ꜰɪx ᴍᴇ

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ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 3.

C'è stato un momento in particolare in cui ho pensato di doverle dire ogni cosa, tutto ciò che mi era passato per la testa dalla prima volta in cui i nostri sguardi si erano incrociati

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C'è stato un momento in particolare in cui ho pensato di doverle dire ogni cosa, tutto ciò che mi era passato per la testa dalla prima volta in cui i nostri sguardi si erano incrociati. Ero già dell'idea di parlarle della mia situazione coniugale, e quando ha confessato di aver chiuso per sempre con Jeremy, le mie certezze hanno preso il sopravvento su tutto il resto. Non appena la nostra solitudine idilliaca è stata interrotta dal ritorno di Harry e Edward, ho visto Adele correre via. Mi è sembrata terrorizzata e non ne avrebbe tutti i torti. Dopo due mesi di silenzio, me ne sono uscito con una dichiarazione d'amore insipida e priva di accenni romantici.

Che idiota che sono stato. Adesso mi allontanerà nuovamente, e questa volta per sempre. Non ci sarà lieto fine. Guardo oltre il danzante serraglio, cercando Adele con gli occhi. È via da mezzora, sicuramente non così contenta delle mie parole per nulla illusorie. Harry mi domanda dov'è finita, scrutando l'orario dal suo orologio da polso.

Vado a cercarla prima di essere raggiunto da altri ospiti che, veementi, tentano di attirare la mia attenzione in tutti i modi. Ci sono vecchi compagni di scuola, lontani cugini, colleghi di lavoro. Nessun parente stretto, ma non ne sono sorpreso. Negli anni ho compreso che gli sconosciuti possono essere più cordiali, di qualcuno con cui condividi il sangue. Adele non è all'ingresso, e nemmeno nel parcheggio. Mi guardo intorno un'ultima volta prima di rientrare, ma poi scorgo una figura in lontananza. È lei, la riconosco dall'abito bianco perla.

Intanto che mi avvicino, noto che si sta stringendo nelle spalle mentre fuma una sigaretta con gli occhi rivolti alla luna. Non la richiamo, non vorrei distrarla dai suoi pensieri. Nonostante questo, volge lo sguardo verso di me facendo un ultimo tiro. "Scusa se sono scappata in quel modo, però...".

"Non preoccuparti, ho capito". Entrambi serriamo le labbra, incapaci di aggiungere altro. Restiamo qualche secondo in silenzio, uno difronte all'altra, inermi. "Come sta andando lo spettacolo?" mi domanda, cambiando totalmente argomento. Vorrei riprendere quello lasciato in sospeso nel ristorante e allo stesso modo non voglio metterla in difficoltà. "Bene, deve esserlo per forza. Venerdì siamo di scena".

"Sarà strano per me essere nel pubblico piuttosto che sul palco con voi" fa spallucce, restando a distanza da me. "Ci saranno altre occasioni, vedrai. E a te come vanno le lezioni?". "C'è da lavorare sodo, ogni giorno c'è una nuova sfida da affrontare però io sono sempre pronta".

"Non avevo dubbi. Da quando ti ho conosciuta, sapevo che saresti stata una spina nel fianco, in senso positivo. In poco tempo hai offuscato il talento dei tuoi colleghi e da quando sei andata via li ho visti più determinati. Non che non ti vogliano bene, ma sanno che sei prossima a diventare una stella del cinema". Adele arrossisce, portandosi una mano sotto al mento.

"Non dire così. Non è affatto come dici tu. Ho ancora tanta strada da fare, e la settimana prossima dovrò presentarmi per uno showcase importante. Da quello dipende tutto il mio futuro". Le chiedo di raccontarmi i dettagli. "Beh, devo presentare un brano e cantarlo davanti a tutta la scuola. Se dovesse andare bene, potrei essere trasferita a New York. L'ultima che ci ha partecipato, ha interpretato Glinda di Wicked". Sgrano gli occhi, sorpreso. "Già, è una grande opportunità e non voglio sprecarla".

𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora