Aeternum, Stiles

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Avvicinatevi pure signore e signori, gente da ogni dove... Perché state per assistere ad uno degli spettacoli più sconvolgenti della vostra vita.
Avvicinatevi perché certe meraviglie meritano di essere osservate da vicino, cogliendone ogni dettaglio. Avvicinatevi ed osservate attorno a voi, perché perfino un distratto non potrebbe fare a meno di cogliere arte in ogni dove in questo luogo.
Benvenuti nella città eterna
Benvenuti nella città che è la meta di ogni strada
Benvenuti nella città dove potere e sangue sono l'uno la conseguenza dell'altro.
Bemvenuti a Roma.
È un questo teatro che sarebbe perfino riduttivo definire come spettacolare, che il giovane puer Stiles, stava seguendo a passo svelto il padre: il valoroso prefetto del pretorio Noah.
La tunica gli era leggermente d'ingombro o forse era semplicemente la sua andatura ad essere maldestra. Probabilmente anche per quello si era guadagnato il soprannome di 'claudus' ovvero zoppicante.
Il foro era letteralmente in fermento : c'erano venditori che gridavano a gran voce la qualità dei loro prodotti, domine che chiacchieravano di come acconciarsi i capelli al meglio e bambini che correvano spensierati.
Stiles ebbe giusto il tempo di scompigliare i capelli ad uno di loro, prima di essere richiamato dal padre.
Si diressero vero il Colosseo, poiché si sarebbero tenuti degli spettacoli gladiatori; i più stupefacenti del secolo a detta degli organizzatori.
Stiles non era un grande amante di queste forme esplicite di violenza, ma desiderava comunque assistervi per un motivo non di poco conto.
Una volta fatto il proprio ingresso nel Circo Massimo, i due presero posto, scavalcando i sandali dei romani che si erano accomodati prima di loro.
"Papanem et circenses" sospirò Noah, come se fosse nel proprio ambiente, felice di trovarsi su quelle sedute con il figlio.
"Ti vedo carico per questo scontro" gli fece notare Stiles, lui annuì.
"Ho sentito che hanno fatto arrivare dalle colonie africane numerosi leoni. Ci attende un bagno di sangue degno di nota" si riempì la voce di aspettative.
Stiles degluti' sonoramente.
"... Non oggi... Te ne prego" sussurrò, sperando di non essere udito dal padre a causa della folla assordante.
I giochi ebbero inizio e molti gladiatori, ed altrettanti animali, persero la vita.
La folla acclavama i vincitori
Urlava i loro nomi con un tono così alto che pareva scuotere l'intero Colosseo, come se fossero convinti che così facendo, i nomi dei gloriosi combattenti si sarebbero scalfiti nella pietra.
Gli scontri stavano quasi per esaurirsi e Stiles stava letteralmente facendo a brandelli la toga che stringeva tra le mani, non avrebbe potuto sopportare di vederlo morire... Non lui.
"Ed ora, preparatevi allo scontro tra il gallico Derek e il celtico Isaac!" strillo' l'organizzazione dei giochi.
A Stiles mancò il fiato quando vide l'uomo di cui era perdutamente innamorato, fare il suo trionfale ingresso completamente bardato in tenuta da gladiatore.
La carnagione leggermente olivastra splendeva a causa degli olii di cui i muscoli erano cosparsi, nelle mani stringeva due lunghe daghe.
Salutò la folla, il politico più eminente presente nella gradinata riservata e fece scorrereo sguardo tra i presenti... Come se lo stesse cercando.
Fortunatamente grazie alla posizione sociale del padre, Stiles aveva diritto ad una seduta facilmente riconoscibile, come sancì il fatto che lo sguardo silvestre di Derek non mancò di individuare.
Stiles si alzò in piedi ed applaudi' più forte.
"Finalmente ti vedi coinvolto nei giochi, figliolo"
"Oh padre, se solo sapessi" si trovò a pensare il castano.
Lo scontro fu particolarmente acceso e nessuno dei due rivali pareva cedere sotto ai colpi dell'altro.
Stiles trattenne il respiro per tutta la durata del conflitto, urlando ogni qualvolta Derek venisse colpito dai fendenti dell'altro.
Mai vittoria fu più gloriosa e il castano si trovò ad innamorarsi, se possibile, ancora di più del moro quando decise di non infliggere l'ultimo colpo mortale al rivale a terra.
A Stiles non importo' altro.
Non piede ascolto al padre che lo richiamava.
Alla folla che imprecava per le gomitate che stava assestando per raggiungere il livello inferiore del circo.
Improvvisamente le esclamazioni assordanti si fecero silenzio, perché solo una voce meritava di essere ascoltata : quella di Derek.
Stiles corse fino a perdere un sandalo, per raggiungere quello stretto corridoio secondario dove si davano appuntamento alla fine di ogni scontro, lontano da sguardi indiscreti.
Il gladiatore era già lì, appoggiato alla parete, madito di sudore.
"Derek" continuava a ripetere il più piccolo, gettatosi tra le sue braccia.
In tutta risposta il moro gli baciò il collo e se lo strinse contro.
"Ho avuto così paura" sussurrò Stiles, prendendoli il volto tra le mani, come a volersi accertare che il suo amato fosse realmente accanto a lui.
"È tutti finito. Sono qui... Con te" rispose con tono dolce, baciandolo finalmente sulle labbra.
Si baciarono per attimi che parvero infiniti, ma troppo brevi se paragonati al bisogno che l'uno aveva dell'altro.
Le mani di Stiles accarezzavano il suo petto nudo, tastandone la forza.
Derek lo prese in braccio, facendo aderire il castano al muro di pietra cone spalle.
"Non voglio più vivere quel tipo di terrore" confessò Stiles, visibilmente commosso.
"Non dovrai, amore mio. Dopo questa vincita ho riscosso il denaro sufficiente per fuggire via da qui" il castano sorrise, poggiando la fronte su quella del compagno.
"Ce ne andremo da questa città, solo io e te" completò Stiles.
"Non sarò più costretto a vestire questa toga" lo baciò con passione.
"Questo era il male minore, se proprioa trovavi così fastidiosa te l'avrei tolta prima" rise Derek, smorzando la tensione.
"Sai cosa intendo, stupido. Niente più classi sociali che ci dividono" ad entrambi parve di sognare.
"Niente più quegli strazio di spettacoli dove ti vedo combattere per la vita".
"Fuggiremo questa notte. Verrò a prenderti con due cavalli. Andremo a nord, verso la Gallia"
"Ego amo te, Derek"
"Aeternum, Stiles"

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