Capitolo cinquantuno

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Il lunedì fu molto pesante, dopo essersi accertata che George stesse bene, era pronta per la punizione con la Umbridge.
Aveva chiesto in giro, per sapere in cosa consistessero le sue punizioni, ma nessuno riuscì a risponderle.
Quindi, alle sei in punto, bussò alla porta dell'ufficio della vecchia strega, pronta ad affrontare l'ignoto.
Una voce stridula le disse di entrare.

Quello ufficio era un pugno nell'occhio, era pieno di merletti e centrini, le ricordava vagamente la sala da tè di Madama Piediburro.
Sulla parete c'erano numerosi piatti di porcellana, decorati con gattini miagolanti, erano inquietanti.
"Signorina Fabrizi, può sedersi lì" Disse la Umbridge, indicando un banco.
Irene si mise seduta, la donna le si avvicinò, porgendole una pergamena vuota
"Dovrà scrivere alcune frasi per me"
Che cosa banale pensò Irene, si aspettava qualcosa di più fantasioso.

"Userà la mia penna" Continuò la donna.
Irene prese la penna tra le mani, aveva un aspetto pesante, ma in realtà era molto leggera.
"E cosa dovrò scrivere?" Chiese la ragazza
"Non devo essere insolente"
La ragazza alzò gli occhi al cielo
"Mi scusi" Richiamò l'attenzione della donna, che stava andando a sedersi "non c'è l'inchiostro..."
La Umbridge fece una smorfia fastidiosa "non le servirà l'inchiostro"
"Ah è una penna simile a quelle babbane? Che hanno l'inchiostro incorporato" Commentò la ragazza, a voce alta.
"Più o meno si" Biascicò la donna, sedendosi.

Irene poggiò la penna sul foglio, scrivendo

Non devo essere insolente

La frase era di un rosso lucente, ma la cosa più assurda era che la sua mano destra bruciava terribilmente.
Si guardò il dorso della mano e notò che la stessa frase era lì, incisa nella pelle.
"Ma che cavolo" Sussurrò.
Quella penna usava il suo sangue come inchiostro.
La Umbridge alzò lo sguardo "ha qualcosa da dire?"
Lei continuava a fissare la sua mano, incredula
"Questa non è una punizione... È una tortura!" Esclamò a voce alta.
"Sta contestando la mia punizione?" Chiese la Umbridge, con un sorriso malefico sulle grosse labbra da rospo.
"Credo sia illegale questa cosa" Affermò Irene, guardandola negli occhi
"Benissimo signorina Fabrizi, si è aggiudicata una punizione supplementare" Rise leggermente "ora torni a scrivere"
Lei si arrese e si rimise a scrivere.
Che puttana continuava a ripetere nella mente, provava tantissimo dolore, ma non voleva dare alcuna soddisfazione a quella donna malefica.

La pergamena era completamente piena, sia davanti che dietro.
Chissà da quante ore stava là...

La Umbridge prese la mano della ragazza, osservando compiaciuta il dorso sanguinante
"Credo che per oggi possa bastare!"
Irene ritrasse la mano bruscamente
"ci vediamo domani, alla stessa ora, signorina Fabrizi"
Lei scappò via da quell'ufficio.

"Vecchia! sadica! megera!" Borbottava per il corridoio "Pazza, criminale, la odio"
"Ptss"
Si guardò intorno sospettosa
"Ptss"
Non vedeva nessuno
"Irene sono qua" Disse qualcuno, tirandola per il braccio.
"Oh cazzo Fred!" Esclamò fissando il rosso "mi hai spaventato..."
Il ragazzo sorrise
"Cosa ci fai qua?" Chiese lei in un sussurro
"Ti stavo aspettando... Ti ha tenuto sotto parecchio la Umbridge" Aveva uno sguardo curioso "Cosa ti ha fatto fare?"
Irene nascose il dorso della mano destra
"Ho dovuto scrivere delle frasi..."
Lui la guardava sospettoso, prese la mano della ragazza a forza, notando l'incisione, che lentamente si stava cicatrizzando.
"Ti ha fatto questo?" Chiese lui, passando delicatamente un dito sulla frase.
Lei sussultò dal dolore
"Scusami" Esclamò Fred "ma questa è una tortura" Continuò imperterrito
"È la stessa cosa che ho detto io" Rispose Irene "infatti domani dovrò ritornare per un'altra seduta di punizione"
Il rosso sgranò gli occhi "quella strega me la pagherà" Gli tremava la voce.
"Smettila di fare il paladino della giustizia" Disse la ragazza "non ne ho bisogno"
Tirò via la mano "ora vado. Devo assolutamente mettere qualcosa sulla ferita"

La fortuna di essere una SfigataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora