ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 4
Appena torno a casa dal lavoro, il venerdì sera, preparo la valigia per poter andare a Yosemite Valley. Ci staremo fino a lunedì. Un weekend per soli uomini. Mi ci vuole un po' di tempo all'aria aperta, per liberare la mente e allontanare i pensieri malinconici. Frank non ha più ripreso il discorso del ristorante, e la sera mi ha portato ugualmente in discoteca. "Rimango dell'idea che ti serve una serata fuori. Non voglio più vedere quel muso lungo sulla tua faccia di cazzo". È sempre stato molto simpatico, e il suo modo di ironizzare su tutto lo ha reso quell'amico speciale a cui puoi confidare ogni cosa. Mi ha afferrato le braccia, guardandomi dritto negli occhi. "Ripeti insieme a me: lei non è più niente per me". Anche se non avrei mai pensato quelle cose, le ho ripetute per tenerlo contento. "Non mi hai convinto, idiota. Riprova. Ma questa volta dì solo: quella stronza non merita un uomo come me".
"Quella stronza non merita un uomo come me". Frank mi ha dato una pacca sulla spalla, congratulandosi. "Sono consapevole che alcune donne riescono a fotterti la mente, finché non sei più capace di intendere e di volere. Immagino che quella ragazza sia stata molto importante, però non deve più importartene. È tutta acqua sotto i ponti". In qualche modo, mi aveva quasi convinto. Quella stessa sera, in discoteca, ripensando alle sue parole confortanti, ho provato ad avvicinare una ragazza dai capelli rossi e gli occhi vitrei. Si chiamava Amber e fa la centralinista.
"È un lavoro come un altro..." ha iniziato a dire, accettando un drink offerto da me "...in realtà vorrei fare l'attrice". Ho alzato gli occhi al cielo, non potendone più di attrici. Sono rimasto comunque a parlare con lei, ascoltando dei racconti sulla sua infanzia. "E tu cosa fai?".
"Lavoro nelle pubbliche relazioni, ma avevo un teatro fino a poco tempo fa". "Non mi dire" ha risposto, sgranando i suoi occhi grigi. "Sì, ma ho dovuto abbandonare quel sogno. Ci sarà sempre tempo per viverlo. Avevo bisogno di qualcosa di più concreto, che mi riempisse le tasche".
"So che cosa intendi. È il motivo per cui ho accettato di fare la centralinista. Impara l'arte, e mettila da parte". Ho annuito, brindando insieme a lei. Infine si è sporta su di me. "Non l'ho detto tanto spesso ultimamente, ma vorrei invitarti da me. I tuoi amici laggiù ti lascerebbero andare via con una sconosciuta?". Mi sono voltato, osservando gli sguardi di Frank e Paul. "Sono loro che mi hanno convinto ad uscire, perciò sarà stato questo il loro intento".
"Convinto? Non ti piacciono le discoteche?". Ho fatto una smorfia, ordinando un altro drink per entrambi. "Non è solo per il posto, vero? Sei appena uscito da una storia importante?". Ho avuto paura che la cosa mi si potesse leggere in faccia. Sono così prevedibile.
"Non appena. È finita da un po', ma...". Amber ha fatto di sì con la testa. "Anche in questo caso so che cosa intendi. Noi donne possiamo essere molto stronze, scusa". Per la prima volta dopo tanto tempo ho riso di gusto. "Sono stato io a lasciarla, però la situazione era complicata e...".
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𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionUn insegnante di teatro, dedica tutto sé stesso al palcoscenico, tentando di far affiorare nei suoi studenti la stessa passione che ha portato lui fin lì. Ha un sogno nel cassetto: debuttare a Broadway. Nel frattempo, instaura un rapporto con ognuno...