Capitolo 25

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Non ricordo di aver smesso di piangere, semplicemente le lacrime non sono più scese. Non ho idea di quanto a lungo io abbia fissato il vuoto, speranzosa di riuscire a trovare un modo per colmare il vuoto che ho dentro, ma ormai mi sono arresa all'idea che resterà lì, per sempre. Mi tiro su, perché rialzarmi dopo essere caduta è un'abitudine. Apro l'acqua e mi lavo la faccia: spazzo via le lacrime troppo pigre per cadere da sole, che asciugatesi sulle guance sembravano voler creare una corazza per rendermi dura e fredda. Mi guardo allo specchio: occhi gonfi e rossi, naso arrossato, capelli spettinati appiccicatisi sulla fronte bagnata... Questo è l'amore: una forza che ti devasta, ti distrugge, ti disintegra. Eppure innamorarsi resta la cosa più bella del mondo.
Esco dal bagno e noto mia nonna chiudere velocemente una chiamata: potrei scommettere che stesse parlando con mia mamma.
-Myra -dice mia nonna alzandosi dal divano e venendomi incontro -C'era questo sul tavolino del salotto, penso l'abbia lasciato per te -dice e mette sul palmo della mia mano una piccola stella di cristallo, ma questa mi cade di mano e si frantuma per terra.
E alla fine la stella è caduta, l'incantesimo si è rotto, l'amore è finito. Solo in questo momento, per la prima volta, mi rendo conto che il prezzo dei nostri desideri più grandi è la morte di una stella. Per lasciar brillare Paulo dovevo spegnermi io.
Fisso i pezzi rotti che giacciono per terra, mentre mia nonna mi dice di allontanarmi perché lei possa raccoglierli prima che qualcuno si tagli. Sento un dolore nel petto che mi perfora da dentro, ma le lacrime non scendono: le ho finite e gli occhi sono ormai aridi come il mio cuore. Però fa male, fa ancor più male così, perché tutto rimane dentro, non posso nemmeno sfogarmi con il pianto. Ho bisogno di far uscire la tristezza, la rabbia, la pressione...
-Nonna torno -"prima o poi", dico uscendo di casa senza nemmeno darle il tempo di chiedermi dove stessi andando, perché non lo so nemmeno io.
So solo che non ce la facevo più a stare rinchiusa in quella sala. Esco sul marciapiede e inizio a camminare velocemente. Poi in un attimo mi ritrovo a correre. Odio correre: il male alla milza, il ferretto del reggiseno che preme contro il seno, le gambe che iniziano a bruciare, il respiro che si fa sempre più pesante. Ma corro, corro sempre più veloce, corro fino a star male, corro per farmi male.
E poi sfinita mi fermo: non ho idea di dove io sia, in fondo tutti i quartieri residenziali di Vancouver sono identici. Mi piego appoggiando le mani sulle ginocchia e cerco di riprendere il battito normale del cuore e il respiro regolare. E queste diventano le uniche preoccupazioni che ho: il dolore fisico spazza via ogni altra sorta di dolore. Sento il cellulare in tasca suonare, lo tiro fuori pensando che sia mia nonna invece è Diletta:
-Dimmi -dico con il respiro ancora affannato
-Ehi, hai chiarito con Paulo?-
-Come fai a sapere di Paulo? -chiedo sorpresa
-Sono stata io a dargli il tuo indirizzo -dice orgogliosa e non so cosa sia stato esattamente a scatenare la mia seguente reazione, forse il suo tono felice, forse il mio battito aumentato per la corsa, forse la rabbia repressa, forse niente, forse tutto, so solo che le urlo:
-Non osare mai più interferire nella mia vita!-
-Myra...-
-Non sai fare le scelte per te stessa e pretendi di farle per me?!-
-Scusa mi sono sbagliata... su di te -dice con la voce tremolante, come se stesse piangendo, ma decisa e chiude la chiamata.
Ho esagerato, non avrei mai dovuto dirle quell'ultima frase, perché in fondo non penso assolutamente quello che ho detto, ma le ho fatto male davvero stavolta e so che non tornerà. Guardo il cielo nuvoloso e mi chiedo se oggi ci sia lassù qualcuno arrabbiato con me: uno ad uno sto perdendo tutti... Cosa ho mai fatto di tanto cattivo da meritarmi tutto questo? Perché devo ritrovarmi sempre da sola nei momenti peggiori? Sono una stella incapace di fare parte di una costellazione, destinata a cadere da sola... nel dimenticatoio.

È calata la notte. Sono ore che sto seduta su questo marciapiede, avvolta dal buio e priva di ogni intenzione: non so più che fare, nessun piano, nessun desiderio... Il tempo continua a correre, inarrestabile e indifferente a tutto e tutti e io mi sento bloccata come un insetto nell'ambra, incapace di vivere veramente. All'improvviso una persona si siede accanto a me, riportandomi alla realtà: è mio cugino con addosso gli abiti tradizionali, pronto per la sua cerimonia prematrimoniale.
-Cosa ci fai qui? Non dovresti essere alla festa? -chiedo
-Sono scappato, proprio come te. Ma ti capisco eh: è una noia mortale quella festa!-
-Io... -provo a spiegare, ma lui mi interrompe alzando un dito e continua dicendo:
-Io ci avevo pensato a una soluzione in realtà: avevo invitato la cugina più pazza del mondo, una persona in grado di portare allegria anche con un semplice sorriso. Ma qualcuno ha rubato il suo sorriso-
Mi guarda cercando di capire cosa mi stia succedendo e mi rendo conto in quel momento che anche se perdessi tutti, la famiglia resterebbe sempre e comunque. E allora non posso continuare così, non posso deludere loro, non posso farli preoccupare in questo modo.
Mi alzo in piedi scattante e dico:
-Allora cosa fai ancora seduto lì? C'è una festa da ravvivare!-
Mio cugino mi sorride e alzatosi mi abbraccia dicendo:
-Bentornata cuginetta -e io ricambio.
Perché a volte si sorride anche quando si sta cadendo a pezzi, non per mentire a se stessi, ma per rassicurare coloro che ci vogliono bene che vada tutto bene. E no, non voglio più vivere per me stessa, ma vivrò per chi mi ama: lotterò per loro e chissà se nel mentre imparerò ad amarmi di nuovo. Intanto sorriso stampato in faccia, risate stupidine, parole dette a vanvera, preoccupazioni futili e chi se ne frega di quello che succede dentro di me. Ho sempre combattuto per togliermi le maschere che la società mi imponeva, ma ora io stessa tirerò una tenda su tutti i miei dilemmi... Dopotutto la bimba egoista ha imparato a vivere per gli altri.

Ho rubato una stella per te #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora