Capitolo tre

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Settembre passò in fretta.
Il quinto anno era tremendo,
i compiti erano molti, i professori sempre più esigenti e le lezioni sempre più complesse.
Era passato solo un mese di scuola ed Irene era già stanca e sfinita, di questo passo non ci sarebbe arrivata ai G.U.F.O.

Un sabato mattina, mentre scriveva un tema per pozioni, nella sala comune Tassorosso, qualcuno la chiamò
"Irene i gemelli Weasley sono qua fuori vogliono parlarti"
Irene si alzò immediatamente ed uscì fuori nel corridoio
"Hey Irene come va? Sembri stanca" Disse George con voce preoccupata
"Sono solo piena di compiti e leggermente esaurita" Rispose Irene sorridendo
"Be stiamo qui per dirti che oggi pomeriggio ci sarà il nostro primo allenamento di quidditch... Ed eravamo venuti a chiederti se volessi venire a vederci" Disse Fred estremamente gentile
"Ragazzi non lo so ho tanti compiti da fare. Non so se ci riesco"
"Pensavamo che avresti voluto vedere Oliver mentre si allena" Affermò George sorpreso
"Shhh non dire quel nome... Potrebbero sentirti. E poi dovete smetterla con sta storia ormai sono cresciuta mi è passata l'ossessione che avevo per lui" Rispose lei, quasi in un sussurro
"Va bene come dici tu" Conclusero i gemelli ridendo rumorosamente e andarono via.

Irene passò l'intera mattinata a studiare, poi scese in sala Grande per mangiare e li trovò Lee che le disse "Bene allora oggi pomeriggio verrai con me a vedere l'allenamento dei Grifondoro"
"Lee non credo di poter venire... Sono impegnata con lo studio" Rispose la ragazza lamentandosi
"Non era mica una proposta la mia. Era un'affermazione. Io e te oggi andremo a vedere l'allenamento dei Grifondoro non puoi lasciarmi da solo. Devi prenderti una pausa sei troppo stressata." Replicò Lee
"Va bene allora"

Quella giornata era particolarmente ventosa, quindi Irene prese la sua sciarpa, con i colori della sua casa, e scese di corsa verso l'ingresso dove Lee la stava aspettando.
Insieme andarono al campo di quidditch e si misero seduti sugli spalti, in attesa che l'allenamento iniziasse.
Dopo poco sette persone, vestite di rosso, entrarono in campo e iniziarono a volare in aria.
Irene subito diresse lo sguardo verso gli anelli, alla ricerca del portiere.
Ed eccolo lì, stava davanti all'anello centrale, teneva salda la scopa e stava urlando qualcosa alla squadra.
Era bellissimo le sue ampie spalle, le mani che stringevano il manico della scopa, il vento che scompigliava i suoi capelli.... La ragazza non riusciva a distogliere lo sguardo.

L'allenamento iniziò, ma Irene guardava solo il portiere, era così agile  ma allo stesso tempo possente.
Si muoveva velocemente tra gli anelli e parava quasi tutte le pluffe che gli arrivavano.
Lei lo guardava estasiata, aveva ragione Lee doveva distrarsi e quella era un'ottima distrazione.
Ad un tratto una pluffa volò dritta verso l'anello che si trovava sulla sinistra, stava quasi per entrare, ma Oliver con uno scatto velocissimo volò verso l'anello e la parò all'istante.
"Ma quanto cazzo è figo" Esclamò Irene
"Cosa?! " Rispose Lee confuso
"È troppo bello Oliver quando si allena. Menomale che mi hai convinto a venire, se no mi sarei persa tutto questo" Disse la ragazza felicissima
"Non avevi detto ai gemelli che ormai era storia passata Oliver? Che non eri più ossessionata da lui? " Domandò Lee, guardandola con una faccia finta confusa
"Ma perché tu e i gemelli parlate sempre di me e delle mie cotte?! Non avete cose più interessanti da fare?!“ chiese la ragazza, mentre fissava Lee che tratteneva le risate "E poi è vero, non sono più ossessionata da lui... infatti non so se lo hai notato, ma non vengo più davanti al ritratto della signora grassa con la speranza di vederlo uscire o entrare nella Torre Grifondoro... Ma ciò non toglie che comunque resta un gran figo" Continuò Irene, completamente rossa dall'imbarazzo
"Ahh ecco perché l'anno scorso ti trovavo sempre nel corridoio quando uscivo dalla torre Grifondoro... E io che pensavo che venissi a salutarmi... Invece tu seguivi gli spostamenti di Oliver. È una cosa da malati questa" Affermò Lee sconvolto
"Lo so che è una cosa da malati, infatti ho smesso. Sono cresciuta ormai" Dichiarò la ragazza ridendo.

La fortuna di essere una SfigataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora