Il Re Degli Scacchi

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Attenzione! La storia si ispira alla serie "la regina degli scacchi" (che vi consiglio). Sebbene la trama sia elaborata secondo una mia interpretazione e differisca dalla trama originale in gran parte, sono contenuti piccoli spoiler.

Se chiudete le palpebre ed ascoltate i rumori prodotti da una partita di scacchi, vi sorprenderà quanto essi siano simili a quelli di uno scontro tra armi bianche.

Sentirete la regina invocare l'audacia dei suoi alfieri.

I cavalli sbuffare e battere, frustrati, gli zoccoli sulla scacchiera.

Potrete udire lo strisciare insistente delle pedine, da una casella all'altra, un pedone arrancarsi per eseguire gli ordini.

Se siete fortunati potreste perfino assistere alla deposizione di un re: quel momento in cui, stremato dalla battaglia il sovrano getta la corona ai piedi del sovrano rivale... Una mossa comunemente denominata come 'scacco matto'.

Mi chiamavano il bambino prodigio: a otto anni, in uno scantinato malmesso di un orfanotrofio maschile, apprendevo i rudimenti del gioco degli scacchi, pendendo dalle labbra dell'anziano custode di quel tetro luogo.

Vi ero finito dopo che mia madre si era suicidata: erano mesi che si atteggiava scontrosamente con mio padre, gli aveva perfino vietato di farmi visita.

"Tyler Hale! Fammi vedere almeno nostro figlio, Talia!" aveva urlato una notte di luna piena, pregando e sussurrando all'uscio di casa affinché mia madre gli concedesse questa grazia.

"Nostro figlio? Non puoi esserne certo" gli aveva ringhiato, costringendolo a supplicare alle nostre finestre.

"Comunque lui detesta quel nome, preferisce farsi chiamare Derek!" il rompo del motore come risposta a quest'ultima provocazione.

Mia madre accaparrò ogni oggetto che portasse il suo nome che possedavamo: diversi quadri, libri e perfino la sua tesi di laurea...
Bruciò tutto.
Infine anche sé stessa.

"Chiudi gli occhi" furono le ultime parole che mi riservò.

Nell'orfanotrofio ebbi modo di farmi degli amici: un certo Boyd, un ragazzo più grande di me che per consuetudine (forse non ricordava esattamente il mio nome) mi aveva affibbiato il soprannome di 'mozzarella' essendo abbastanza pallido.

Trascorsa poco più di una settimana lì dentro, mi resi conto che lo scopo dei nostri educatori consisteva nel tenerci a bada il più possibile.

Canto, storia, letteratura, pastiglie per l'umore.

Storia, canto, letteratura, pastiglie per l'umore.

Letteratura, canto, storia, pastiglie per l'umore.

Delle meravigliose pillole verdi che sprigionavano un'azione soporifera paradisiaca, soprattutto utili per memorizzare le nozioni degli scacchi che apprendevo dal custode.

La notte rigiocavo le partite, Boyd accanto a me dormiva beato, mentre io tentato di far mia la così detta 'difesa siciliana'.

Passarono anni e nessuna famiglia sentì mai il bisogno di adottarmi, così quella villa divenne una seconda casa per me.

Finché un giorno il custode mi presentò un uomo: era il capo del club di scacchi della città, era venuto a testare il mio talento.

Ottenni il consenso del direttore per partecipare alle sedute del club, vincendo partita dopo partita e fu allora che il mio sguardo si posò su un paio di occhi miele: la mia rovina.

"Così tu sei il bambino prodigio, mh?" il liceale si era avvicinato a me, mentre attraversavo i corridoi della scuola.

Non risposi.

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