Capitolo 28

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Teo's POV
"Palestra Rocky" dice la scritta sulla porta, tanto consumata dal tempo da essere in parte cancellata. Spingo come dice l'istruzione sopra la maniglia e il mio ingresso è annunciato dal suono di un campanellino messo sopra la porta, ma nessuno sembra accorgersene nel frastuono generale che riempie la palestra. Ci sono un sacco di persone, tutte intente ad allenarsi con uno degli strumenti vecchi e logori presenti nel locale, tappezzato alle pareti con poster e ritagli di giornale. Ora capisco il perché del nome: è una palestra per pugilato ed è pure dell'epoca di Rocky, visto che sembra di essere in una palestra degli anni 70. Cerco con lo sguardo tra la marea di gente e finalmente la intravedo: un'esile figura femminile intenta a martoriare un sacco da boxe.
-Pensavo ti fosse bastato urlarmi contro per smaltire la rabbia -dico con un sorriso raggiungendola e la sua espressione quando mi vede è impagabile.
Apre e richiude la bocca varie volte cercando di trovare qualcosa da dire, ma l'ho colta talmente di sorpresa da lasciarla senza parole. È una fortuna che abbia avuto la prontezza di arrestare il sacco quando si è fermata vedendomi, sennò le sarebbe arrivato in faccia e anche la colpa di questo sarebbe stata mia!
-Mi stai seguendo?! -chiede infine ancora incapace di credere che io sia davvero lì davanti a lei
-Mi hai preso per uno stalker? -ribatto io -Ero tornato a casa tua per scusarmi, ma tu te n'eri già andata via. Mi ha detto Diletta che eri qui e ho pensato di fare un salto-
Rimane in silenzio per un po', posso quasi vedere le rotelle che girano nella sua testa.
-Allora? -chiede infine
-Allora cosa?-
-Non eri qui per scusarti?-
-Beh non ne ho più voglia -sentenzio e lei mi guarda offesa -Sto scherzando miss nervi tesi! -aggiungo ridendo e anche lei sorride -Scusa-
-Scusami anche tu-
-Allora ricominciamo da capo? -dico tendendole la mano
-Ricominciamo -dice stringendomi la mano con una presa più potente di quella che mi aspettassi e mentre scuoto la mano vigorosamente, noto per le prima volta le bende consumate che le avvolgono le mani ruvide e spellate e con le nocche sbucciate
-Posso riavere la mia mano? -dice risvegliandomi dai miei pensieri
-Mh? -chiedo non capendo
-La mia mano -dice accennando con la testa alla stretta che non avevo ancora sciolto
-Ah sì -dico lasciandola andare immediatamente  -Posso chiederti una cosa?-
-Tanto so che lo farai in ogni caso -risponde ridendo e preso ciò come un consenso chiedo:
-Perché il pugilato? Guardandoti direi che sei una ballerina non una boxer-
-La risposta l'hai detta tu all'inizio -dice riprendendo a colpire il sacco -Per smaltire la rabbia-
-Quanta rabbia c'hai dentro?!-
-Dentro non ho rabbia, ma dolore che butto fuori per non morirne, ma quando esce diventa rabbia e questa provoca dolore agli altri. Sai il dolore non si può distruggere, solo passarlo da una persona all'altra. Lo so, è da egoisti alleviare il proprio dolore dandolo agli altri, ma credimi non lo faccio nemmeno intenzionalmente: è un istinto di sopravvivenza-
Mi guarda dritto negli occhi mentre dice queste ultime parole e giuro che per un attimo lo vedo davvero tutto quel dolore che si porta dentro.
-Uoo -dico con un sospiro -Mi è sembrato di essere tornato al liceo in un'ora di filosofia-
Riesco a strapparle un sorriso con questa battuta e questo mi fa sentire stranamente felice e sollevato
-Quando non stai costantemente sul piede di guerra, riesci pure ad essere simpatica-
-Farò finta che sia un complimento -dice
-Lo è -confermo -Comunque la tua amica mi ha spiegato il perché di questo tuo carattere -aggiungo e lei mi guarda tornando improvvisamente seria, costringendomi a continuare -Cioè... Ecco... Mi dispiace che tutti i fidanzati che hai avuto ti abbiano messo le corna-
Non riesco a capire se l'espressione che il suo volto assume sia di stupore o rabbia e per un momento ho paura che il prossimo pugno invece di darlo al sacco lo tiri a me
-Questo è quello che ti ha detto Diletta? -chiede alla fine
-Sì, cioè no, voglio dire lei l'ha fatta molto più lunga... Questo è il succo che ho tirato fuori io-
-Non aprire mai un negozio di succhi allora-
Mi ci vuole un attimo per capire che è una battuta, probabilmente perché mi aspettavo una reazione totalmente diversa
-E tu non mollare col pugilato: ti aiuta davvero a controllare la rabbia-
-Allora non pensi che dovresti lasciare che mi alleni in santa pace?-
Ecco la fredda e pungente nota di sarcasmo: ora sì che la riconosco
-Ma certo -dico facendo un leggero inchino -Ci vediamo domani a casa tua alla stessa ora -dico
-Anche un po' prima in realtà-
-Allora pranzo da te. Cucina qualcosa di buono -dico e, prima che possa ribattere, mi allontano -Non sudamericano mi raccomando -le grido un attimo prima di uscire dalla palestra, giusto il tempo di vedere la sua espressione disapprovante, ma anche un po' divertita: direi che è già qualcosa.

Ho rubato una stella per te #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora