Capitolo 74b

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Paulo's POV
Sono le 3 passate, chi può essere a quest'ora?
Arrivo alla porta e non faccio in tempo ad aprirla che vengo sommerso dalle urla di Paul e Leo. Sembrano molto incazzati.
Che ci fanno loro qui?
Non ho modo di porre loro questa domanda, perché irrompono letteralmente in casa e cominciano a infamarmi.
-Il cellulare lo guardate mai tu e la tua fidanzata?! -grida Leo
-Dov'è Myra? -chiede invece Paul
Per fortuna a salvarmi arriva propria la suddetta, che evidentemente ha sentito le urla. Non appena sbuca fuori dal corridoio, io mi perdo a guardarla.
Per me Myra è sempre una visione: splendida con i suoi capelli leggermente scompigliati (stasera è colpa mia) e il viso pulito con gli occhi sicuri, ma l'espressione persa. Lei ha il volto di chi si sente sempre in ritardo, ma poi finisce per arrivare prima di tutti. Lei arriva sempre prima di tutti. I suoi occhi tradiscono questa sua abitudine: sono occhi sicuri, scuri e profondi, sono occhi che hanno visto tanto, ma vogliono vedere ancor di più, sono occhi affamati, sono occhi infuocati... I suoi occhi sono bellissimi.
Per me Myra è e sarà sempre una visione divina, ma in questo momento con la mia maglia della Juve addosso è una visione ancor più miracolosa. So che l'ha messa solo perché è stata probabilmente la prima cosa larga capitatale sotto mano, ma non riesco a non compiacermi della mia piccola vittoria: ho fatto indossare la maglia della Juventus ad un'interista, ho fatto indossare la mia maglia a Myra. Se glielo dicessi, mi ammazzerebbe, ma questi colori le donano proprio.
-Ragazzi che ci fate voi qui? -chiede
Loro la fissano a bocca aperta, spostando lo sguardo dalla ferita alla testa alla mano fasciata. Non si accorgono minimamente del dettaglio che ha fatto impazzire me.
-Non ci credo... È tutto vero allora -dice Leo e le si avvicina per studiare meglio le bendature
-Dimmi che sei inciampata e caduta come un sacco di patate e la storia della rissa è solo una copertura per la tua goffaggine -dice invece Paul
-Come fate a saperlo? -chiede Myra e getta uno sguardo verso di me
-Io non centro nulla -mi difendo subito
-Martina ha visto la notizia online, ma pensavamo fosse una bufala. Ho provato a mandarvi un messaggio, a chiamarvi, ma nessuno dei due rispondeva. A quel punto ci siamo preoccupati, anche perché secondo uno degli articoli avevi una profonda ferita alla testa e avevi lasciato una scia di sangue uscendo dal ristorante... Abbiamo temuto il peggio e non sapendo dove andare, abbiamo pensato fosse meglio partire da casa vostra -spiega Leo
-Quegli stupidi articoli -sbuffa Myra
-Ma quindi hai fatto veramente a botte? -chiede Paul
-Non le chiamerei proprio botte...-
-Le bende che hai addosso dicono il contrario -ribatte Leo
-È una lunga storia ragazzi -intervengo io in aiuto di Myra -Perché non vi sedete un attimo e ascoltate Myra, mentre io vado a fare una tisana calmante per tutti? -propongo
-Mi serve proprio -dice Leo e senza farselo ripetere una seconda volta, va a sedersi sul divano
Paul lo segue a ruota e Myra coglie l'attimo per sussurrarmi un grazie e darmi un casto bacio. Poi anche lei raggiunge gli altri in salotto, mentre io mi dirigo in cucina.
Da cocktail a tisana calmante è veramente un attimo.

Myra's POV
-Ora sapete tutto -concludo
Bevo un sorso dalla mia tazza a forma di mucca e il retrogusto di lamponi e semi di finocchio riempie la mia bocca.
-Che seratina tranquilla insomma -commenta Paul sorseggiando a sua volta la tisana
-E siamo solo alla prima di tre -aggiunge Paulo e il suo tono di voce fa ridere tutti
-Io non so davvero che dire... Hai fatto la cosa giusta, ovviamente, ma hai corso un rischio troppo grande. Pensa se cadendo ti fosse venuto un trauma cranico-
-Disse quello che segna sempre di testa -dico e Leo mi lancia un'occhiataccia
-Potente sia con le mani che con le parole: that's my girl! -commenta Paul
-Non t'allargare troppo -ribatte Paulo alzandosi e mettendosi alle mie spalle -Lei è la mia girl -dice cingendomi il collo con le sue braccia e facendomi sorridere
Mi viene naturale girare la testa per baciarlo e non mi importa nulla dei coretti di scherno di Leo e Paul.
-Mi sa che è ora di togliere il disturbo -dice Leo alzandosi
-Ma che dici? Ora arriva la parte bella: vederli resistere dal cacciarci malamente da casa sarà troppo divertente. Paulo vai a fare un'altra tisana -ribatte invece Paul
-Smamma Paul. Ho ancora una mano integra e credimi: di sinistro colpisco ancora più forte-
-Come te l'ha chiusa! -esclama Paulo divertito
-Adesso fai pure la bulla?! Complimenti eh -piagnucola Paul
Appoggio la tazza sul tavolino e mi alzo per raggiungerlo. Mi siedo sulle sue gambe e lo abbraccio come un piccolo koala.
-Sai che ti voglio bene, ma non posso sopportarti per più di due ore di fila -dico facendo gli occhioni dolci
-Sei una vera stronza -si lamenta Paul facendomi ridere -Ma continui ad essere troppo tenera per riuscire a rimanere incazzati con te per più di cinque minuti -aggiunge e io gli lascio un bacetto sulla guancia
-Sei un tenerone pure tu-
-E io sono geloso-
Ci voltiamo tutti verso Paulo e scoppiamo a ridere divertiti per la sua espressione scocciata, che però scompare subito, lasciando il posto al suo bel sorriso.
-Dai Paul andiamo che sennò Paulino dà di matto -dice Leo ridendo e io mi alzo per permettere a Paul di fare lo stesso
-Leo, dii a Marti che non si preoccupi e che in ogni caso la chiamo domani mattina appena sveglia -dico
-Lo farò. Le ho mandato un messaggio anche prima, ma non l'ha visto: probabilmente già dorme. Ultimamente arriva a sera molto stanca-
-Ci credo: il piccoletto cresce sempre di più dentro la pancia!-
-Già -conferma Leo portandosi una mano alla nuca
-Leo non sarai mica agitato? Non è la prima volta per te -esclama Paulo stupito
-In fatto di gravidanze e figli, non importa quanti ne hai già avuti, è sempre come se fosse la prima volta. Capirai quando toccherà a te!-
Io e Paulo ci scambiamo uno sguardo imbarazzato a questa affermazione, che viene accompagnata da lunghi attimi di silenzio. Leo sembra accorgersene e per fortuna devia prontamente il discorso.
-Allora ci vediamo domani agli allenamenti?-
-Sì -conferma Paulo
-Vieni anche tu Myra -dice invece Paul -Anche gli altri vogliono sapere della famosa rissa nel locale-
-Aiuto -esclamo -Li avete avvisati del fatto che sto benissimo, vero? Non sono pronta a subire altre incursioni durante la notte-
-Ci ho pensato io -mi tranquillizza Paulo e mi mostra il messaggio che ha mandato sul gruppo whatsapp dello spogliatoio della Juve
È una foto, scattata poco fa, di me seduta sul divano, intenta a sorseggiare la tisana (dalla mia per nulla appariscente tazza), e una simpatica didascalia l'accompagna: "La tigre del bengala, chiamata vendicatrice di pace, è ritornata nel suo habitat e degusta il meritato premio dopo la battuta di caccia, fatta poche ore fa in un noto ristorante nel centro della città di Torino. Come vedete, riporta qualche lieve ferita, ma nulla di grave. Sta decisamente meglio della sua preda... Perciò non preoccupatevi e godetevi la serata.
Saluti, il domatore della tigre".
Finisco di leggere la didascalia e sto giusto per parlare, quando Leo dice:
-Paul ti riporto a casa?-
-No, ho l'auto qua fuori-
-Ok, allora vado. Buonanotte a tutti-
-Buonanotte Leo-
Leo esce e anche Paul recupera il suo cappotto, preparandosi a seguirlo. Ci saluta e allungando un'ultima volta il braccio verso il tavolino davanti a lui, mi dice:
-Ti rubo i biscotti al cocco-
-Ma tu odi il cocco -ribatto io
-Vero, ma il mio autista li adora. Ciao -grida lui senza voltarsi e aprendo la porta che ha raggiunto nel frattempo
-Aspetta, tu non hai un autis... -comincio a dire, ma non faccio in tempo a finire la frase: Paul è già uscito e la porta si è già richiusa alle sue spalle
Raggiungo la finestra e scosto la tenda per seguirlo con lo sguardo, curiosa di vedere se effettivamente c'è un autista ad aspettarlo.
Ma vedo tutt'altro: mette la mano in tasca e tira fuori il cellulare, poi spinge il tasto rosso per chiudere la chiamata in corso.
Per tutto questo tempo era in chiamata con qualcuno? Perché e soprattutto con chi?
Spingo lo sguardo più lontano e vedo che c'è davvero qualcuno in auto che lo aspetta. È una figura in penombra e troppo lontana per riconoscerne il volto: si capisce solo che è un uomo. Però quando Paul apre la portiera e allunga verso di lui i biscotti al cocco, per un attimo la figura si fa più nitida e all'improvviso tutto prende senso nella mia mente. Conosco soltanto un'altra persona che ama i biscotti al cocco tanto quanto me ed è la stessa persona che sarebbe disposta ad aspettare Paul per ore in auto, mentre ascolta in chiamata ciò che io ho da raccontargli sui fatti di stasera. Kyl. Chi altro potrebbe preoccuparsi tanto di me, ma allo stesso tempo non sentirsi in diritto di venirmi a cercare? Un sorriso amaro compare sulle mie labbra, mentre fisso il viale lasciato vuoto dall'auto sfrecciata via.
-Qué miras? (Cosa guardi?)-
La voce di Paulo mi riporta alla realtà. Mi volto e dico:
-Niente, solo i miei amati biscotti al cocco allontanarsi sempre di più da me-
Paulo ride
-Domani te ne compro degli altri-
Sorrido e mi avvicino a lui. L'intenzione iniziale era di baciarlo, ma poi mi sono ricordata del messaggio sul gruppo e così ora ho un nuovo piano. Ruota, spingi e blocca. Con un rapido movimento e approfittando del fatto che Paulo non se lo aspettasse minimamente, lo metto con le spalle al muro, bloccandolo con il mio braccio sotto al collo.
-Un po' mi fa paura questa tua versione che sembra uscita da uno di quei film d'azione che ami -dice -Però allo stesso tempo mi intriga da morire -aggiunge afferrando saldamente i miei fianchi
-Voglio che confessi-
-Quale dei crimini che non ho mai commesso?-
-Il messaggio sul gruppo-
-Non ti è piaciuta la mia simpatica didascalia?-
-Il problema è la foto e tu lo sai bene-
-Perché? Non sei venuta affatto male-
Sospiro
-Dybala... Confessa il tuo crimine-
-Va bene -cede lui -La colpa più grande di cui mi sono macchiato è... Amare una persona più di quanto amo Dio: amare te più di qualsiasi altra cosa, persona o essere, amare te più della vita stessa-
Il tono scherzoso è andato scemando e quelle ultime parole, proferite guadandomi dritto negli occhi, risuonano dentro di me come tonfi contro un tamburo. Abbasso il braccio, mollando la presa su di lui, e lo fisso incredula e senza parole come solo lui sa lasciarmi. Ha il volto serio e gli occhi che brillano di una luce tutta loro.
-Come?-
È tutto ciò che riesco a dire, l'unica parola che mi viene in mente.
Lui sorride, appoggia le sue mani sulle mie guance e dice:
-Così-
Poi si china e mi bacia. Mi alzo sulla punta dei piedi, intreccio le mani dietro al suo collo e approfondisco quel bacio. Quel bacio che per me continua ad essere la risposta a tutte le mie domande e dubbi, quel bacio che colma la mancanza di tutte quelle parole troppo piccole per raccontare un amore grande come il nostro.

Ho rubato una stella per te #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora