ᴛᴀʟᴋ ʏᴏᴜʀ ʜᴇᴀʀᴛ ᴏᴜᴛ

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ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 14

Non è stata una chiamata piacevole

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Non è stata una chiamata piacevole. Anzi, mi ha lasciato interdetto. La verità è che odio questa situazione che lentamente mi sta sfuggendo di mano. Resto sullo sgabello, con lo sguardo fisso nel vuoto e le braccia penzoloni. Mi sembra di udire dei rumori, ma nulla acquisisce importanza tanto da farmi distrarre dalla mia angoscia persistente. Quando volgo lo sguardo, ritrovo Frank sulla porta. "Ehi, amico. Menomale che mi sono ricordato che avevi una copia delle chiavi sotto allo zerbino. Che hai?". Scuoto la testa, restando seduto. Si avvicina a me, mettendo una mano sulla mia spalla. "Hai sentito Adele?" questa volta annuisco. "Ancora problemi con il fotografo mani lunghe?".

"No, assolutamente. Il problema siamo noi, io". Frank si siede difronte a me, avvicinando lo sgabello. "Vuoi parlarmene?". Scuoto ancora il capo, mettendomi in piedi. "Dovevamo andare a fare un giro in bici. Perciò, seguimi in garage". Dopo una decina di minuti proseguiamo sulla pista ciclabile che porta al lungo mare. Pedaliamo verso il molo, sviando le persone con le tavole da surf che si accingono a raggiungere la spiaggia. Qui è sempre estate, e non mi accorgerei del fluire del tempo se non fosse per il lavoro. Ogni giorno mi alzo, faccio colazione ed esco di casa. Sei ore intense chiuso in un ufficio. Pranzo e torno nel mio appartamento. In quel momento, tutti i dubbi vengono a galla e portano con sé insicurezze e pensieri negativi.

Oggi non è stato da meno. Io e Adele continuiamo a sentirci ogni giorno, prima tramite messaggi e poi su Skype. È così bella dietro quello schermo impenetrabile. Bella e irraggiungibile. Lei crede che ci siamo chiariti su tutti gli argomenti che hanno rischiato di farci separare in passato. Forse ha ragione, o forse no. Non è mai stato perfetto tra di noi, e non lo sarà mai. Devo solo tenere duro, aggrapparmi all'idea che un giorno non molto lontano questi sembreranno dei passaggi inevitabili che ci hanno portato a vivere una vita serena. Frank si ferma all'improvviso, accostando vicino ad un muretto di pietra. Parcheggio difronte a lui, sfilandomi il caschetto.

"Sei già stanco?". "No, ho solo notato del fumo uscire dalle tue orecchie. Mi devi parlare. Non serve a niente essere tuo amico se non ti confidi sulle cose importanti". Scendo dalla bici, sedendomi sul muretto. "Adele ha parlato con suo padre. Le ha chiesto come va tra di noi...".

"E?" prendo un grosso respiro, portandomi una mano nei capelli umidi. "Si è preoccupato per la nostra relazione a distanza". Frank ammicca. "Bene. Non è un problema, giusto? Hai superato l'ostacolo dell'approvazione dei suoceri. Sei già ad un buon punto".

"No, non è così. La chiacchierata di ieri mi ha rammentato che io e lei non siamo perfetti. Continuiamo a riprenderci per le cose più banali. L'unica cosa positiva che ancora ci accomuna è l'attrazione fisica, che continua a spingerci l'una verso l'altro". Frank scuote la testa, sedendosi accanto a me. "Nemmeno questo mi sembra un problema. Con mia moglie non c'è mai stata un'attrazione così forte. È una delle tante cose che ci ha portato al divorzio". Mi volto verso di lui, guardandolo negli occhi. "Lei tornerà tra due settimane, però non potrà restare a lungo. Quando partirà di nuovo per New York, saremo di nuovo al punto di partenza".

𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora