Capitolo 48b

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Paulo è agguerritissimo oggi: non ha paura di nessuno e si vede lontano un miglio che ha voglia di mostrare a tutti quello di cui è veramente capace. Stento a riconoscerlo se ripenso alle sue ultime partite: sembra un'altra persona, o meglio sembra essere tornato il vecchio Dybala. L'affanno dei difensori del PSG è evidente: non riescono a stargli dietro, non riescono a prevederlo, non riescono a fermarlo. Lui sbuca da dietro, ruba palla con una facilità che sembra stia giocando contro dei bambini e poi pressa. Mette paura e fretta e queste due insieme non sono mai buone consigliere... Infatti Thiago sbaglia, sbaglia là dove gli errori non sono ammessi: nell'area di rigore. Ronaldo calcia il rigore e non serve aspettare l'esecuzione per sapere l'esito: 1-0 per la Juve. I ragazzi esultano con i loro tifosi e un boato riempie lo stadio.
Si riprende il gioco e il PSG si mostra più aggressivo: ha voglia di rimediare all'errore.
Tiro lungo, supera la metà campo. Verratti mette giù bene il pallone, vince il duello contro Bentancur, vede Neymar liberarsi dalla copertura di Bonucci, lo serve. Neymar stoppa di petto e si dirige a tutta velocità verso la porta. Dribbla gli avversari, la palla sembra essere legata ai suoi piedi con un elastico: dovunque vada, torna sempre da lui. Ma ecco Paulo che interviene ancora, stavolta in difesa. Riesce a strappare il pallone dai piedi di Neymar e a darlo a Bonucci, che poco dopo lo passa nuovamente a Paulo. Paulo ricomincia la sua corsa verso la metà campo avversaria, su di lui si scagliano i giocatori avversari tra cui lo stesso Neymar che rivuole il pallone rubatogli. Ennesimo duello Neymar-Paulo, la palla che sfreccia dai piedi di uno a quelli dell'altro, le magliette che si fondono. L'arbitro si avvicina, sta mettendo mano al fischietto perché ormai ci sono spinte da parte di entrambi: sono talmente concentrati a combattere l'uno contro l'altro che se in questo momento il pallone venisse preso da un terzo giocatore, loro probabilmente non se ne accorgerebbero nemmeno. Ma il fischio tarda un secondo di troppo, perché i due giocatori sono già a terra: doloranti, urlanti e nessuno ha capito cos'è successo. Gioco fermo. Tutti si raccolgono intorno ai due ancora a terra. Diletta appoggia una mano sul mio braccio per attirare la mia attenzione e io mi volto verso di lei, mostrandole tutto il terrore nei miei occhi. I medici accorrono sul campo e assistono Neymar e Paulo, mentre un'accesa discussione si scatena tra gli altri giocatori. Anche in panchina si scaldano. Neymar continua a rotolare agonizzante, mentre Paulo affonda il volto nel campo. Sta piangendo. Finalmente si rialza con l'aiuto di Alex Sandro, mentre Neymar resta ancora a terra. Si avvicina a lui ancora zoppicante. No, no, no vorrei gridargli, ma non posso. Gli dice qualcosa, gli fa cenno di smetterla e alzarsi. Neymar ribatte qualcosa, Paulo si indigna e gli urla contro. Neymar scatta in piedi e gli si avvicina minaccioso, Paulo regge il confronto, poi senza dar peso al gesto lo spinge via per allontanarlo. Neymar si lascia cadere a terra e si lamenta con l'arbitro che ormai è stufo. Così fischia e tira fuori i cartellini. Giallo a Neymar, giallo a Paulo. Paulo non ci sta e cerca di controbattere. Rosso a Paulo. Partita finita per lui. Incazzato, offeso e ferito si svincola dalla presa dei compagni e va dritto negli spogliatoi. Inutili i tentativi del mister di fermarlo. Si riprende a giocare.

La partita è appena terminata con un pareggio: 1 a 1, grazie al goal di Neymar al 83esimo, poco dopo l'espulsione di Paulo.
-Torno subito -dico a Diletta dirigendomi verso gli spogliatoi invece di seguire le altre verso l'uscita e, senza attendere una sua risposta, mi allontano
Cammino con un passo spedito e mi ci vuole impegno per non mettermi a correre: ho il sangue che ribolle nelle vene.
Fortunatamente quando arrivo Neymar è ancora alla soglia della porta, perciò mi risparmio l'irruzione nello spogliatoio che avrebbe potuto cacciarmi in dei seri guai.
-Neymar -lo richiamo e chiamarlo con il nome intero mi fa uno strano effetto
-Myra -dice lui voltandosi sorpreso di vedermi e io gli afferro il braccio prima che possa aggiungere altro e lo conduco in un corridoio secondario lì vicino -Okay... mi hai portato qua al nascosto da tutti e ora... che succede?-
-Quella che dovrebbe chiedere che succede sono io -ribatto incazzatissima -O meglio che è successo... Cos'era quello che ho visto in campo?-
Ney ridacchia infastidito
-Giusto, sono Neymar il simulatore io, quasi dimenticavo! Se qualcuno viene espulso per aver fatto fallo a me, la colpa è mia che ho finto non dell'altro-
-Davvero? -dico scioccata da queste sue parole -Davvero stai dicendo tutto questo a me? A me che ti ho sempre difeso contro tutto e tutti! Anche quando eri indifendibile e pure le persone che erano sempre dalla tua parte si arrendevano, io continuavo a combattere per te! L'ho sempre fatto... Io non sono incazzata con te perché hai simulato o esagerato, nemmeno perché hai istigato Paulo portandolo a urlarti contro ed essere così espulso. Non mi importa, perché so che purtroppo anche questo è il calcio, che anche questo fa parte del gioco e della tattica e io voglio rimanerne fuori da tutte queste questioni, perché chissene frega di chi vince e perde, tanto c'è sempre l'anno prossimo per ritentare. Il motivo per cui ti ho portato qui è perché voglio che almeno a me tu dica la verità, perché forse nessun altro là fuori se n'è accorto, ma io sì: non eri lì per la palla, eri lì per Paulo, eri lì per fargli male e hai rischiato di fargliene davvero tanto... Questione di un attimo e potevi rovinargli la carriera per sempre con quell'entrata del cazzo! Ma che avevi in testa?!-
Sto urlando talmente forte che ogni parola è come carta vetrata contro la gola.
Neymar distoglie lo sguardo e dice:
-È un gioco Myra, capita di farsi male. Solo perché stavolta è capitato al tuo fidanzatino non vuol dire che tu debba farne una questione di stato-
Mi sconvolge sempre di più. Mi avvicino a lui e lo costringo a guardarmi negli occhi
-Mentire aiuta ad alleggerire i sensi di colpa? -chiedo  
-Che vuoi da me Myra? -chiede lui stizzito
-La verità -mi ripeto io decisa
Lui mi guarda per un po' come se mi stesse studiando per capire quanto sono determinata, poi all'improvviso scoppia a ridere. Faccio un passo indietro sorpresa da questa sua reazione e sto giusto per chiedergli cosa ci sia di tanto divertente, quando lui dice:
-La verità, mi chiedi la verità! -esclama -Ma ce l'hai davvero la forza di ascoltare la verità? -chiede facendosi serio -No, non ce l'hai, te lo dico io. Tu non hai la forza di sentire la verità! Perché la verità Myra non è quella che credi tu... Sì, sono andato contro Paulo apposta, sì, volevo farlo soffrire e sì, ho rischiato di fargli male seriamente, ma questo non era nelle mie intenzioni ed è un sollievo sapere che io non ci sia riuscito. Però questo Myra è solo parte della verità, perché manca la risposta alla grande domanda che stranamente ti sei scordata di porti: perché? Perché l'ho fatto? E qui arriva la parte bella, perché si svela il vero colpevole che... sei tu Myra-
Rimango pietrificata difronte a queste parole
-Che vuoi dire? -chiedo esitante, timorosa di ricevere una risposta che avrei preferito non avere
-Voglio dire che io lo sapevo che non avresti sopportato la verità, per questo prima ti ho mentito. Sì, perché mentivo quando ho detto che l'altra sera non è stato nulla di importante o speciale. La verità Myra è che io provo qualcosa per te, qualcosa di forte, perché quando non ci sei manchi come l'aria e quando mi sei vicina invece... Dio, non sai la fatica che faccio per trattenermi dal prenderti il viso fra le mani e baciarti!-
Sento le lacrime pungermi gli occhi come spine di un fiore sotterrato da un mucchio di neve
-Ecco proprio questo non volevo: vederti piangere perché ti faccio pena. Ma non puoi fare nulla per me... Perché tu ami Paulo-
Il modo in cui dice l'ultima frase spezza qualcosa dentro di me
Vorrei dire qualcosa, dovrei dire qualcosa, ma le parole mi mancano
-Sono riuscito a reprimere i miei sentimenti quando parlavo con te, ma poi sono sceso in campo e lì... Lì non esiste il controllo o la freddezza. Sarà stata l'adrenalina, la rabbia per il goal subito, la voglia di rimontare, sapere che eri lì in tribuna per Paulo e non per me, non lo so cos'è stato, ma quando ho visto Paulo... Non ci ho visto più niente, è come se fossi impazzito-
Neymar si prende la testa fra le mani tirandosi leggermente i capelli per la frustrazione, io invece mi asciugo le lacrime con il dorso della mano e dico:
-Avrei preferito che tu ti fossi in mezzo al campo e avessi urlato difronte allo stadio pieno che ero una stronza, pezza di merda... qualsiasi insulto sarebbe andato bene. Giuro, ti avrei perdonato tutto, perché avevi tutti i motivi per essere incazzato con me e quello era nulla in confronto a come ti avevo fatto sentire io, anche se ripeto non era mia intenzione farti stare male. Però tu non te la sei presa con me, ma con Paulo che non centrava nulla e il male che hai fatto a Paulo non riesco a perdonartelo... neanche volendo. Ogni volta che ti guardo, davanti agli occhi mi si proietta l'immagine della caviglia di Paulo che... non riesco nemmeno a dirlo! Io so solo che il calcio è la vita di Paulo e tu oggi hai rischiato di togliergli la possibilità di giocarci per sempre e per questo io non ti perdonerò mai. È un miracolo che lui stia bene, ma il miracolo non sarebbe servito se tu non avessi fatto ciò che invece hai combinato-
-Non riesci a perdonarmi quello che ho fatto a Paulo, ma se i ruoli fossero stati invertiti e ci fosse stato lui al mio posto, avresti detto la stessa cosa a lui? Anche con lui saresti stata così intransigente o lui l'avresti perdonato? -insiste Neymar con le lacrime agli occhi e un sorriso beffardo cucito sulle labbra
-Se i ruoli fossero stati invertiti, non avrei avuto nulla da perdonare a Paulo, perché lui al posto tuo non avrebbe mai reagito come hai fatto tu -rispondo calma e sicura -È questa la differenza tra te e Paulo -sentenzio e visto che non ho nulla da aggiungere, faccio per andarmene.
Neymar si allunga per afferrarmi il braccio, ma si ferma a metà strada nel momento in cui entrambi notiamo la presenza di Paulo all'inizio del corridoio.
Paulo si avvicina, zoppica ancora e, senza dire una parola, mi prende per mano. Sento la sua stretta decisa ma allo stesso tempo insicura, la ricambio e mi incammino dietro di lui nella stessa direzione da cui è venuto.
-Myra -mi richiama da dietro Neymar con una voce flebile
Mi fermo e mi volto:
-Non cercarmi più, da oggi siamo sconosciuti come prima: io non ho mai conosciuto Ney e tu non hai mai avuto nessuna Fofinha  -ribatto e senza dire altro, me ne vado con Paulo.

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Spazio autrice <3
Ciao a tutti!💕 Ecco a voi la parte b di questo capitolo: un risvolto inaspettato eh? Ma c'est la vie: un eterna battaglia tra amore e amicizia e quando le due si fondono, non sempre portano cose belle... L'odio e la gelosia sono fiamme che divorano ogni buon proposito e ci conducono a fare azioni di cui non abbiamo nemmeno modo di pentirci, perché ormai è troppo tardi. È successo proprio quello che Myra più temeva e per quanto volesse bene a Neymar, l'amore per Paulo e il rispetto per lui le hanno impedito di sorvolare sulla questione e la verità è venuta a galla. E si sa che la verità (come l'ispirazione) ha un caro prezzo...
Detto ciò spero vi sia piaciuta la prima parte scritta in stile telecronaca: fatemelo sapere nei commenti!
Non dimenticatevi la stellina♥️
Presto pubblicherò il prossimo capitolo (già pronto😄) che sarà un po' più breve, ma sarà fondamentale perché vedremo come Paulo e Myra chiariranno le cose tra loro, dopo tutto quello che è successo con Neymar... quindi non perdetevelo!
Per ora è tutto, ci vediamo al prox cap!😘⚽️

Ho rubato una stella per te #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora