentimentale, ma io cerco proprio questo. Fiducia, stabilità". Il suo sguardo finalmente incontra il mio. "Sei la prima venticinquenne che vuole stabilità. Le altre vogliono godersi l'adolescenza fino in fondo".
"Io non sono come tutte le altre". "No, infatti" dichiara, pentendosene quasi subito. Lo vedo ingoiare la saliva e guardare fuori al finestrino. "Ti auguro di trovare quello che cerchi, Adele". Sorrido, poggiandomi alla maniglia dello sportello per guardare il paesaggio. Tiro su con il naso, percependo il suo profumo. Non vedo l'ora di tornare a casa, e allo stesso tempo vorrei restare in quest'auto il più a lungo possibile. Dopo qualche minuto, lui accosta. "Siamo arrivati". Mi ricompongo, sorridendogli. "Grazie ancora per il passaggio. Ci vediamo lunedì".
"Buonanotte, Adele". Esco dall'auto, rivolgendogli un ultimo cenno con la mano. Lo vedo sfrecciare via nella sua Chevrolet, intanto che avanzo verso il portone. Cammino in sordina, raggiungendo la mia camera. Mi getto sul letto senza nemmeno spogliarmi, e mi addormento con gli occhi rivolti al soffitto, domandandomi per quanto ancora dovrò celare i miei sentimenti. Sentimenti discordanti verso un uomo fuori dalla mia portata, non disponibile ed estremamente intelligente. Non rientra di certo nei parametri dei miei ex ragazzi che, al contrario suo, non si sono mai dimostrati così determinati nel raggiungere un obiettivo. Forse è questo ad attirarmi a lui come una calamita. Gli uomini sicuri di sé acquisiscono un certo fascino, se ricordiamo una scena della serie tv The O.C della prima stagione, in cui Anna, la nuova arrivata da Pittsburgh, consiglia al nerd Seth Cohen di essere sicuro e diretto. Ottimo consiglio. Magari dovrei prendere esempio e buttarmi.
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𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionUn insegnante di teatro, dedica tutto sé stesso al palcoscenico, tentando di far affiorare nei suoi studenti la stessa passione che ha portato lui fin lì. Ha un sogno nel cassetto: debuttare a Broadway. Nel frattempo, instaura un rapporto con ognuno...