Capitolo settantuno

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⚠AVVERTENZE⚠
🔴 in questo capitolo ci sono parti che potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno
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"Non è questa la risposta esatta"
Irene fissava sconcertata l'uomo, occhialuto, che sventolava la pergamena davanti a lei.
Aveva studiato duramente per quel test ed era impossibile che avesse sbagliato, non poteva aver fallito.
"Quale risposta?" Domandò agitata, cercando di vedere qualcosa sul foglio che l'uomo continuava a muovere ripetutamente.
"Quella sul primo soccorso" E poggiò il foglio sul banco, davanti gli occhi della ragazza
Lei rilesse la sua risposta per capire dove fosse l'errore

In caso di primo soccorso, si deve prestare immediato soccorso all'infortunato, se è il caso, somministrare qualche goccia di essenza di dittamo. Tranquillizzare il paziente e controllare se ci sono tracce di maledizioni oscure o lesioni gravi. Non si deve spostare l'infortunato a meno che non sia in pericolo di vita. Una volta che il paziente è stato messo in sicurezza e medicato, può essere trasportato all'ospedale magico più vicino.

La ragazza fissò la domanda più di una volta, secondo lei era giusta, non capiva dove stesse l'errore.
Quindi richiamò l'attenzione dell'uomo, alzando la mano
"L'ho riletta, però non ho capito dov'è l'errore" L'uomo abbassò le lenti e la guardò contrariato "me lo può spiegare" Aggiunse lei.
"Non hai scritto che si devono richiedere i dati anagrafici del paziente, e comunque si può e si deve spostare assolutamente l'infortunato, non puoi lasciarlo lì"
Irene non era assolutamente d'accordo, quindi rispose "ma i dati anagrafici non sono necessari durante la procedura di primo soccorso, quelli servono in caso di ricovero"
L'uomo aveva uno sguardo severo "mi stai contraddicendo?"
"No, mi scusi. Non era mia intenzione... Sto solo cercando di capire"
"No, tu stai insinuando che io abbia sbagliato a correggere" L'uomo era decisamente arrabbiato "sono anni che faccio questo mestiere, so cosa si deve fare in questi casi"
Lei era mortificata, non sapeva cosa dire... Non avrebbe voluto farlo arrabbiare, voleva solo capire quale fosse il suo errore.

"Adam perché stai urlando?" Domandò una donna di mezz'età, entrando nella stanza "cosa sta succedendo?"
Irene sapeva benissimo chi era quella donna.
Era una Guaritrice eccellente, tutti al San Mungo la rispettavano, era Eleonor Davies.
"Questa ragazzina sta contestando la mia correzione"
La donna guardò attentamente l'uomo e poi Irene, allungò la mano e prese la pergamena da sopra al tavolo
"Controlliamo la cosiddetta risposta sbagliata"
L'uomo sbuffò infastidito.
La donna si mise a leggere l'intera pergamena, scrutava ogni singola frase alla ricerca di qualche errore, finita la lettura riconsegnò il foglio alla ragazza
"Hai risposto bene a tutte le domande" Irene era fiera di sentire quelle parole "l'unico problema è che hai la scrittura decisamente disordinata" E sorrise "forse è per questo Adam, se hai pensato che ci fosse qualche errore"
L'uomo era decisamente a disagio, accennò un si con la testa ed uscì dalla stanza.
Irene sapeva benissimo che non avrebbe ricevuto delle scuse, quindi non se la prese più di tanto.
L'importante era sapere che quello che aveva fatto era giusto, che il suo studio avesse portato ai risultati desiderati.

Terminato il turno all'ospedale non tornò a casa, non aveva intenzione di infastidire Lee e Janice.
Quindi si diresse al Tiri Vispi Wesley.
Era già chiuso quando arrivò, quindi dovette bussare per farsi aprire.
Dopo ben cinque minuti di urla e diverse bussate, qualcuno venne ad aprire
"Scusami avevo preso sonno" Farfugliò George, con i capelli sparati in aria "non ti avevo sentito"
"E tuo fratello dov'è?"
"Rinchiuso nell'ufficio, circondato dalle carte" Spiegò il rosso, stiracchiando le braccia.
Irene entrò nel negozio, era avvolto nell'oscurità totale, solo una leggera luce proveniva da sotto la porta dell'ufficio dei ragazzi.
"E tu non lo aiuti?" Domandò al rosso, che aveva ancora la faccia assonnata
"No" Esclamò con fermezza "è terribile quando fa i conti... Non puoi dire qualcosa che subito si altera"
Irene si mise a ridere, immaginando Fred e George bisticciare, mentre leggevano le numerose pergamene dei vari contratti
"Io oggi mi sono dato da fare in negozio, quindi tornò a riposare" Dichiarò George "se tu vuoi andare a fare compagnia al bisbetico sai dov'è l'ufficio" E salì le scale, che portano all'appartamento sopra al negozio.
A quanto pare era successo qualcosa tra i due, ma George era ancora nervoso per darle spiegazioni, quindi avrebbe chiesto a Fred.

La fortuna di essere una SfigataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora