Capitolo 75

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Myra's POV
-Myra -mi chiama Paulo
-Dormi amore, parliamo domani -mugugno con la guancia sinistra premuta contro il suo petto nudo
-È una cosa veloce-
-Va bene -cedo, capendo che non dormirà finché non mi dice questa cosa
-Perché proprio la boxe?-
Resto sorpresa da questa domanda e mi alzo per poterlo guardare in viso
-Stai ancora pensando alla boxe? Non riesci proprio a capacitarti del fatto che ci sia qualcosa di me che non sapevi eh!-
-No... Io non... Cioè non... Non è per quello -farfuglia lui un po' imbarazzato, ma questo mi conferma di aver perfettamente indovinato ciò che gli passa per la testa
-Ho smesso con la boxe da tempo e non è stato nulla di serio... Per questo non te l'ho detto. Ora dormi e non pensarci -dico e faccio per stendermi di nuovo, ma Paulo mi ferma appoggiando una mano sul mio braccio e mettendosi a sedere a sua volta
-Ogni volta che cerchi di tagliare corto riguardo a qualcosa è perché in realtà dietro c'è una storia, una storia grande e profonda. Voglio saperla Myra-
Lo guardo in silenzio per un momento. Lo studio come facevo ai nostri primi appuntamenti, quando mi chiedeva di parlare di me e io ribattevo di non avere nulla di interessante da raccontare e allora lui insisteva, sostenendo che chi dice quella frase è perché nasconde storie troppo interessanti per essere condivise con tutti. Lui però le mie storie le voleva sapere a tutti i costi e io non capivo mai il perché di tanto interesse in me. Non lo capisco nemmeno oggi, ma so che questo suo interesse è una delle cose più belle del mondo, una di quelle che mi fanno sentire meglio, perché mi fanno sentire speciale.
-Ho cominciato dopo che ci eravamo lasciati... Avevo un disperato bisogno di sfogare la rabbia e il dolore repressi dentro di me e la boxe me lo ha permesso. Quando poi siamo tornati insieme, un po' per la mancanza di tempo, un po' perché non ne sentivo più il bisogno, non ho più rimesso piede in palestra e così la mia avventura da boxer è finita -dico facendo le spallucce alla fine
-Questo spiega tante cose, ma non perché tu abbia scelto proprio la boxe. Tu sei una ballerina nata, eppure non hai mai studiato danza... Perché non hai scelto di sfogarti con il ballo?-
-Perché io ballo solo quando sono felice: per me la danza è sempre stata gioia pura e non volevo associarla allo sfogo. E poi alla boxe sono legata da ancora prima che nascessi...-
Paulo mi fissa confuso e perciò continuo:
-Mio padre era un pugile, un pugile formidabile. Uno di quelli che nascono sulle strade, ma sono destinati a toccare il cielo con la propria fama. Lo notò uno dei coach più famosi dell'epoca e gli propose di competere in gare ufficiali: stava per realizzare il suo sogno. Ma...-
-Ma?-
-Mia madre, che aveva da sempre odiato questa professione di mio babbo, perché troppo pericolosa a sua detta, rimase incinta di me e a quel punto mio babbo sentì di essere davanti ad un bivio: la famiglia o la passione. Abbandonò la boxe, si cercò un lavoro "normale" e mia madre e lui vissero per sempre felici e contenti. "Ho scelto l'amore e non me ne sono pentito" mi ripete sempre-
-Famiglia o passione... Questo bivio mi ricorda qualcosa-
-Che vuoi dire?-
-Potremmo essere una famiglia se avessi un lavoro "normale" -dice facendo le virgolette alla parola normale
-Noi siamo già una famiglia Paulo. E se devo essere sincera, la scelta di papà non l'ho mai capita: per me quel bivio non è mai esistito. Non esisteva per lui e non esiste per noi. Te l'ho già detto, ma te lo ripeto: finché ci sarò io, tu non dovrai mai scegliere, non dovrai mai rinunciare a ciò che ti rende felice-
Paulo sorride e avvicina la sua bocca alla mia. Lo bacio delicatamente.
-Vale lo stesso anche per te, lo sai vero? -dice infine
Annuisco e lui mi bacia ancora.
-Perché tuo padre non parla mai della boxe? -chiede poi
-Perché, come dice lui, se lasci qualcosa, lo lasci davvero e del tutto. Le cose sfilacciate a metà continuano a tirare e fare male. Lo sai che non ha mai più visto un incontro di boxe? A casa mia si parla di tutto tranne che di boxe-
-E allora come hai fatto a sapere che... -comincia a chiedere Paulo
-Perché ero una bambina curiosona e un giorno, tra i vari scatoloni in cantina, ho trovato qualcosa di cui mi sono innamorata a prima vista: i guantoni di papà. Non me ne sono più staccata per anni: nel primo periodo facevo perfino la doccia con quelli addosso-
Paulo ride
-Tutti pensano che fosse perché amavo i guantoni in sé, ma la verità è che io amavo il modo in cui brillavano gli occhi di papà quando mi vedeva con i guantoni addosso-
-Lui sa che hai fatto boxe?-
Scuoto la testa per dire di no
-No, perché l'avrebbe scoperto anche mamma e sarebbero stati guai. Però scommetto che papà sarebbe fiero di vedere il pugno che ho tirato stasera -dico ridendo sull'ultima frase -Quando sono diventata un po' più grande e ho smesso di portare i guantoni dovunque andassi, papà ha cominciato a portarmi al cinema a guardare i film sulla boxe di nascosto da mamma. Alla fine senza volerlo io ero diventata il filo che teneva ancora unito papà e la boxe, il filo che continuava a tirare e fare male... Però lui non se n'è mai lamentato-
-Non sempre lasciar andare del tutto le cose fa bene, a volte quell'invisibile filo che ci lega ancora a loro diventa la nostra salvezza -dice Paulo e c'è qualcosa nella sua voce che mi colpisce, qualcosa di indescrivibile e indecifrabile
-Bhe ora che sai perché ho scelto proprio la boxe, dormiamo? -chiedo infine, visto che sono davvero esausta
Paulo alza gli occhi al cielo difronte alla mia infinita voglia di dormire e io rido per la sua reazione.
Si stende e allarga le braccia, cosicché io possa adagiarmi su di lui e io non me lo faccio ripetere due volte.
-Notte amore -dico prima di chiudere gli occhi e lasciar andare via tutte le tensioni e pensieri
-Buonanotte Princesa-

Ho rubato una stella per te #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora