ᴛʀᴜꜱᴛ ʏᴏᴜʀꜱᴇʟꜰ

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ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 15

ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 15

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Niente. È questa la risposta che ho avuto da lui. Telefono spento, silenzio stampa. Provo a contattarlo per tutto il giorno, anche se mi ha assicurato che si sarebbe visto con Frank e altri colleghi. Qualcosa mi puzza, e forse è solo la situazione complicata che stiamo vivendo. La distanza fa perdere fiducia nel partner. Non mi è mai capitato in passato, perché non c'è stato con nessun'altro il rapporto che ho con Will. Solo il 9% delle coppie riesce a vivere un rapporto a distanza. L'ho letto una volta su una rivista.

Se la relazione si riprende, e prosegue senza intoppi vuol dire che alla base c'è un buon rapporto di fiducia, un sentimento abbastanza forte che riesce ad abbattere qualsiasi problema. Tra me e Will è così? Oh, lo spero tanto. Cancello queste statistiche dalla mia mente, dicendomi che ha avuto bisogno di passare una serata con i suoi amici. Non si fa sentire per poter riprendere fiato dalla nostra condizione uggiosa. La me di tre anni fa si sarebbe ribellata, o vendicata.

Sono maturata molto, e questo lo devo alla mia scelta di trasferirmi fuori città e andare a vivere da sola. La sera non riesco a prendere sonno. Provo a contattare Will un'ultima volta, prima di spegnere il cellulare e mettermi a dormire. Quando mi desto il mattino seguente, ho la sensazione di non aver dormito affatto. Oggi devo essere sul set alle sette. Faccio una doccia veloce, mi vesto ed esco di casa, salendo sulla mia limousine. Angel mi cede un bicchiere di gingerbread eggnog di Starbucks, lo stesso che bevevo durante le lezioni di teatro. La cosa mi rende triste, e nostalgica ma caccio subito quei pensieri scrollando le spalle. Il regista e i miei colleghi mi riempiono di domande sul servizio fotografico. Immediatamente mi volto verso Angel, scettica. "Ve lo ha detto?".

"Sono stato io a contattare Greg..." dichiara Kurt "...e poi lui ha chiamato il tuo agente. È uno dei fotografi più bravi e tu meriti di essere fotografata dal migliore". "Ti ringrazio, Kurt. Non ce n'era bisogno". Ci mettiamo al lavoro, ultimando la lettura dello script. Non vedo l'ora di tornare a casa per poter stare con la mia famiglia, specialmente con Will. Non conosco ancora il periodo di tempo in cui potrò rimanere a Los Angeles, però restarci per più di due giorni sarà già una soddisfazione. Vorrei rivedere i vecchi compagni del corso, confrontarmi con loro e su quello che hanno fatto dopo la demolizione del teatro. Non ho più sentito Harry dopo quella strana telefonata in metro. Non so se si trova ancora a New York o se è tornato in città.

Non mi azzardo a scrivergli. Per rispetto a Will e anche per non illuderlo. Ho già fatto abbastanza. Non sarei dovuta andare a letto con lui, conoscendo i miei sentimenti mai sopiti per un certo uomo del mio passato. Ancora non mi capacito che io e Will siamo di nuovo una coppia. Ne abbiamo passate così tante, e quando ho preso l'aereo per New York tre anni fa mi sono detta che, se mai Will fosse ricomparso, non gli avrei dato una seconda occasione. Anzi, una terza. Consideriamo la volta in cui mi ha promesso che avrebbe lasciato la moglie; invece ha passato una vacanza super romantica con lei ad Aspen. Prima occasione sprecata. Lui ha divorziato, siamo tornati a fare l'amore. Siamo andati in vacanza insieme, trascorrendo tre settimane magiche in una località stupenda. Alla fine dell'estate mi ha lasciato perché non voleva sapermi lontana da lui, a realizzare il mio più grande sogno.

Seconda occasione sprecata. Ci siamo ritrovati dopo tre anni, giurandoci di non fare altri sbagli. Dobbiamo riuscire a superare l'ostacolo dei quattromila chilometri che ci dividono. Quando riusciremo a farlo, ci saremo liberati di un grosso fardello. Ho solo un dubbio persistente che mi attanaglia da quando l'ho lasciato a Los Angeles. La sua mancanza di fiducia, la sua gelosia quasi ossessiva.

Insomma, se dovesse perdere queste qualità negative, diventerebbe l'uomo perfetto. Durante la pausa pranzo, provo a contattarlo trovando la segreteria telefonica. Digrigno i denti, reprimo le lacrime e resisto dallo scaraventare il cellulare contro il muro. Lui non lo farebbe mai. Non mi lascerebbe tramite telefono, o semplicemente evitando le mie chiamate. Will è troppo maturo per fare una cosa così puerile. Angel mi raggiunge sul retro, domandandomi del mio stato d'animo attuale. Non ho una vera risposta. Nemmeno io so cosa mi sta passando per la testa. Spengo il cellulare anche io, decidendo di fare il suo stesso gioco almeno finché non tornerò a casa stasera.

[...]

Genevieve, la mia collega nonché sorella di Brandon, mio ex marito sul set, mi invita a prendere un caffè con lei per poter parlare del film. "Volentieri" esclamo, seguendola al bar all'angolo. Ci accomodiamo al tavolo, ordinando qualcosa da bere. Genevieve, o Ginny per gli amici, poggia i gomiti sul tavolo, tenendo le mani giunte. "Allora, sembra che tu sia distratta. Non vorrei distrarti ulteriormente". Scuoto la testa, cacciando via i pensieri. "Oh no, no. Tranquilla, parla pure". Si rilassa, mostrando un sorriso sincero. "Secondo te sto facendo un buon lavoro con il film?".

"Un ottimo lavoro" rispondo senza pensarci troppo. Lei è una delle migliori che io abbia potuto conoscere durante la mia carriera di attrice. "Non so. Kurt sembra sempre sulle sue quando entro in scena. È snervato. Posso seguire i suoi movimenti dietro la telecamera e vederlo adirarsi ad ogni mio passo". Soffoco una risata, riprendendola sulle sue illazioni che non hanno né capo né coda.

"Esageri, come sempre. Sei fantastica, dico davvero. Se non ti fidi del giudizio degli altri, fidati di te stessa. Tu che tipo di attrice pensi di essere?". Ci pensa su, drizzandosi sulla sedia. Nel frattempo la cameriera ci porge le nostre due tazze di caffè. "Un'attrice che è ancora all'inizio della sua carriera, ma che sta cercando di dare tutta sé stessa per riuscire ad arrivare lontano".

"Quindi pensi di essere brava?" Ginny annuisce, decisa. "Penso di essere fantastica". Le sorrido in modo complice, incoraggiandola. "Questo è tutto quello che ti serve sapere sulla tua carriera. Kurt è snervato dalla tua presenza sul set? Che si fotta!". Lei scoppia in una risata, ringraziandomi. "Non conoscevo questo tuo lato impavido, Ade. Da quando sei così audace?".

"Da quando ho capito di volere tutto e subito. Arrivata a New York mi sono detta che dovevo lasciarmi Los Angeles alle spalle, ricominciare da capo e dedicarmi esclusivamente al mio sogno. Ho lavorato a Broadway, Kurt mi ha scritturato per il suo film. Sono esattamente dove ho sempre voluto essere, e non ho intenzione di abbandonare questa vita". Lei si fa seria, domandandomi dell'unica cosa che mi tiene aggrappata alla mia vecchia vita.

"Però torneresti a Los Angeles per lui, e non mi serve sottoporti ad alcun quesito perché si vede lontano un miglio che sei perdutamente innamorata". "Lo sono, sì" rispondo, consapevole dei miei sentimenti. "E allora che cosa aspetti? Se Will è davvero come mi hai raccontato ed ho potuto comprendere appieno la vostra storia travagliata, allora penso che dovresti prenotare il biglietto per il primo aereo diretto a LA e andare a riprendertelo".

"Ci rivedremo tra meno di due settimane. Voglio vedere se siamo capaci di stare lontani senza sentire il peso dei chilometri che ci separano che grava sulla nostra relazione". Ginny si mostra contraria, quindi batte il pugno sul tavolo richiamando tutta l'attenzione su di noi. "Ade, stasera devi chiamarlo e devi dirgli tutto quello che pensi". "Preferirei parlargli di persona. Odio confrontarmi con qualcuno tramite uno schermo insondabile". "Allora va' da lui". Continuo ad accettare la scadenza delle due settimane. Dopodiché sarà il destino a giocare le sue carte. 

𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora