Capitolo 33a

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...1 mese dopo
Myra's POV
-Myra, è il mio frullato -dice Teo infastidito, seduto accanto a me su un divanetto del bar in cui ci troviamo
-E quindi? -chiedo io staccandomi dalla cannuccia dopo averne bevuto quasi metà
-E quindi mi piacerebbe berne almeno un sorso -dice afferrando il bicchiere e bevendone un po'
-L'hai appena bevuto. Ora non rompermi più -dico riprendendolo e ricominciando a berlo
-Ti preferivo quando odiavi bere dalla mia stessa cannuccia-
-Ti sei dato la zappa nei piedi da solo: mi hai assicurato di non avere l'ebola -dico io sorridendogli soddisfatta e lui inizia a farmi il solletico alla pancia -No no -grido io mentre mi contorco e muoio dalle risate e finalmente Teo smette -Sei odioso -dico io arrabbiata serrando le labbra
-No dai -dice lui prendendomi sotto braccio e costringendomi ad abbracciarlo
-Mollami-
-No-
Io gli mordo la mano che mi tiene per il collo e lui urla per il dolore
-Sei un mostro -dice dolorante
-Lo so -rispondo orgogliosa e Teo mi arruffa i capelli
-Tanto erano già spettinati -dico indifferente e lui, dopo essere rimasto in silenzio per un po', dice infine:
-Comunque c'è una tipa con i capelli blu che ci fissa da prima-
Guardo nella stessa direzione di Teo e vedo al banco una ragazza con i capelli tinti, ma in questo momento ci sta dando le spalle e quindi non riesco a vedere il suo volto. Non penso di averla mai vista, ma ha qualcosa di familiare, e non sono i capelli: c'è qualcosa di grande e invisibile che sembra legarmi a lei...
-Non sono blu, sono azzurri e poi sfumano e le punte sono addirittura viola -dico correggendo Teo
-Quel che è dai. Ah e ho finito il frullato intanto che tu la fissavi-
Vedo il bicchiere vuoto e a momenti lo strozzo
-Grandioso. Ora mi tocca andarne a prendere un altro -dico alzandomi scocciata e mi dirigo verso il banco
-Un frullato di fragole grazie -dico alla barista, che è anche la padrona del bar ed è una signora brasiliana sulla cinquantina ma con la carica di una ventenne, vestita ovviamente con i colori della sua nazionale, che oggi giocherà contro l'Argentina in Arabia Saudita
-Subito! -risponde e si volta per prepararlo
Una volta finito, me lo porge
-Quant'è?-
-Zero euro! -esclama -Tutto offerto da me oggi, in cambio basta che preghiate per la vittoria del Brasile-
Beh non c'era nemmeno bisogno di chiedermelo questo: sono venuta apposta in questo bar, lontano 20 km da dove vivo, per vedere la partita. Infatti, essendo la proprietaria brasiliana, l'avrebbe trasmessa live ed è l'unico in tutta la zona a farlo. Io volevo sostenere Neymar a qualsiasi costo e poi la squadra avversaria è l'Argentina... Ovviamente Teo mi ha accompagnato, anche se non ama il calcio, perché ormai stiamo sempre insieme: dove vado io, viene lui e dove va lui, vengo io.
-Grazie -dico alla barista con un sorriso -Sono sicura che vincerà -e preso il frullato, mi volto velocemente, ma sbatto nella ragazza "dai capelli blu" e quasi le verso addosso tutto il frullato
-Scusami! -dico sollevando lo sguardo, dopo aver controllato rapidamente che il frullato non si sia versato, ma appena vedo il suo volto, il mondo sembra crollarmi addosso.
Rimango paralizzata, incapace di muovermi o parlare, con le gambe molli e la gola secca
Lei mi guarda e non sembra affatto sorpresa di vedermi
-Ciao -mi saluta con un sorriso come se io fossi l'amica che incontra tutti i giorni
-Come stai? -chiede dopo un po', vedendo che io non parlo ma continuo a fissarla, con un uragano d'emozioni che in un attimo mi porta lontano: mi riporta all'ultima volta che l'ho vista.
Sono di nuovo lì, in quel funesto locale, e lei è ancora lì che mi guarda in silenzio, immobile e fredda.
Quel volto che mi ha tormentato per tutto questo tempo nei miei incubi è ora davanti a me, quegli occhi di nutella che continuavo a vedere nei miei ogni volta che mi specchiavo sono ora riflessi nella mia pupilla e mi scrutano attentamente, cercando di capire cosa io abbia intenzione di fare. Però in questo momento nemmeno io stessa so cosa fare: una parte di me vorrebbe urlarle contro e sputarle in un occhio, un'altra vorrebbe solo abbracciarla e piangere, ma la parte razionale sa bene che non può fare nessuna delle due cose. Non so cosa dire, mi mancano le parole e l'unica cosa che alla fine riesco a sussurrare è il suo nome:
-Luna-
-È passato tanto tempo -commenta lei
Più di un anno: un anno fatto di silenzi, ricordi, rimorsi, rabbia e dolore. Quante volte mi sono chiesta come stesse, dove fosse, cosa stesse facendo e se per caso stesse pensando a me. Quante volte mi sono chiesta cosa abbiano fatto lei e Thomas quando quella sera io me ne sono andata con il viso solcato dalle lacrime, perché ferita e tradita, ma attraversato comunque da un sorriso, perché avevo la consapevolezza di starmi portando via ricordi indelebili e di star facendo la cosa giusta. Quante volte mi sono trattenuta dal chiamarla, quante volte l'ho odiata ma altrettante volte l'ho amata e perdonata, sempre in nome di ciò che c'è stato fra noi due e resta: un'amicizia indissolubile.
-Sei cambiata tanto -dico alludendo ai capelli
-Sì -dice lei prendendosi una ciocca in mano -Avevo voglia di provare qualcosa di nuovo-
Bugiarda. Aveva solo voglia di dimenticare quello che era: glielo leggo negli occhi questo. Il colore dei capelli e degli occhi era l'unica cosa che avevamo in comune e posso scommettere sul fatto che le desse fastidio vedere un po' di me in sé.
-Tu invece non sei cambiata per niente -dice guardandomi
-No, non sono mai stata in grado di cambiare. Sono ancora un disastro se te lo stai chiedendo -ribatto con una risatina finale che suona più triste di quel che volevo
-No dai. Sembri aver trovato finalmente qualcuno che ti stia accanto come hai sempre voluto -dice gettando uno sguardo a Teo seduto su un divanetto poco più in là, intento a usare il cellulare
-Ah no, lui è solo un amico -dico imbarazzata
-Ah scusa. Sembravate...-
-Siamo molto legati, ma restiamo solo amici -chiarisco e Luna annuisce -Tu invece?-
-Single per scelta -annuisco e per un attimo rimaniamo in silenzio, ma poi non riesco a trattenermi e le chiedo:
-Thomas?-
-Non ho idea di dove sia. Tra noi due non ha mai funzionato, dopo una settimana da quella sera già non ci parlavamo più, ma me l'aspettavo che andasse a finire così-
-E allora perché hai iniziato qualcosa che sapevi che sarebbe finito?-
-Quello che ho iniziato quella sera non è finito -dice lei sicura -Quella sera, quel bacio non l'ho dato per amore, cioè trovavo Thomas carino, ma giusto perché tu non facevi altro che farmelo notare di continuo, ma non è che lo amassi. Quello che volevo fare io era vivere: vivere veramente, pensare solo a me stessa per una volta, fregandomene di te. Tu eri così presente nella mia vita che la invadevi e ormai non sapevo più dove fossi io: mi ero persa in te-
La guardo confusa, ferita e contrariata: io ho sempre pensato che perdersi in una persona sia una delle cose più belle, diventare un tutt'uno con un'altra persona significa creare un legame fortissimo e unico, significa poter essere mille cose in una volta sola, significa potersi ritrovare in qualcun altro quando perdi te stesso, significa sentirsi in equilibrio anche quando tutto intorno crolla.
-Non me l'avevi mai detto... -dico talmente a bassa voce che sembra quasi un sussurro
-Tanto non mi avresti ascoltato-
-Avresti potuto almeno provarci -dico infastidita da questo pregiudizio
-Myra tu sei sempre stata troppo concentrata su te stessa, sui tuoi problemi e sui tuoi successi per accorgerti degli altri -dice alterandosi un po' -Sennò avresti capito che Thomas ti stava solo prendendo in giro -dice infine e qualcosa dentro di me scricchiola
Lo so, so di essere egocentrica, l'ho sempre saputo, ma so anche che non lo sono sempre stata: nella vita le persone hanno sempre cercato di schiacciarmi, farmi sentire inferiore perché ero straniera, perché non ero bella come le altre, perché ero "strana" e per mille altre ragioni... Cercare di emergere sempre e comunque è stato l'unico modo che ho trovato per sopravvivere: mi sentivo come se le persone mi stessero tenendo sott'acqua e io, incapace di nuotare e senza ossigeno, l'unico modo che avevo per risalire e riprendere a respirare era spingere in basso gli altri per darmi la spinta verso l'alto. Però lei non l'ho mai tirata in giù: con lei ero diversa, mi sforzavo di essere una persona diversa, una persona bella nonostante tutto il male che mi portavo addosso. Eppure lei sembra non averla mai notata questa mia fatica e mi chiedo se ne sia valsa la pena di soffrire tanto.
-Mi dispiace di averti riempito la vita -dico mandando giù il groppo che mi è salito in gola e ricacciando indietro le lacrime, che bussano imperterrite contro i miei occhi -E grazie per avermi ricordato della mia stupidità in fatto d'amore-
Cerco di mantenere un tono calmo, civile, ma l'acidità nelle mie parole è evidente: è incredibile come lei con le parole sia riuscita a ferirmi addirittura di più di quanto avesse fatto quella sera con il suo gesto e silenzio.
-Vedi Myra, devi sempre prendere tutto come un'offesa... -dice scocciata -E comunque Thomas non stava prendendo in giro solo te, ma anche se stesso: quell'idiota si era innamorato di te senza nemmeno rendersene conto. In quel poco tempo che siamo stati insieme continuava a cercare te in me e ancora una volta mi sono sentita oscurata da te-
Oscurata da me... e io che avrei dato il mondo per stare nella sua ombra, perché mi faceva sentire al sicuro, sicura di avere qualcuno che mi ama.
-Per un attimo ho pensato di venirtelo a dire, cioè che Thomas ti amava, ma poi...-
-Hai avuto paura di affrontarmi?-
-No -dice e questa risposta mi sorprende -Tanto mi avresti perdonato come sempre ed era proprio questa la mia paura: ritornare come prima. Di nuovo te e io che vivo per te, di nuovo quest'amicizia che riempie tanto la mia vita da non lasciarmi spazio per respirare, di nuovo io che cerco libertà negli attimi più disperati quando non ci sei ma senza di te continuo a sentirmi persa, perché ormai non so come si vive-
Tanto mi avresti perdonata... Cazzo, quanto è vero. Io perdono sempre, perché per quanto possa essere faticoso, è sempre meno doloroso del perdere una persona per sempre. Se lei fosse tornata, l'avrei perdonata. E l'avrei perdonata anche oggi, ma ho finalmente capito che nella sua ottica non ero mai stata io quella che doveva perdonare: io sono la colpevole, colpevole di esserle stata amica, colpevole di averle voluto troppo bene, colpevole di essere semplicemente me stessa. Alla fine nemmeno lei, che credevo essere l'unica persona che davvero fosse riuscita ad accettarmi per quel che ero, era riuscita a sopportare i miei difetti e ora un dubbio antico si fa sempre più certo: io non sono sopportabile, io non sono amabile, io sono destinata ad essere abbandonata da tutti, io sono fatta per stare da sola.
-Scusami -dico e sento le lacrime calde scendermi lungo le gote e so che queste cadendo a terra creeranno un solco invalicabile tra noi due, per sempre -Non ho mai voluto rovinarti la vita, non era mia intenzione farti star male. Ho sempre e solo voluto vederti felice e mi sono illusa che la mia presenza ti rendesse tale, ma ora ho capito di essermi sbagliata di grosso. Scusa, non sono mai stata brava a capire quello che provano veramente le persone, ho sempre frainteso tutto e oggi ho scoperto che a pagare il prezzo di tutto questo non sono solo io, ma anche le altre persone. Cercherò di stare più attenta agli altri, proverò a cambiare, ma non posso promettere nulla: i cambiamenti buoni sono talmente pochi... Però grazie per avermi aiutato a trovare la risposta alle domande che mi tormentavano da tempo: d'ora in poi non mi chiederò più se tu mi stia pensando, perché so che nessuno pensa a ciò di cui si è liberato con tanta fatica. Quindi scusa ancora e grazie-
Detto questo, non aspetto una sua risposta, perché non c'erano domande in ciò che ho detto, e mi volto per tornare al mio posto. Però mi giro un'ultima volta verso di lei e dico:
-Sarebbe bastato che tu me l'avessi detto anche solo una volta, ma tu non mi hai mai parlato-
La sua espressione è ancora una volta quella che mi ha perseguitato per tutti questi mesi nei miei sogni: fredda, di pietra, silente. Mi guarda senza dire nulla e dal suo volto non trapela alcuna intenzione di parlare.
Perciò le volto le spalle e me ne vado, ancora una volta.

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Spazio autrice <3
¡Hola! Eccomi finalmente tornata e vi ho portato un vecchio personaggio mai comparso prima: Luna. Avevo in testa questo incontro da sempre, ma quando sono andata a scriverlo mi sono mancate le parole. Poi è arrivata l'illuminazione, in seguito a degli avvenimenti che sono successi nella mia vita, e ho capito quanto sia caro il prezzo dell'ispirazione... questo capitolo è molto personale e riflessivo. However non voglio annoiarvi con la mia vita, quindi vi dico solo che il viaggio a Barcellona è stato stupendo (soprattutto il Camp Nou) e ho conosciuto meglio delle persone meravigliose. Forse noterete dei cambiamenti in me, forse no... chissà, ma voi non cambiate e continuate a sostenere la storia con una bella stellina e commentate un sacchissimo!❤😍 Ultima cosa: come vedete il rapporto con Teo è diventato molto stretto e questo si noterà ancor di più nella parte B, che cercherò di pubblicare il prima possibile. Vi saluto e ci vediamo al prox cap💕

PS cosa mi porto da questo viaggio? Mi porto un pezzo di me che ho trovato dall'altra parte del mondo❤

Ho rubato una stella per te #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora