Hotel

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"Il modo migliore per proteggersi da COVID-19 è lavarsi frequentemente le mani con acqua e sapone o con soluzione a base di alcol. In questo modo si eliminano i virus eventualmente presenti sulle mani e non si corre il rischio di infezioni che potrebbero verificarsi toccando naso, bocca e occhi".

Tyler lesse rapidamente il cartellino illustrativo plastificato, posto in bella vista sulla scrivania della hall dell'hotel che qualche settimana aveva prenotato.

In un angolo remoto della sua mente si domandò quando tutto questo caos sarebbe terminato e mentre si interrogava, premeva delicatamente lo stantuffo del disinfettante per mani che la segreteria gli aveva offerto.

"Perfetto signor Hoechlin, la sua stanza è la numero centodue. Le consegno la chiave.Se dovesse avere problemi può contattarmi grazie al telefono fisso posto sul comodino. Le pulizie e la sanificazione delle stanze vengono effettuate ogni mattino verso le ore dieci, se questo interferisce con il suo riposo può domandare che il servizio venga posticipato" la cordiale ragazza offrì a Tyler una serie di documenti da firmare, qualche filippina sulla caparra e altre questioni irrilevanti del momento.

Afferrate le chiavi, il moro si diresse verso l'ascensore principale, domandandosi quale piano sarebbe corrisposto alla sua stanza.

"Signor Hoechlin! Non si affatichi a portare con sé le valigie. Il facchino è disponibile attualmente!" la giovane alla scrivania indicò con la penna un collega vestito di tutti punto, in uniforme, disposto a sobbarcarsi il peso dei suoi bagagli.

Tyler era certamente un uomo famoso, questo dettaglio era intrascurabile, ciò però non lo aveva portato a modificare l'immagine di sé che credeva lo rispecchiasse al meglio: contava di essere un ragazzo molto alla mano e spesso declinava molti vantaggi derivati dalla fama.

"Non vi preoccupate. Si tratta solamente di un borsone, penso di potercela fare da solo. Una piccola punizione che sono disposto ad infliggermi perché non mi sono recato in palestra questa settimana" nonostante i loro volti fossero parzialmente occultati dalla mascherina, Tyler poté giurare di averli visti sorridere... Per lo meno a giudicare dalle simpatiche fossette che adornarono i loro sguardi.

Una volta richiuse le porte dell'ascensore, il ragazzo pigiò la pulsantiera in modo che questa lo conducesse al terzo piano: voltando l'etichetta della chiave aveva notato che accanto al numero, era indicata anche l'ubicazione.

Non gli erano mai piaciuti gli ascensori, lo facevano sentire incredibilmente vulnerabile: la sua vita era letteralmente appesa ad una corta che lo elevava a tal punto che se fosse accidentalmente accaduto un guasto, per lui non sarebbe più esistito scampo.

Le pareti erano incredibilmente ravvicinate e l'intenso aroma del disinfettante che si era spalmato poco prima sulle mani, certamente non lo aiutava a prendere dei respiri sufficientemente ampi per rinfrescare la mente.

Fece così l'unica azione che sapeva lo avrebbe aiutato a placare quella tempesta interiore: afferrò il cellulare, aprendo la chat che stava intrattenendo con la persona più importante della sua intera esistenza... Persona che guardacaso gli aveva appena inviato ben tre messaggi.

"Ty".

"Dato che sono certo che lo verrai a sapere perché diciamocelo, quando combino un guaio tu e quei tuoi dannatissimi occhi, mi spingono sempre a confessare...".

"Oggi ho fumato una sigaretta. Prima che tu lo dica: lo so, è sbagliato e nuoce gravemente alla salute... Do anche perfettamente che questo mi costerà caro dato che avevamo stabilito che per ogni sgarro ti avrei pagato un intero mese di palestra... Ma sono davvero teso a causa di tutto questa situazione e mi manchi terribilmente".

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