Capitolo 78

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Non sono i temporali ad essere inaspettati, siamo noi che ci dimentichiamo di aspettarli.
O ci voltiamo dalla parte opposta per non vedere i nuvoloni grigi.
Le parole di mia madre risuonano nella mia testa, mentre Paulo tenta invano di rassicurarmi.
Io lo sapevo, lo sapevo da mesi che lui e Oriana si scrivevano, ma ho deciso di fidarmi... O forse ho solo rimandato il momento in cui mi sarei domandata se davvero mi fido di Paulo.
Paulo continua a parlare, a spiegare, ma io sto solo pensando ai due messaggi che ho visto e ignorato: quello che qualche settimana fa Oriana ha mandato a me, in risposta ad una mia storia su Paulo, e quello che invece ha mandato a Paulo ieri notte quando eravamo in ospedale.
Continuo a ripensare a quei messaggi, perché non posso fare a meno di chiedermi dove sarei ora se non li avessi ignorati, se avessi chiesto spiegazioni o se avessi anche solo seguito il mio istinto. Però non ho fatto nessuna di queste cose. Ho scelto di godermi il sole fino all'ultimo invece di prepararmi al temporale in arrivo, ho scelto di essere cieca per amore, ma un amore cieco è un dirupo nella strada della vita.
-Myra -mi richiama Paulo -Mi stai ascoltando?-
-Sì -mento
Annulla la distanza tra me e lui, prende le mie mani tra le sue e dice:
-Credimi non vorrei farlo, ma è l'unico modo per farla uscire dalle nostre vite-
Il mio volto resta impassibile e i miei occhi impenetrabili, perché questo è l'unico modo che il mio corpo conosce per gridare.
-Sto solo pensando a noi due -continua Paulo -Mi capisci, vero?-
Annuisco in modo assente e Paulo abbozza un sorriso. Mi avvolge in un abbraccio e mi stringe forte.
-Ti amo... Lo sai -sussurra al mio orecchio
Serro gli occhi a quelle parole e una lacrima cade sulla spalla di Paulo. Mi sottraggo goffamente alla sua stretta e stando attenta a non incrociare il suo sguardo dico:
-Torniamo a casa-
Senza attendere una sua risposta, faccio il giro della macchina per mettermi a sedere dalla parte dell'accompagnatore e chiudo la portiera dietro di me. Sollevo lo sguardo e noto Paulo indugiare ancora nel punto in cui mi aveva abbracciato. Mi guarda dritto negli occhi, mentre continua a restare immobile: i margini della bocca impercettibilmente inclinati verso il basso, le braccia che cadono lungo i fianchi come pesi morti, le dita delle mani scomposte come se avessero appena tentato di trattenere invano qualcosa che è scivolato via come sabbia bagnata dal mare.
Se qualcuno dovesse fotografarci in questo momento, coglierebbe tutta l'essenza di ciò che ci è rimasto del famoso "noi".
Io seduta, lui in piedi. E gli occhi che affogando gli uni negli altri, ci hanno insegnato a nuotare e sopravvivere alle maree del mondo, ora tentano invano di leggersi attraverso il vetro del parabrezza, che devia ogni amore e riflette ogni accusa. Esiste forse un muro più infame di una lastra di vetro? Possiamo vederci, bramarci, arderci nel desiderio, ma non possiamo toccarci. Perché la vista dell'altro risveglia in noi non solo il desiderio, ma anche il motivo per cui c'è ora un invisibile muro a dividerci... E la paura frena la brama.
Il martello sollevato per infrangere il vetro resta a mezz'aria.

Mi rigiro ancora una volta sotto le coperte, incapace di prendere sonno. Lancio uno sguardo a Paulo: mi sta dando le spalle, perciò non lo vedo in volto, però dal suo respiro regolare sembra che stia dormendo un sonno profondo. Sospiro e fisso l'intonaco bianco del soffitto. Non abbiamo più parlato: siamo rimasti in silenzio per tutto il viaggio in auto e una volta arrivati a casa, io mi sono cambiata e subito infilata sotto le coperte per evitare ogni tentativo di conversazione. Quando Paulo mi ha raggiunto, ho chiuso gli occhi e finto di dormire, eppure pur non vedendolo, ho avvertito la sua mano indugiare sopra la mia testa e i suoi occhi cercare disperatamente un barlume dei miei. Ho sentito anche il suo "buonanotte amore mio" sussurrato al buio come a voler fingere che andasse tutto bene, ma il tono della sua voce tradiva ogni paura. Un saluto non ricambiato è un addio, si dice.
Lancio un altro sguardo a Paulo. Lo guardo dormire accanto a me, penso a quanto quest'immagine corrispondesse al mio concetto di felicità fino a poche ore fa e mi chiedo cosa sia cambiato. Cos'è che mi ha allontanato da Paulo tanto che ora nemmeno averlo steso accanto a me, mi basta per sentirlo mio? Non può essere solo sapere che si sente con Oriana... Dopotutto quello già lo sapevo. Però fingevo di non saperlo.
Ecco questo è cambiato: è cambiato che non posso più fingere, non posso più mentire a me stessa, perché la verità si è mostrata in tutta la sua grandezza.
La verità. La verità che mi si è stagliata davanti, impedendomi di voltarmi dall'altra parte, la verità amara che è sgorgata dalla bocca del mio amato, pendendo dalle sue dolci labbra e rendendole a me veleno... Questo mi ha cambiato.
Scosto la coperta e scendo dal letto. Prendo in mano le pantofole e il cellulare e, cercando di fare il più piano possibile, mi dirigo verso la porta. Mi volto per guardare un'ultima volta Paulo: dorme ancora. Varco la soglia e chiudo la porta alle mie spalle.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 24, 2021 ⏰

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