McDonald's

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Derek oramai ha perso la cognizione del tempo.
Fissa l'orologio posto difronte al proprio letto, domandandosi se quelle dannate lancette avranno mai intenzione di fermarsi.

Ci aveva perfino provato, a suicidarsi, ma evidentemente non era capace nemmeno in quello. Gli addetti al pronto soccorso lo trovarono ferito sul pavimento della cucina della sua abitazione.

Tre mesi di rianimazione, il braccio perfettamente funzionante a differenza della mente e del cuore, eternamente in lotta.

Benché odiasse sè stesso, Derek si concesse di colmare il suo stomaco.
Non si preoccupò di cercare nell'armadio abiti adatti, si infilò una felpa e scarpe per dirigersi verso il McDonald's più vicino.

Fece fatica a scavalcare quel cumulo di immondizia che aveva accumulato nella sua stanza, ma come la psicologa lo aveva rassicurato: era più che normale che soggetti come lui acquisissero tendenze accumulatrici.

Attraversò le strade senza preoccuparsi che nessun'auto sopraggiungesse, spalancando poi la porta della catena di fast-food.

Deserto. Come comprensibile nel cuore della notte. Non che Derek nutrisse il desiderio di incontrare qualcuno.

Guardò il menù appeso sopra al bancone, sperando di individuare il cibo più calorico dalla lista.

"Buonasera... Sarebbe meglio dire buonanotte haha anche se mi dà l'impressione di un augurio di buon sonno, cosa vorrebbe ordinare?" il commesso, un ragazzino ricoperto di nei, sbucò dalla cucina.

Derek lo trovò insopportabile.

"Fammi un menù. Coca cola media, patatine" commesso digitò rapidamente sul touchscreen.

"Vuole salse?".

"No."

"Desidera donare un dollaro per-"

"No".

"Ehi, brutta nottata?" con tanto che Derek avrebbe desiderato confessare che ad essere brutta non era una notte ma l'intera esistenza che lo affliggeva, preferì allontanarsi.

Si sedette ad uno dei tavolini, venendo disturbato dal canto di quel ragazzino intento a friggere il suo cibo. Era solo in cucina, eppure faceva parecchio baccano.

"Ecco qui il tuo ordine. Sicuro di non avere bisogno di aiut-" Derek era già uscito.

Tre giorni dopo la situazione si ripeté.
Lo stomaco di Derek aveva iniziato a brontolare, orario improponibile per mangiare, stesso ragazzino.

"Buona sera Derek, cosa posso offrirti?".

"Ma che diavolo-".

"Non fare quella faccia, non sono uno stalker. Ho semplicemente preparato io l'ordine che hai prenotato con il deliveroo l'altro giorno. Dato che era lo stesso, ho dedotto fossi tu. La vetrata del fast-food affaccia sui palazzi dove vivi" sbatte' rapidamente le ciglia.

"Se ricordi il mio ordine, è quello che voglio" il ragazzo saltellò di gioia e corse a preparargli lo stuntino di tarda notte.

"Derek?" lo chiamò mentre disponeva l'insalata sul panino.
Il ragazzo di limitò a sollevare le sopracciglia.

"Vivi da solo?".

"Perché ti importa?".

"Beh siamo solo noi al momento, per fare conversione" spiegò.

"Che ti fa credere che voglia parlare con te?" ahia, il ragazzino ci rimase male.

Derek si alzò, poggiandosi al bancone.

"Si, sono solo. Tu?".

"Anche io" un raggio di sole come lui, conosceva il significato del termine solitudine?.

"Intrattieni così tutti i clienti?" un sorriso gli nacque sulle labbra.

"Solo tu. Solidamente la gente parla con me solo per lamentarsi della cottura della carne o per poter cambiare giocattolo in sopresa con l'happymeal" raccontò.

Derek ci pensò su.

"A che ora finisci il turno?" lui guardò l'ora d registratore di cassa.

"Venti minuti".

"Allora voglio un happymeal" il commesso lo guardò stranito.

"E voglio che tu lo mangi con me. Non posso ospitarti a casa mia, c'è... Disordine".

"Possiamo cenare nella mia jeep!" propose allegro.

Il duo di diresse nell'auto, azionando il riscaldamento.

"Come ti chiami?".

"Stiles".

"Stiles cosa hai trovato nel tuo happymeal?" Derek lo guardò divorare le patatine.

"Beh me la sono scelta da solo. Quindi ho preso il giochino degli avengers più figo che c'era!" fece volteggiare una minifigures di Ironman.

Parlarono di tutto e di niente, ma Derek sentì di volergli un gran bene.

"Devo andare".

"Ma Derek ci stavamo divertendo!" fece un musino triste.

"È quasi l'alba e anche tu hai bisogno di dormire" aprì la portiera.

"Aspetta!" Stiles appuntò su di un tovagliolino il suo numero.

Trascorse un mese. Un mese di messaggi continui (Stiles venne richiamato dal capo) e cene nella jeep.
Derek prese coraggio: si fece la doccia, pulì la sua stanza, parlò alla psicologa di questo fantastico ragazzino.

Ecco un'altra notte. Stessa fame... Nessuno Stiles.

"Sera. Cosa le offro?" domandò un tizio biondo e ricciolino.

"Stiles".

"Prego? Non credo sia sul menù" rispose confuso.

"Dov'è?" solo allora il giovane capi'.

"Oh, intendi il capo. È stato promosso oggi. È passato al turno mattutino" Derek fece marcia indietro.

"Signore! L'ordine!".

Derek stava per tornare a gettarsi sul letto, maledicendo il suo stupido cuore quando un fischio richiamò la sua attenzione. "Ehi bel moro. Vai da qualche parte?".

Stiles era nel parcheggio, un sorriso e la solita jeep. Derek gli corse incontro.

"Complimenti per la promozione" gli sorrise.

"Doveva essere una sorpresa, che ne dici di festeggiare? Ti porto in un posto" agitò le chiavi.

"Non sono vestito adeguato".

"Sei perfetto. Come sempre" si lasciò convincere.

Stiles lo portò in riva al mare, fissarono le stelle tutta la notte... Stretti... Vicini a sussurrarsi segreti e le promesse di future colazioni assieme.

Trascorsero tre mesi.

"Buongiorno. Cosa le servo?" domandò Derek, cercando di essere cortese.

"Salve. Un menù con sprite" chiese il cliente.

"Arriva subito. Ecco il suo resto" Derek si avviò nel retro cucina, disponendo i panini sulle griglie.

Due braccia lo avvolsero.
"Stiles, siamo in servizio e tu sei il mio capo" lo bacchettò.

"Sono prima di tutto il tuo fidanzato" gli ricordò.

Approfittando del momento, Derek lo sollevò, poggiandolo sul di un ripiano per baciarlo sulle labbra. "Tu il mio" gli mormorò, prima gli stampargli baci su tutto il viso.

"Non così vicino al microfono. Ci potrebbero sentire dal drive" ridacchiarono.

"Stasera parlerò a mio padre della nostra convivenza".

"Passo a prenderti appena ho finito con la psicologa, così ti aiuto con le valige".

"Bravo il mio amore, ora servi il cliente. Non credo che la sua pancia si sazi con il nostro amore".

E Derek sorrise.

So cold ❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora