Capitolo quarantadue

190 15 3
                                    

La voce di Silente la fece tornare alla realtà
"Tutti gli alunni devono
tornare immediatamente nelle loro sale comuni, seguite i Caposcuola e i Prefetti."

Irene senza pensarci si mise in marcia, i suoi piedi si muovevano meccanicamente.

D'un tratto si ritrovò a varcare la porta della Sala Comune Tassorosso.
Si guardò in torno, erano tutti distrutti, c'erano ragazzi che piangevano, altri che fissavano il vuoto.
Nessuno osava parlare, ognuno era immerso nei suoi pensieri.

La porta della Sala Comune si aprì.
La professoressa Sprout entrò, aveva gli occhi lucidi ed un velo di terrore sul volto
"Non dovete assolutamente lasciare i dormitori!" Disse con la voce tremante
"i Prefetti manterranno il comando fino a nuovo ordine..." Continuò "signorina Drew! Signor Di..." La donna si fermò, stava trattenendo le lacrime "signorina Drew... Dovrà essere solo lei a sorvegliare i suoi compagni..." Dichiarò tra i singhiozzi, poi uscì fuori.

"Dovrà essere solo lei..." Quella frase echeggiava spaventosamente, nella mente di Irene.
Aveva realizzato che Cedric non c'era più.
Il ragazzo sempre sorridente, sempre gentile con tutti, non avrebbe più varcato quella porta.
Stava piangendo, era un pianto silenzioso, malinconico.
Tante erano le domande, ma solo una era la risposta... Cedric Diggory era morto!

Non sapeva quanto tempo fosse passato, forse pochi minuti o forse delle ore.
Si sentiva come in una bolla, lontana da tutti. E a giudicare dalle espressioni dei suoi compagni, non era l'unica.
"Devo sapere cosa è successo!" Continuava a pensare, ma non voleva interrompere quel silenzio colmo di tristezza.
Si alzò di scatto, voleva uscire fuori.
Guardò in faccia Janice, aspettandosi una sua reazione, ma lei non fece nulla.
Anche se la stanza era piena, nessuno prestava attenzione a lei.
Si avvicinò alla porta ed uscì fuori... doveva capire.

Salì di corsa le scale, si ritrovò nel corridoio del primo piano.
Era proprio davanti all'Aula, in cui la sera prima aveva baciato Fred...
"Irene cosa stai facendo? Non devi stare qui!" Alzò lo sguardo e si ritrovò di fronte a Bill Weasley, stava correndo da qualche parte, indossava un mantello da viaggio
"Muoviti! Ritorna nel tuo dormitorio! Stanno succedendo strane cose..."
Lei ascoltò il ragazzo senza obiettare, sembrava veramente spaventato.
Quindi, senza alcuna risposta, ritornò nella sua Sala Comune.

Quella notte nessuno dormì nella Casa Tassorosso, anche quelli più piccoli rimasero svegli nel totale silenzio...

La professoressa Sprout venne a chiamarli per la colazione. Silente avrebbe fatto loro un discorso.
Irene entrò nella Sala Grande, sedendosi al tavolo dei Tassorosso.
"Quello che è successo ieri notte è stato orribile! Però vi chiedo di non tormentare il povero Harry con fastidiose domande in questi giorni. Anche per lui è un momento difficile ricordatelo..." Disse Silente pacatamente.
Non aveva risposto a nessuna domanda, Irene era ancora più confusa.
Non sapeva cosa fosse successo in quel maledetto labirinto.
Però ascoltò attentamente le parole dell'uomo, non avrebbe infastidito in alcun modo Harry Potter.

L'ultima settimana di scuola passò lentissima, non c'era la solita gioia estiva del pre vacanze in giro. Era tutto triste, tutto malinconico.
O forse era Irene che percepiva il tutto così.
Lei non era chissà quanto amica con Cedric, questo è vero, ma il fatto che non lo avrebbe più rivisto la rendeva triste.
Era un semplice ragazzo di diciassette anni, cosa aveva fatto per meritarsi quella fine?

Si stava preparando per il banchetto di fine anno, era rimasta indietro come al solito.
Qualcuno stava piangendo, nella Sala comune.
Quando uscì vide che era la sua amica Janice.
Era strano vederla piangere...
Si avvicinò e senza chiederle nulla, le diede un abbraccio
"P-potevo esserci io al suo posto..." Esclamò tra le lacrime
"Anch'io ho messo il mio nome in quel dannato calice"
Irene le accarezzava dolcemente la fronte
"Ho fatto le ronde, per due anni, insieme a lui ed adesso è morto!" Si stava asciugando le lacrime con il dorso della mano "Avevi ragione Irene... Quel torneo era stupido!" Disse infine alzandosi in piedi.

La fortuna di essere una SfigataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora