ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 7.
Will è entrato nella mia vita all'improvviso e ne ha fatto un carosello di impulsi, dando così una scossa al grigiore degli ultimi anni. La sera della prima di Grease, quando è entrato nel mio camerino e mi è letteralmente saltato addosso, ho sentito divampare in me una fiamma inattesa che credevo di non poter sentire più dopo la notte di Natale dell'anno scorso. Mi ha dato la carica giusta per affrontare il palcoscenico. Mi ero detta di non cedere un'altra volta se lui fosse stato ancora sposato, però non riesco ad essere del tutto coerente in sua presenza.
Ma cosa mi sta succedendo? Ho bisogno di una pausa, soprattutto da lui e dal modo in cui mi fa sentire. Dopo lo spettacolo raggiungo i miei genitori tra gli spalti. Tra il pubblico scorgo lo sguardo di Jeremy, che aspetta Katie per poter andare via. "Sei stata fantastica, tesoro" asserisce mio padre, accogliendomi tra le sue braccia possenti. "Avevi detto che non avresti preso parte a Grease" spiega mia madre, ricordando la mia confessione di qualche settimana fa.
"Sì, ho dovuto rimpiazzare la coprotagonista". William viene da noi, stringendo la mano a mio padre. "È bello rivedervi, signori Summers". "Oh Dio, mi chiami Chris" risponde papà, soffocando una risata. "Ha da fare domani? Vorremmo invitarla a pranzo da noi". Will mi guarda prima di rispondere. "In effetti sì, ho un impegno".
"Oh, che peccato..." mamma sbuffa, rinviando a domenica. Will mi guarda nuovamente, cercando il mio consenso. "Domenica a pranzo sarei libero, sì". "Allora perfetto. Conosce già il nostro indirizzo. La aspettiamo". Papà mi mette il braccio sulla spalla mentre avanziamo verso la porta. Volgo lo sguardo verso Will prima di andare via. Durante tutta la giornata di sabato non ricevo nessun messaggio da lui, nessuna chiamata. Poi rammento che aveva la riunione con il suo avvocato.
Io mi esercito per tutta la mattinata. Stasera dovrò cantare allo showcase. Sono pronta? No, per niente ma devo farlo. Jar of Hearts è la mia canzone, e a quanto pare mi porta fortuna perciò oggi andrà alla grande. Passato il crepuscolo, indosso un abito argentato per poi dirigermi alla mia scuola. La seduta è privata. Solo studenti e insegnanti, perciò i miei non possono parteciparvi. Sarò una delle ultime ad esibirsi. Ascolto i miei rivali cantare e in confronto mi sento una perdente. Raccolgo tutto il coraggio necessario prima che chiamino il mio nome. La stanza è a forma di cupola ed ha un ottimo riverbero. Il posto perfetto per poter cantare e riuscire ad ascoltare la mia voce senza rumori di sottofondo. L'orchestra dietro di me inizia a suonare, facendomi da base.
"I know I can't take one more step towards you. 'Cause all that's waiting is regret. Don't you know I'm not your ghost anymore? You lost the love I loved the most. I learned to live, half alive and now you want me one more time. And who do you think you are? Runnin' 'round leaving scars collecting your jar of hearts, and tearing love apart. You're gonna catch cold from the ice inside your soul. Don't come back for me, who do you think you are?".
Rammento il momento in cui l'ho cantata a Will, davanti a tutti, fregandomi delle supposizioni che avrebbero fatto sul significato della canzone. Una delle talent scout più brutali e importanti di Broadway siede difronte a me, e mi guarda con soddisfazione, assaporando ogni nota con gioia.
Quando concludo il brano, la sua bocca si allarga sul lato sinistro mostrandomi un ghigno di approvazione. "Niente male, signorina Summers". Sorrido, tornando al mio posto. Ascolto tutti gli altri con più tranquillità, perché mi sono finalmente liberata di un peso. Questo è il provino per il primo giorno della mia vita e sono pronta a realizzare il mio sogno. Lo showcase termina dopo le dieci, e la prima cosa a cui riesco a pensare è che ho una fame incredibile. Scendo la scalinata della scuola tenendo il lembo del vestito tra le dita. Mi sento molto Cenerentola, ma io non perderò la scarpetta.
"Ha bisogno di un passaggio, sua altezza?" domanda una voce maschile che riconosco immediatamente. Mi volto, incontrando gli occhi di Will. "Che ci fai qui?".
"Beh, mi avevi parlato della tua esibizione e ho letto dei tweet al riguardo. Speravo di incontrarti prima che salissi sulla carrozza". Scoppio in una risata colma di gioia, avanzando verso di lui. "Sei uno spettacolo con questo vestito".
"Ti ringrazio" arrossisco, abbassando lo sguardo verso il casco che tiene gelosamente nella mano sinistra. "Ti posso dare un passaggio a casa?". Faccio una smorfia di disappunto.
"Non ho l'abito adatto per salire su una moto".
"Già, non vorrei mai che rovinassi quel bellissimo vestito". Lo guardo dalla testa ai piedi. Il jeans stretto, il giubbotto di pelle. Gli sfilo il casco dalle mani, raggiungendo la moto. "Magari potrei cavalcarla all'amazzone, ma tu dovrai andare piano". William sorride, mettendosi alla guida. Lo cingo a me, tenendo le gambe sul lato sinistro. "Pronta?" domanda, avvertendo il mio terrore. Mi limito ad annuire, pregando di arrivare sana e salva a casa mia. Avvia il motore, stringendo i pugni sui manubri. La ruota di dietro inizia a muoversi sotto di me, facendomi sussultare. Il viaggio mi sembra troppo lungo, intanto che mi tengo stretta a Will come se potessi cadere da un momento all'altro.
Riapro gli occhi appena il motore si spegne e lui accosta. "Siamo arrivati?". Will soffoca una risata. "Non sei divertente. Ti avevo chiesto di andare piano".
"Scusa, colpa mia. Porterò il sidecar la prossima volta". Nonostante tutto soffoco una risata, consegnandogli il suo casco. Il mio stomaco rantola, emettendo un rumore fastidioso. Will se ne accorge. "Hai mangiato?".
"No, ma dovrebbe esserci ancora qualcosa in cucina". Lui scuote la testa, scendendo dalla moto. "Non posso lasciarti a digiuno. Adesso ti vai a cambiare, ti aspetto e ti porto a mangiare una pizza". "No, Will. Non preoccuparti. I miei mi avranno lasciato...".
"Insisto!" esclama, spingendomi verso la porta. Lui attende il mio ritorno, restando appoggiato alla sua moto con le braccia conserte. Torno da lui dopo qualche minuto, sentendomi più a mio agio in jeans e felpa. I vestiti estrosi, per quanto bellissimi, risultano troppo scomodi soprattutto se ti ritrovi a cavalcare una moto. Will mi consiglia di andare a piedi, quindi cammino accanto a lui passeggiando simultaneamente verso la pizzeria. La più vicina è distante un chilometro perciò ci ritroviamo a chiacchierare. Lui è il primo a rompere il ghiaccio.
"Ieri è stato magnifico" esulta, tenendo le mani nelle tasche dei jeans. "Già. Grease è un classico, ma Moulin Rouge resta un capolavoro ineguagliabile". Will alza un lato della bocca, mostrandomi una fossetta. "Sì, lo spettacolo è andato molto bene però io intendevo ciò che è successo prima".
"Aaaaah" sospiro, imbarazzata. "Giusto. Beh, anche quello è un capolavoro che non si può eguagliare". Ci scambiamo un fugace sguardo prima di arrivare alla pizzeria. Ci sediamo all'interno e comprendo che è la prima volta che stiamo da soli, in pubblico. Mi stringo nelle spalle, guardandomi intorno.
"C'è qualche problema?" domanda Will vedendomi assorta nei miei pensieri. "Oh no, anzi. È tutto perfetto. Solo che è strano essere qui con te". Mette il braccio sul tavolo, allungando la mano verso di me. Mi invita a prendergliela e non ci metto molto a ricambiare quel gesto. "Visto? Adesso posso sfiorarti senza sentirmi in colpa".
"Cosa è successo con il tuo avvocato?". Mi guarda dritto negli occhi mentre mi sorride dolcemente. "Sono ufficialmente divorziato. Ho firmato il contratto e Marilyn si trasferirà a Phoenix la settimana prossima". Sgrano gli occhi, sconvolta. "Stai scherzando?" Will scuote la testa, accarezzandomi le dita con le sue. "E non ha avuto dubbi sul motivo che ti ha spinto a voler divorziare?".
"No, i problemi c'erano già. Ancor prima che arrivassi tu. Non posso nasconderti che l'essermi innamorato di te abbia cambiato completamente i miei piani. Magari prima avrei dato un'occasione a Marilyn. Non potevo continuare a dividere il letto con lei dopo quello che c'è stato tra noi la notte di Natale". Gli sorrido, evitando di nascondermi dietro il tovagliolo come un'adolescente.
"Ti bacerei se fossimo da soli". Mostra ancora quella fossetta ed io gliela accarezzo con la mano libera. "Ti va di riavvolgere il nastro e ricominciare tutto da capo? Voglio viverti fino in fondo, senza blocchi emotivi o impedimenti". Con la coda dell'occhio noto che il cameriere sta per venire al nostro tavolo, quindi faccio velocemente di sì con la testa rendendo William l'uomo più felice in tutto il ristorante.
STAI LEGGENDO
𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionUn insegnante di teatro, dedica tutto sé stesso al palcoscenico, tentando di far affiorare nei suoi studenti la stessa passione che ha portato lui fin lì. Ha un sogno nel cassetto: debuttare a Broadway. Nel frattempo, instaura un rapporto con ognuno...