Coda

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La pioggia nel pineto.
Derek amava quella poesia, come solo un lupo può assecondare il richiamo della foresta, quando questa è inumidita dalla rugiada mattutina.

Derek di notti nella riserva ne aveva trascorse, solo e ferito.
Nonostante per lui fosse proibito, dalla sua natura, spsrim sulla pelle il freddo... Gli pareva quasi di poterlo avvertire quando se ne stava sdraiato a terra.

La durezza tipica del terreno, cedeva posto a zolle molto più confortevoli, senza contare che l'aroma di terriccio umido gli conciliava dolcemente il sonno.

L'erba verde e rigogliosa, pari alle sfumature leggibili nelle sue iridi, gli accarezzava teneramente il volto. Derek volle convincersi che quelle premure gli fossero riservate dalla madre, ormai ricongiunta alla madre terra.

Era solo e senza un tetto sulla testa: si rifiutava di ripararsi in qualche grotta naturale o di scavarne una egli stesso, poiché gli spazi angusti gli facevano tornare alla mente, la claustrofobia che gli bloccò i polmoni per via di un mix di fumo e fiamme.

Dunque, riposare disteso sui prati era certamente una scelta più saggia per la sua salute mentale. Isolato com'era dal mondo, si concesse di versare una lacrima.

Salata e dolorosa, che scivolò via come se anch'essa non volesse disturbare troppo quel ragazzone ferito. La vita da nomade iniziava a pesargli: inizialmente si era rifugiato nella Camaro di famiglia ma gli odori impressi sui sedili e sulla tappezzeria, lo rendevano troppo poco lucido per guidare con saggezza. Infondo sarebbe stato come stringere il volante in stato di ebrezza, con l'unica eccezione che il giorno seguente non si sarebbe svegliato in preda ad un mal di testa atroce e probabilmente assalito da un senso di nausea: avrebbe fatto male sempre e comunque.

Aveva modo di lavarsi in qualche bacino naturale mentre gli abiti li gettava in qualche lavanderia a gettoni, premurandosi di fissare il cestello in rotazione, pur di non incrociare lo sguardo altrui.

Lui stesso faticava ad accettare il suo riflesso: sul collo riportava l'ennesimo succhiotto di Kate, prova tangibile di un rapporto malato e possessivo... Privo d'amore.

Aveva pensato di chiedere aiuto, conosceva l'esistenza di psicologi le cui sedute erano autonome, ma con che coraggio un ragazzo come lui avrebbe potuto confessare di essere stato sottomesso da una cacciatrice psicopatica?.

Aveva perfino pensato di togliersi la vita: nessuno se ne sarebbe accorto.

Eppure qualcosa lo aveva fatto ricredere: qualcuno che portava il nome di Stiles Stilinski.

Anche in quel momento Derek stava osservando la pioggia, dal lucernario posto al di sopra del letto matrimoniale dove si era addormentato la sera precedente.

Quel piccolo particolare della camera da letto, lo aveva colpito immediatamente: come se in tal modo il suo lupo si sarebbe sentito meno oppresso, spesso ammirava la luna da quel piccolo ritaglio nel soffitto.

Il dolce ticchettio delle gocce, creava una melodia naturale così armoniosa da aiutarlo a distendere i muscoli costantemente tesi.

La pioggia batteva in sincronia con il respiro, appesantito dal sonno, di Stiles. Non era ben chiaro chi stesse abbracciando l'altro, tanto i loro corpi erano intrecciati. Un groviglio che emanava calore e protezione.

Derek si concesse del tempo per ammirare il ragazzino che gli aveva rubato il cuore, senza che quest'ultimo attaccasse con la sua parlantina o lo scrutasse a sua volta: aveva imparato che non esisteva nulla di così potente dello sguardo indagatore di Stiles.

Accarezzò dolcemente una guancia, ricalcando con il pollice la vastità di nei più evidenti.
Percorse gli zigomi con l'indice, per poi affondare le dita in quel mare di cioccolato al latte che erano i suoi capelli.

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