Voglio Organizzare Una Festa

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Ho appena ricevuto i miei fantastici vestiti.
I miei fratelli sono andati a prenderli e con loro è andato anche Julian e Omar.
Julian sicuramente sarà andato per chiarirsi le idee e per far sbollire la rabbia. L'iraniano penso sia andato perché si sente più tranquillo quando non ci sono io nei paraggi.

Per quanto riguarda me, ero rimasta nella stanza che mi ospita e da qualche parte di questa lussuosa dimora, c'era Evan a sostenere il peso della solitudine e dell'angoscia.
Potevo sentirlo in tutto questo silenzio ed è come se, a volte, lo sentivo più vicino e non distante anni luce. Però noi non siamo destinati a questo e mai lo saremo.
Le nostre vite sono come due parallele, uguali punto per punto, ma mantengono sempre la stessa distanza.

Sospiro quando mi alz o e sospiro quando mi guardo allo specchio.

Dovrei essere contenta per aver provocato scompiglio, ora che siamo tutti uniti contro Marcus e compagnia bella. Eppure non sento quello che dovrei sentire.

Per non pensarci, anche se difficile, decido di truccarmi un po'. Credo mi piaccia in realtà, non è diventato una cosa necessaria, però a volte mi diverte e allo stesso tempo mi rilassa farlo.

Prima di andare tra i cavernicoli - e sì! Per cavernicoli intento coloro che vivono con me - decido di cambiare outfit.
Avevo messo dei leggins, però negli ultimi mesi si può dire che mettevo solo quelli, alternandoli a quelli in pelle.

Comunque decido di mettere un vestitino a maniche lunghe, visto che ancora l'aria fredda si sente. È molto semplice ed è rosa, abbastanza attillato e con un fiocchettino al centro della scollatura.
Metto delle semplici adidas e poi sistemo i capelli con dei fermagli molto graziosi.

Quando scendo sotto, non c'è un'anima viva in cucina. Sono le sei del pomeriggio e il mio stomaco brontola. Infatti come se fossi a casa mia, mi prendo il lusso di aprire i pensili fino a quando non trovo un pacco di patatine.
Mi metto comoda sul divano e mi rimpinzo come se dovessi farlo da un anno. Nel mentre entra Omar in cucina. Resta paralizzato sull'uscio della porta e per non fare la cafona, allungo il braccio con la mano che contiene il pacco di patatine, per fargli capire che può avanzare tranquillamente e sedersi accanto a me.

«Passo.» dice. Io alzo le spalle e continuo a mangiare.

«Li hai fatti davvero incazzare quei due.» dice, sforzandosi per non sbagliare a parlare e per non marcare troppo il suo accento.

«Io non ne so nulla.»

«Mhmm. A me sembrare il contrario.» cerco di non ridere, perché so che è sbagliato, però lo trovo così buffo e pensare che l'ho fatto pestare dai miei fratelli.

«Omar...» quando mi alzo, lui sembra trasudare paura. «Stai tranquillo. Non voglio farti del male. Ti va di organizzare una festa?» lui mi guarda sbilenco.

«Festa?» dice con un accento particolare.

«Sì!! Questo luogo mi sembra così mortuario. A proposito, gli altri dove sono?» chiedo mentre lavo le mani nel lavabo della cucina.

«Si stanno allenando in palestra.» mi volto subito verso di lui. Palestra?

«Dove?»

«Al piano di sotto.»

«Che figata!! Voglio vederla.» così Omar, mi porta verso questa stanza di cui non sapevo l'esistenza.
Il ragazzo ora sembra più tranquillo e devo ammettere che non sembra una cattiva persona. Lui è solo un hacker che lavora per i Blake e capisco che se non l'avesse fatto, avrebbe fatta una brutta fine per mano di Victor.

«Comunque non era mia intenzione ucciderti. Volevo solo farti spaventare.» ammetto. Inizio già a sentire delle voci che si mischiano con delle risate.

Non il Classico Bad BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora