Capitolo 67b

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-Signorina-
La voce dell'infermiera e la sua mano che mi scuote mi svegliano. Stropiccio gli occhi rendendomi conto di essermi addormentata sulla sedia e la luce che entra dalla finestra mi fa capire che è già mattina.
-Il paziente è cosciente -mi informa la signora e io subito scatto in piedi -Vuole vederlo?-
Annuisco veementemente
-Stanza 308-
Corro verso la camera indicata e irrompo dentro spalancando la porta, ma appena lo vedo, mi paralizzo sul posto.
-Myra-
Il mio nome detto da lui rievoca troppi ricordi, ma il suo sorriso immutato fa scomparire tutti quelli brutti.
-Non sei cambiata per niente -dice mettendosi a sedere un po' a fatica e io mi avvicino prontamente per aiutarlo
Ci ritroviamo faccia a faccia: solo pochi centimetri ci separano. Nemmeno lui è cambiato: stessi occhi, stesso sorriso. E visti da vicino mi fanno ancora lo stesso effetto... Faccio per allontanarmi, ma lui mi prende la mano, stringendola forte.
-Scusami. Scusami per quello che ti ho fatto, per quello che ti ho detto. Me ne pento ogni giorno, ogni singolo secondo -dice e all'improvviso al posto del suo sorriso c'è una smorfia di dolore
Decido di dargli un'occasione e mi metto a sedere sulla sedia accanto al letto, ma ritraggo leggermente la mano per fargli capire che deve mollare la presa e lui lo fa. Appoggio le mani sulle mie gambe incrociate e attendo che lui parli:
-Quando te ne sei andata, ho capito che avevo fatto la cazzata più grande della mia vita. Lasciarti andare è stato uno sbaglio. Baciare Luna è stato uno sbaglio. Non dirti "ti amo" è stato lo sbaglio più grande di tutti-
Sbarro gli occhi a quell'affermazione. Luna me l'aveva detto, ma io credevo si stesse prendendo solo gioco di me... Invece era vero. Thomas mi amava. O mi ama ancora?
-Ho provato in ogni modo a ricontattarti, ma tu ovviamente mi avevi bloccato dappertutto. Ti ho cercato, ma ho scoperto che eri andata via dalla regione e nessuno sapeva dove. Ho implorato l'aiuto di Gemma, ma lei mi ha sempre mentito dicendo che non aveva più notizie tue da quella notte. Così ad un certo punto mi sono arreso e visto che non riuscivo a vivere nel paese in cui avevo condiviso tanti momenti con te, sono andato via anch'io. Ho vagabondato un po' in giro per l'Italia, finché non ho trovato un lavoro a Torino. Ironia della sorte? Dopo qualche mese che ero qui, all'improvviso vedo un tuo stato su whatsapp: mi avevi sbloccato ed eri proprio a Torino!-
Non ci avevo mai pensato prima, ma in effetti il motivo per cui Thomas non mi aveva più ricontattato dopo quella notte poteva anche essere il fatto che io l'avessi bloccato dappertutto. Però non l'ho mai sbloccato e allora perché all'improvviso vedeva i miei stati? Ma certo, avevo cambiato cellulare dopo che Paulo mi aveva rotto quello vecchio e le impostazioni devono essere tornate al default.
-Ero così felice, credevo di avere finalmente una chance per riparare al mio errore, però non sapevo davvero cosa scriverti, come iniziare la conversazione. Alla fine ho optato per fare finta di nulla, di riscriverti come un vecchio amico, ma il fatto che tu mi abbia palesemente ignorato mi ha fatto capire che era l'approccio sbagliato. Ho pensato molte volte di riprovare, però ogni volta mi sopraggiungeva il pensiero che forse tu mi avevi dimenticato, che eri andata avanti nella tua vita senza di me. Come avrei potuto biasimarti dopo quello che ti avevo fatto io? Per questo non ti ho più riscritto... Non perché avessi smesso di amarti: quello non l'ho mai fatto-
Le sue parole sono come proiettili: le sento perforarmi il cuore, attraversandolo strato dopo strato, uccidendomi e al contempo ripotando in vita i segreti sepolti nel profondo. Thomas mi ama. Mi ha sempre amato e ha cercato di dirmelo in ogni modo, ma io stupida gliel'ho sempre impedito. Non è lui ad avermi buttato nel dimenticato, bensì io ad averlo allontanato ed escluso dalla mia vita. La domanda sorge spontanea: e se avessi risposto a quel messaggio? Se gli avessi dato l'occasione di parlare, spiegare e scusarsi tempo fa? Non ho bisogno di cercare la risposta, perché è palese: se invece di ignorare quel messaggio e ubriacarmi per dimenticarlo, avessi risposto oggi amerei Thomas e starei ancora odiando Paulo. Sarebbe tutto invertito, tutto diverso e forse anche tutto più sensato. Una lacrima solitaria gemma dal mio occhio: è una sola, ma basta per esprimere tutto lo sconforto e lo stupore che si prova nel rendersi conto di come la vita intrecci le fila dei nostri destini, di come il destino si faccia beffa dei nostri amori, di come fonda dolore e gioia rendendo impossibile distinguerli. Sento la mano di Thomas sulla mia guancia spazzare via quella lacrima, mentre il suo sorriso cerca di rimediare all'irrimediabile corso della storia.
-Sono quasi morto ieri notte, ma sai ne è valsa la pena: ho ritrovato te-
Sgrano gli occhi nel sentire quelle parole e incrocio i suoi di ghiaccio, che come sempre mi guardano imperturbabili
-L'infermiera mi ha detto che sei rimasta qui tutta la notte e che se sono salvo, è anche grazie alle tue preghiere. Non sono mai stato un credente, ma per te potrei cambiare anche questo -aggiunge con una risatina finale
Ed è quando nomina le preghiere che il groviglio di emozioni nella mia testa si districa. Prendo la sua mano appoggiata alla mia guancia e la allontano dolcemente dal mio viso. Lui mi guarda confuso e io finalmente gli parlo:
-Quando ho sentito che stavi male, mi sono sentita morire. Il mio unico pensiero era rivederti il prima possibile con gli occhi aperti e il sorriso sul volto. Rivederti come ti avevo lasciato. Non mi importava del fatto che mi avessi spezzato il cuore o che potessi farlo ancora una volta: volevo solo che tu stessi bene e lo volevo perché ti ho amato -dico e lui sorride, ma io non ho ancora finito di parlare -Non perché ti amo ancora -aggiungo e il suo sorriso svanisce -Mi hai fatto tanto male, è vero, ma sei stato anche la ragione del mio sorriso per tanti anni. Anche se fingevi, mi hai fatto sentire speciale e io non posso dimenticarlo. E poi ti devo tutto ciò che ho ora: se tu non mi avessi trattato come un giocattolo, non avrei mai saputo riconoscere l'uomo che mi ha trattato come una principessa. Se tu non mi avessi distrutto, Paulo non mi avrebbe mai salvato. Quindi grazie e grazie anche di esserti scusato: posso finalmente perdonarti dal profondo del mio cuore e togliermi il peso del rancore che nutrivo nei tuoi confronti. Posso finalmente lasciarmi il passato alla spalle e vivere serenamente -concludo con un sorriso e mi alzo per andarmene, ma Thomas mi trattiene ancora una volta afferrandomi il braccio
-Vuoi davvero dirmi che è tutto finito? Che non mi ami più? Dopo tutto quello che è successo? Myra tu mi amavi da pazzi-
-Hai detto bene: amavo non amo. Thomas il tempo passa e le cose cambiano: i sentimenti, le relazioni, le persone. Fattene una ragione, così come me l'ero fatta io, e non pensare che lo stia facendo per ripicca, semplicemente ho trovato qualcuno che mi ama come merito di essere amata. Però ripeto senza il tuo aiuto, tutto questo non sarebbe potuto succedere, quindi grazie... E speriamo di beccarci in giro-
Thomas riconosce le ultime parole da me proferite: sono le stesse che aveva rivolto a me quella sera. Capisce che per me oggi lui vale tanto quanto io valevo per lui all'epoca: assolutamente nulla. Molla la presa e io mi dirigo verso la porta. La apro e sto giusto per uscire, quando mi arresto a metà strada. Mi volto nuovamente verso di lui, che mi guarda andarmene in silenzio, e dico:
-Ah e un'ultima cosa: a salvarti non sono state le mie preghiere, ma il sangue del mio fidanzato. Dovresti ringraziare lui non me-
Detto questo, esco e lascio che la porta si chiuda alle mie spalle, rinchiudendo in quella stanza tutto ciò che è stato e sarebbe potuto essere, ma non è. Perché se Thomas non mi ha mai trovato prima, se mi ha mandato un messaggio proprio la sera in cui Paulo era lì a salvarmi, se io invece di rispondergli l'ho ignorato, se invece di dare una chance a lui l'ho data a Paulo, se invece di perdermi nei ricordi ho trovato la forza di rinnamorarmi, è perché tutto succede per una ragione e doveva andare così. Io ero destinata ad amare Paulo. Ho sempre pregato perché Dio mi indicasse la via giusta ed è ciò che ha fatto: non potevo perdermi oggi ritornando sui miei passi, non potevo e non volevo. Ho amato Thomas, è vero, ma è altrettanto vero che ora amo Paulo: solo e soltanto Paulo. Sorrido, perché sono veramente felice in questo momento: felice che per una volta sia stata io a dimostrare il mio amore per Paulo e non il contrario come succede sempre, felice che il posto della ragazzina che non sapeva capire i suoi sentimenti sia stato preso da una donna che sfoggia e bacia le sue cicatrici. Prendo le mie cose dalla sedia e mi dirigo verso l'uscita: è ora di tornare a casa. È ora di tornare a vivere. Finalmente il passato è passato, ogni debito è saldato e Thomas è tornato ad essere solo un nome.

Ho rubato una stella per te #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora