ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 21
Dopo aver pranzato con Frank, Paul e altri colleghi di lavoro, mi metto a sedere nel mio studio mentre attendo un messaggio da parte di Adele. Rovistando nel cassetto della scrivania, ritrovo la sceneggiatura iniziata a Santa Monica e finita in Grecia. Rileggendola, mi sembra spazzatura. Sono cambiato negli ultimi tre anni, e questo cambiamento viene evidenziato tra le righe pompose e gonfie di parole senza senso. Non ho intenzione di farla vedere a nessuno, ma intanto mi ritrovo a prendere la penna rossa tra le dita per poter correggere delle scene che non mi stanno più bene. La storia si apre su uno scenario di mare. Una giovane coppia è nel pieno della loro relazione, fatta di squilibri emotivi e momenti irosi. Sono in vacanza, però quando tornano in città sembra essere cambiato tutto, soprattutto loro. Lei decide di lasciarlo, sbattendogli la porta in faccia e incolpandolo per le sue disavventure e per non essere riuscita a realizzare il suo sogno.
Questo dettaglio mi rammenta la sera in cui ho dovuto salutare Adele per sempre, per lasciarle vivere la carriera a Broadway senza la distrazione di un fidanzato morboso e pedante tra i piedi. Ci siamo dati del tempo per riflettere, e ora eccoci qui, tre anni dopo. Lei è un'attrice ed io lavoro in un'azienda di pubbliche relazioni. Ebbene, non ho conseguito il mio sogno nemmeno stavolta. Continuo a procrastinare. Temporeggio, ritrovandomi sempre al punto di partenza. A fine correzione, i fogli sono pieni di riscritture e tracce purpuree. Segno che non sono fedele verso me stesso, verso quello che voglio fare. Il telefono vibra sul mogano, facendomi trasalire. Adele annuncia che adesso è libera.
Non le rispondo. Invece scrivo a Edward chiedendogli se è disponibile. Mi risponde in dieci minuti. "Io e Katie siamo ancora in studio di registrazione, ma ci liberiamo tra poco. Adele è tornata?". "Esatto, e vorrei farle una sorpresa". Organizziamo un incontro per le sette al MacArthur Park. Vado da Adele con un cestino da picnic tra le mani. Lei indossa minigonna a quadri e camicetta bianca. "Dove mi porti?" mi domanda sulla porta. "Vieni con me e te lo mostro". Scende lo scalino, ma prima di poterci avviare suo padre mi ferma.
"Hai intenzione di rapire mia figlia ogni volta che viene da noi?". "No, nient'affatto. Lei ha bisogno di trascorrere del tempo con entrambi". Serra le labbra e le palpebre, guardandomi con scetticismo. "Prometto che la riporto qui stasera". Lui sgrana gli occhi. "Non importa. Adele mi ha già detto che starà da te". Chiude la porta, lasciandoci andare via. "Sbaglio, o tuo padre mi è sembrato leggermente condiscendente oggi?".
"Non ti sbagli. L'ho addolcito un po'...". Sale in auto, infilandosi la cintura. "Dove mi porti a gustare quelle deliziose pietanze?". Le faccio l'occhiolino, inserendo la chiave nel quadro. Raggiungiamo MacArthur Park, sedendoci ad una panchina per poter ammirare il lago. Manca poco al tramonto e siamo pronti a goderci lo spettacolo rosso sullo specchio d'acqua. Metto il braccio sullo schienale, volgendo lo sguardo. Edward, Katie e Ronnie sopraggiungono dalla collina.
"Adesso devi fare una cosa per me". Adele mi guarda torva, facendosi mettere le mani sugli occhi. "Hai una sorpresa per me?". "Una sorpresa enorme" dichiaro, aspettando che gli altri si mettano davanti a lei. Appena sono pronti, lascio andare la presa. Adele strabuzza gli occhi, buttando loro le braccia al collo. "Oh Dio, questa sì che è una sorpresa. Ragazzi, siete davvero bellissimi".
"Tu lo sei, e sei anche famosa. Potresti farmi un autografo?" domanda Edward, porgendole un taccuino. Lei soffoca una risata, prendendo la penna tra le dita. Scribacchia sul foglio. "Dove sono Kevin e Emily?". "Vuoi dire i nostri Kemily?" domanda Katie, sogghignando. "È il nome che abbiamo attribuito alla ship. Sono una coppia adesso". Adele si mostra sorpresa. "Will non te l'ha detto?".
"Non abbiamo parlato così tanto da quando è tornata" spiego, rimettendomi a sedere. Loro si accomodano sul prato dietro di noi, prendendo i sandwich tra le dita. In meno di mezzora intravediamo Kevin e Emily in fondo al viale. Adele li stritola tra le braccia. "Adesso manca solo Harry" sbotta Katie, sorseggiando il frappè dalla cannuccia. Io e Adele ci guardiamo per un millisecondo. "Harry è stato a New York il mese scorso...". Gli altri si scambiano un'occhiata scettica. "...mi ha chiamato e mi ha chiesto di vederci. L'ho ospitato per una sera e...". Fa una pausa, incuriosendo i presenti.
Io volgo lo sguardo verso il lago, rammentando la sera in cui mi ha parlato della notte trascorsa con Harry. Ne parla anche a Edward e gli altri. "Perciò voi due non stavate più insieme?" ci indica, aspettando una risposta. "No, ci siamo lasciati per tre anni. Ci siamo ricongiunti solo il mese scorso". Ronnie e Emily si siedono sulle ginocchia. "Come abbiamo già detto a Will, noi approviamo. Solo che potevate dircelo quando eravamo una famiglia".
"Lo siamo ancora, anche se il teatro è stato demolito" rispondo, sorridendo. "E ora hai abbandonato per sempre il sogno di diventare un regista?". Tutti gli sguardi si riversano su di me, invadenti. "L'ho messo da parte, questo sì. Non ci rinuncerò mai". "Quindi cos'hai intenzione di fare?". Mi sento messo nell'angolo, incapace di difendermi. Adele mi prende per mano, infilando le dita nelle mie. Questo gesto improvviso e caloroso, mi rammenta quanto sono fortunato.
Sta cercando di darmi coraggio e di supportarmi. Un atto spontaneo che vale più di mille parole. "Per ora continuerò a dare tutto me stesso in questo lavoro. Dopodiché cercherò di risollevare la mia esperienza teatrale". Lascio un alone di mistero, intorno alla mia frase povera di contenuti fidenti. In gruppo contempliamo lo spettacolo di luci sul lago, e quando si fa sera ci dividiamo, promettendo di restare in contatto. Adele mi chiede di passare da casa sua. La lascio sul portico, ma lei insiste affinché entri.
Sale su per le scale per poter prendere le sue cose, mentre mi avvicino con cautela a suo padre che in questo momento siede sul divano. "Dove siete stati?" mi interroga senza alzare lo sguardo dalla televisione. "Al parco. Ci siamo visti con i miei ex alunni del teatro". Finalmente mi guarda, scrutandomi dalla testa ai piedi. Ritorna con gli occhi sulla tv. "Loro sanno di te e mia figlia?".
"Sì" guardo verso le scale, pregando che Adele mi raggiunga in fretta. "Ci ha detto che resterà fino a metà luglio. Spero tu non voglia riportarla in vacanza da qualche parte. Io e sua madre meritiamo di passare del tempo con lei". "Sono completamente d'accordo" rispondo, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni. "Posso dirti una cosa, Will?". Ho paura a dirgli di sì, ma lo faccio.
"Mia figlia sembra molto felice da quando sta con te, e questo è l'unico motivo per cui ti ho accettato. Non dico che non potrei cambiare idea in futuro. Sono disposto a darti una possibilità. Solo una. Se ti azzardi a farla soffrire, o a lasciarla all'improvviso come hai fatto tre anni fa, sta pur certo che ti verrò a cercare". Deglutisco, a disagio.
"Signor Summers, non ho intenzione di abbandonare Adele una seconda volta. Sono innamorato di lei, e so che merita il meglio" odo dei passi alle mie spalle. Lei è dietro di me, una borsa tra le mani. "Cosa succede?" domanda, terrorizzata dal mio sguardo affranto.
"Nulla" mi schiarisco la gola, prendendo il suo bagaglio "Io e tuo padre ci stavamo chiarendo una volta per tutte". Lo guardiamo contemporaneamente. Lui non risponde. Adele gli si avvicina per baciarlo sulla guancia. Raggiunge la porta per prima, intanto che cerco un cenno d'approvazione da parte di suo padre. Sono contento che i suoi dubbi non si siano insinuati nel cuore di Adele, che è già stato spezzato in passato e per colpa mia. Non ripeterò gli stessi errori. Lei è mia migliore amica, l'unica donna che voglio al mio fianco.
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𝐔𝐧𝐧𝐚𝐦𝐞𝐝 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧
General FictionUn insegnante di teatro, dedica tutto sé stesso al palcoscenico, tentando di far affiorare nei suoi studenti la stessa passione che ha portato lui fin lì. Ha un sogno nel cassetto: debuttare a Broadway. Nel frattempo, instaura un rapporto con ognuno...