Stiles In Wonderland

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Stiles passeggiava con passo felpato tra le mura di quel tetro palazzo. Era certo che i sospetti più disparati si fossero diffusi tra gli abitanti di quel luogo oscuro: era piombato difronte agli occhi di sua maestà la regina di cuori, Kate, durante una delle sue partite di croquet.

Certo non un incontro degno di una sovrana: non sono si era presentato privo di invito ma anche più alto del normale di circa dieci metri... Divorando un fungo che si era capitato sottomano.

La regina non era simpatica: minacciava i suoi sudditi alla ricerca della fantomatica bocca che avesse osato trafugare dalle cucine una delle sue crostate, ma in quel mondo assai bizzarro le cose non vanno mai come previsto... Dunque Kate stipulò una sorta di ossessione per le dimensioni abnormi del corpo di Stiles, altamente simili al testone che reggeva quella misera corona.

Il motivo principale che aveva spinto Stiles ad addentrarsi nel reame della capocciona maledetta, aveva due gambe ed un bizzarro cappello calcato sulla testa. Deciso più che mai a liberare il compagno, il giovane cercò di prestare attenzione al banchetto a cui era stato invitato, attendendo la buona occasione per defilarsi.

Ora correva per un lungo corridoio, la pavimentazione ricordava una scacchiera per via dell'alternanza tra le mattonelle nere e bianche. Se solo non ci fosse stata in palio la vita del cappellaio, si sarebbe perfino preso la briga di non calpestare le righe tra una tessera e l'altra.

"Dove procedere con tale passo spedito?" il fante di cuori, Peter, gli mozzò la strada.

"Perché mi stavate seguendo?" pan per focaccia, l'uomo rise sornione.

"Come si può ignorare tanta bellezza quando la si ha difronte allo sguardo?" sussurrò ammaliato, accarezzando tremante la chioma di Stiles. Lo stesso Stiles che giurò di averlo visto flirtare con la regina qualche minuto prima.

"Ma fatemi il piacere" con uno scossone si fece strada, accelerando il passo per incrementare la distanza che lo separava da quel losco individuo.

Un ruscello scarlatto per via di uno stagno di teste mozzate, gli indicò la via.

Avvertì uno sferruzzare provenire dall'altro capo della porta sul fondo del corridoio e senza indugiare oltre la spalancò.

Vi trovò Derek, il cappellaio del reame, canticchiante mentre realizzava dei buffi copricapi.

"Stiles!" esultò gioioso, fece per alzarsi e raggiungerlo quando un enorme catenaccio gli pesò sulla caviglia.

Dolcemente Stiles scivolò al suo fianco, come a volergli sottolineare tacitamente che non dovesse farsi una colpa di quel mancato contatto.

"Sono tornato in attività!" esclamò battendo le mani ed il ragazzino notò una certa luce nei suoi occhi: uno blu e l'altro verde.

"Mi era mancato così tanto creare nuovi cappelli!" prese per mano il ragazzo, mostrandogli l'allegra esposizione che aveva allestito.

C'era un cappello a forma di cigno, una corona, un copricapo con le piume... Uno che emetteva una melodia... L'altro con le frange... Uno perfino con dei campanelli.

"Sono davvero meravigliosi Derek" Stiles ne accarezzò uno. "È un vero peccato che siano destinati alla regina" quella frase, che di per sé non aveva la pretesa di essere un reale insulto, ferì gravemente il cuore del povero cappellaio.

"Ma cosa mi è preso..." d'istinto scagliò a terra le bozze per i futuri progetti e lanciò all'altro capo della sua prigione le forbici da sarto.

"Derek!" Stiles corse in suo soccorso: il viso dell'uomo era divenuto pallido e le tinte del trucco che gli adornava il viso irreparabilmente opaco.

"Ero così felice del fatto di essere tornato a svolgere la mia mansione, da non aver considerato che tale lavoro mi era stato commissionato da colei che ha.. Rovinato la mia esistenza.." Stiles sapeva bene a quale misfatto Derek stesse alludendo, lo aveva reso partecipe della catastrofe quando le sue dimensioni erano pari a poco più di uno spillo e la spalla del moro era il suo biglietto da viaggio.

Kate aveva liberato un terribile mostro, il ciciarampa, che aveva arso l'intero villaggio dove Derek abitava con la sua famiglia... Sterminandola.

"Sono diventato pazzo" biascicarono per lui i suoi sensi di colpa.

Stiles si mise sulle punte delle scarpette che i servitori di corte gli avevano reperito, poggiando le labbra sulla fronte del cappellaio, per decretarne la temperatura.

"Temo di sì. Sei diventato irreparabilmente matto... Ma ti svelo un segreto, tutti i migliori sono matti" gli sorrise amorevolmente.

"Ci siamo quasi Derek. Ho intenzione di fare visita alla regina bianca per domandare l'aiuto delle sue truppe" le mani del giovane si strinsero a coppa attorno al volto del moro.

"Credi che Allison sia disposta ad aiutarci?" Stiles sollevò le spalle, dubbioso.

"Il biancoglio, Scott, mi ha portato qui per una ragione ed intendo essere utile alla causa" il cappellaio fece un passo nella sua direzione.

"Come sta' il leprotto marzolino? E gli altri?".

"Isaac è già al castello della regina, Erica e Boyd sono venuti con me per liberare lo stregatto" Derek arricciò il naso.

"Quel tipo non mi piace. Vuole rubarmi il cappello!" se lo calcò per bene sulla testa.

"Manca poco Derek e avrò finalmente compiuto il giorno gioiglorioso" lo incoraggiò.

"Ed io ballerò la deliranza" la risata di Stiles si spense non appena immaginò le conclusioni del suo viaggio.

"Ed io tornerò a casa..." fu il cappellaio ora a consolarlo, abbracciandolo.

"Mi mancherai quando mi sveglierò"

Stiles riemerse dalla stessa buca in un cui era caduto. Si convinse che dovessero essere trascorse un paio d'ore nel mondo che comunemente viene definito come reale.

Avanzò tra la folla, curiosa di vederlo riemergere dopo la sfuriata che aveva accompagnato il suo allontanamento dalla cerimonia di fidanzamento.

"Suppongo che mio padre abbia preso un numero di decisioni sufficienti per mio conto" decise di aprire così il suo discorso, il primo da debuttante nella caotica società londinese.

Li rivide tutti: i due gemelli, la regina rossa e bianca, il bianconiglio e perfino lo stregatto... L'unica differenza che i loro volti corrispondevano perfettamente a soggetti che conosceva.

"Viviamo in un mondo dove siamo costretti a seguire delle norme. Amiamo chi non possiamo avere o più semplicemente... Tradiamo" il suo sguardo corse ad individuare Peter.

"Oppure attendiamo un principe azzurro che non arriverà mai" avanzò verso il patio tra lo sguardo della folla.

"Ciò di cui sono sicuro è che non intendo sposarti Matt. Mi dispiace ma non sei tu ciò che il mio cuore reclama" lo sgomento del giovane fu tale che fu palese il fatto che in ballo ci fossero più conti in banca che sentimenti.

"Padre, ti chiedo perdono. So che lo avete fatto con le migliori delle intenzioni ma la vita in gioco è la mia ed anche la mamma sarebbe stata d'accordo con la mia idea di riprendere il mano la compagnia, piuttosto che cederla" gli strinse le mani in un gesto speranzoso.

Il brusio generale si sollevò quando il ragazzino corse lontano dal ricevimento. Si addentrò per i giardini del palazzo, fino a quando delle forti braccia non arrestarono il suo passi.

"Sbaglio o hai appena rovesciato il sistema di Londra?" rise di cuore Derek.

"Disse colui che mi ha seguito fin qua giù".

"Credi ancora a cinque cose impossibili prima di fare colazione?" chiese il moro.

"Salpare domani mattina con Derek Hale per le indie e la numero uno" concluse, baciandogli le labbra

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Mi piacerebbe tanto scrivere una fanfic dedicata unicamente a questo racconto ma prima di farlo, come sempre, domando il vostro parere. Vorreste leggere le avventure di "Stiles in wonderland?" (chiaramente ispirato alla versione di Tim Burton)❤️

So cold ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora