ᴛʜᴇ ᴡᴏʀꜱᴛ ᴇʟᴇᴍᴇɴᴛ ᴏꜰ ꜱᴜʀᴘʀɪꜱᴇ

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ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 17

L'esperienza mi ha insegnato che quando una donna dice che ti deve parlare, il novantanove per cento delle volte si tratta di una brutta notizia

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L'esperienza mi ha insegnato che quando una donna dice che ti deve parlare, il novantanove per cento delle volte si tratta di una brutta notizia. Ed è quanto è successo. Per evitare di essere visti o ascoltati da qualcuno, le ho detto di spostarci sul retro dove Adele ha iniziato a parlottare freneticamente. Credevo, anzi speravo, che parlasse dei nostri continui litigi. Sarebbe stato un argomento più piacevole di quello che le mie orecchie stavano per udire. Anche per lei è stato difficile darmi quella notizia, e per me è stato molto più difficile accettarla.

"La talent scout che mi ha invitato a partecipare allo showcase, ha molti contatti famosi. Tra questi, uno in particolare è rimasto molto colpito dalla mia esibizione...". Ho iniziato a sudare freddo, ma le successive parole mi hanno letteralmente fatto crollare il mondo addosso. "...mi vuole nel suo spettacolo, a Broadway".

"Broadway?" Adele annuisce, torturandosi le mani. Dal suo movimento concitato, comprendo che teme la mia reazione. "È una grande occasione, anche se arriva nel momento sbagliato. Dimmi cosa ne pensi". Non posso dirle quello che sto davvero pensando, mi odierebbe. "New York non è poi così lontana. Potrei venire a trovarti". Le sue braccia avvolgono il mio collo, intanto che piange sulla mia spalla. Io sto tentando in tutti i modi di reprimere le lacrime. "Oh, Will. Io vorrei non andare, ma è Broadway".

"Non devi neanche dirlo. Sappiamo entrambi che cosa comporta, l'importanza che ha per te. Ed io ho sempre avuto ragione. Tu sei destinata a cose più grandi". Le sue guance umide mi sfiorano il viso, poi mi bacia con passione facendo incontrare le nostre lingue che non ne avranno mai abbastanza di intrecciarsi. Su quella smania che si stava consumando sulle nostre labbra, si poteva discernere quello che a lungo ci aveva tenuti avviluppati. Un tripudio di passione, nostalgia e angoscia che avrebbe perdurato lungamente intanto che il tempo scorreva inesorabile intorno a noi, come un vile assassino di momenti felici.

Le sue labbra formicolanti esigono una tregua, mentre rantola smaniosa. La mano mi sfiora piano la camicia prima che la veda rientrare. Io ci metto un po' per poter fare lo stesso. Alzo gli occhi al cielo, tirando un grosso respiro. Ispiro ancora, poi mi volto raggiungendo le scale. Adele si è seduta sul palco, le gambe incrociate sul pavimento.

È particolarmente doloroso vederla qui difronte a me, dopo il suo messaggio funesto. Passa un po' di tempo prima di poter vedere gli altri varcare la porta. "Sei sempre in anticipo, Summers. Ti sei stancata delle vacanze estive?". È Harry, e non mi sembra abbia preso tanto male la sua lontananza. "Vi devo fare un annuncio" risponde lei, mettendosi in piedi. Aspetta che tutti giungano sul palco, poi ricomincia a torturarsi le mani sudate. "Fatto baldoria in Grecia?" domanda ancora Harry. Adele mi guarda con la coda dell'occhio. "Che cosa intendi?".

"So della Grecia. Tuo padre ti avrà detto della mia visita. È successo qualcosa che vorresti condividere con noi?". Lei mi guarda ancora. "No, la Grecia non c'entra assolutamente nulla. È una cosa che mi hanno detto solo poche ore fa. Broadway mi ha offerto un posto, e dovrò partire la settimana prossima". I presenti si guardano tra di loro, sconcertati dalla notizia. "Sei seria?" domanda Edward, strabuzzando gli occhi.

"Purtroppo sì. E dico purtroppo perché non vi vorrei lasciare. Nessuno di voi". I suoi occhi azzurri si posano nuovamente su di me, tristi. "Ma devo farlo, quindi dovrò lasciare le lezioni di teatro". Le ragazze balzano in piedi per poterla abbracciare. In quel momento mi volto di schiena, incapace di assistere ad una scena così triste. Gli ultimi giorni trascorrono implacabili. Il sabato, Harry mi contatta su whatsapp chiedendomi se sarei disposto ad organizzare una festa d'addio per Adele. Il mio cuore ancora lotta contro l'imminente tragedia, perciò non sopporterei una celebrazione simile. "Allora la organizzeremo io e Edward. Però devi esserci. Sei l'insegnante preferito di Adele, ma non dirle che te l'ho detto". Sorrido, ma mi faccio subito serio. Getto il telefono in un angolo della stanza, sentendomi impotente.

Sebbene non sia ancora partita, negli ultimi giorni non ci siamo visti così spesso. Avremmo dovuto trascorrere insieme il resto del tempo a nostra disposizione. Ciò nonostante ci stiamo lentamente allontanando. Quando mi contatta il sabato pomeriggio, rimango sul vago pensando alla festa di questa sera. Nello stesso momento, ricevo un messaggio da Harry che mi aggiorna sul posto e l'ora. "Sono fuori casa tua" mi scrive Adele all'improvviso. Balzo dalla scrivania dello studio, avvicinandomi alla porta. La trovo in piedi accanto alla siepe. "Ehi, perché non hai suonato?".

"Non sapevo cosa fare". I suoi occhi si riempiono di lacrime. Comprendo che è sull'orlo di una crisi, quindi la faccio velocemente accomodare. Si siede sul divano, portandosi entrambe le mani sulla faccia. "Will, io non ce la faccio...".

"Che cosa?". Mi siedo accanto a lei, accarezzandole i capelli. "Non voglio andare via. In questi giorni mi sono allontanata da te per vedere come sarebbe stato stare lontani e non vedersi. Sono stata malissimo". La attiro a me, facendole posare la testa sul mio petto. La bacio sui capelli, prendendoli tra le dita. "Posso solo immaginare come sarà allontanarsi dalla famiglia e dagli amici, ma lo stai facendo per te. Per realizzare il tuo sogno. Realizzalo. Al tuo ritorno, ci troverai qui". Solleva gli occhi su di me. "Sembra che tu voglia cacciarmi". Soffoco una risata, asciugandole le guance. "Per niente, anzi. Se fosse per me, ti incatenerei al letto". Finalmente sorride, poi si ricompone. "Scusa se non mi sono fatta sentire. Io...".

"Non preoccuparti, ho capito". Si sporge su di me, premendo i palmi delle mani sul divano per darsi un lieve slancio. Il suo bacio umido mi lascia interdetto. Ricambio quel gesto spontaneo, tirandola per la nuca. "Ti va di incatenarmi al letto adesso? Sono libera fino a lunedì...". Sarei tentato. Le mie mani fremono al solo pensiero di toccarla ancora, ma Harry ci aspetta tra un paio d'ore. "Stasera avrei un impegno. Posso darti un lieve assaggio di quello che ti aspetterà una volta che tornerai a Los Angeles". Adele mi morde il labbro inferiore. "Oh, non vedo l'ora". La faccio stendere sotto di me sul divano, liberandola della maglia e del reggiseno. Le stringo i fianchi in una morsa decisa, mentre lei mi sfila la canottiera. Preme le sue dita affusolate sui miei bicipiti, graffiandoli con le unghie. 

"Vuoi lasciarmi un segno permanente affinché io non possa mai dimenticarmi di te?". Le domando, vedendo cadere una goccia di sangue all'interno del gomito. "Può darsi". Faccio scivolare la mano destra dal suo fianco all'interno cosce. Le abbasso la cerniera dei jeans, infilandoci le dita. Lei inarca la schiena, tirandola indietro. Dalla sua bocca vorace esce un gemito fervido intanto che lascio dei piccoli baci tra i suoi seni, per poi salire verso il collo. Le mordo le labbra, premendola ancora di più sotto di me. "Dio, quanto ti amo" esulta, tornando a baciarmi con foga. Lo rendo sempre più intenso perché ho la sensazione che sarà la nostra ultima volta. Al termine dell'amplesso, scivolo via da lei restandole steso accanto. Entrambi nudi e saziati. Voltiamo lo sguardo nello stesso momento, guardandoci negli occhi. Le bacio la punta del naso. "Io non ne avrò mai abbastanza di te, Will. Lo sai, vero?".

"Lo so, ed è reciproco". Scorgo per pochi istanti l'orologio sul camino. Tra mezzora dovrei essere al pub. Non ne ho voglia, anche perché tutto ciò che mi serve è qui. "Tu che fai stasera?" le domando, intrecciando le dita nelle sue. "Quelli del corso mi hanno invitato a bere una cosa insieme, ma non ne ho molta voglia. Se mi dessi un buon motivo per restare qui, cancellerei tutti gli impegni". "Lo vorrei, però ho un impegno anche io". Sbuffo, tornando sopra di lei. "Che ne dici? Una doccia veloce e usciamo di casa?". Fa di sì con la testa, seguendomi al piano di sopra. 

𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora