Non il Classico Bad Boy

Il problema è che non sento più niente

L'odore invitante dell'ennesima tazza di caffè aiuta a mantenermi sveglio. Ho promesso a Caleb che avrei fatto il possibile per riuscire a trovare un senso a questo strano biglietto che, lui, pensa possa essere un messaggio in codice. Non posso negare quante volte mi sia sfiorata l'idea di chiamare quel bastardo per vedere cosa avrebbe detto, ma ripensandoci so bene che non sarebbe stata una brillante idea.
Sarebbe stato d'aiuto avere qui Omar, ma un mese fa, dopo il funerale di Jil fece ritorno dai suoi padroni proprio come fosse un cane. Ma sono sicuro che lui sia estraneo a tutta questa situazione e quindi il suo aiuto potrei sempre averlo, ma credo sia meglio non coinvolgere altre persone data la gravità della cosa.
Prendo la tazza e per un attimo mi distraggo da questo meraviglioso sapore che riattiva i miei sensi, in modo da ricaricarmi e darmi una svegliata, infatti l'attimo dopo sono ripiegato su questo dannato biglietto nel cercare di capirci qualcosa. Ammetto che è difficile, sto cercando di fare varie ricerche su internet per quanto riguarda la scrittura vincolata e tanti sono i modi che abbia potuto utilizzare Blake.
Sospiro e decido di fare una breve pausa, di questo passo ammattirò e credo di essere già sulla strada giusta.
Fuori c'è un venticello leggero, quasi confortante e ne approfitto per fumare una sigaretta dato che non ne fumo una da tipo quattro ore. Controllo il telefono e noto con mio grande stupore che le ore sono passate in fretta da quando mi sono gettato a capofitto sul lavoro della decodifica. Ho pensato già di avvisare Reed, ma ancora non ho ricevuto una risposta, nonostante abbia visualizzato. Dopotutto è un uomo abbastanza impegnato.

Mi metto comodo su una sedia, godendomi la visuale del firmamento, bramando qualcosa che non potrà essere più mio. O forse, come dice Caleb, una speranza potrebbe esserci. Aspiro la cicca e senza toglierla dalle labbra espello dal naso la densa nube grigiastra, che per un attimo annebbia la mia vista. Pensieroso poi, con i gomiti poggiati sulle ginocchia, mi massaggio le tempie. Sono davvero stanco.
Finisco di fumare e con uno scatto secco mi ergo retto in piedi, scrollando ciò che resta della paglia nel posacenere e subito dopo rientro dentro, rimettendomi a lavoro. Nel rientrare i miei occhi inevitabilmente si posano sul quadro che rapì Jil la prima volta che venne qui dentro, lo stesso che abbracciai quando ebbi conferma del suo decesso.
Amore e Psiche, la favola senza tempo.
La leggenda narra di Psiche. Era bellissima, la sua grazia e il suo splendore erano tali da attirare le invidie di Venere che, per vendicarsi, decise di chiedere aiuto a suo figlio Amore. L'invidiosa dea chiese a suo figlio di colpire Psiche con una delle sue infallibili frecce e di farla innamorare dell'uomo più brutto della terra. Amore accettò ma, una volta arrivato di fronte alla fanciulla, rimase così incantato dalla sua bellezza da distrarsi al punto che una delle sue frecce lo colpì, facendolo innamorare perdutamente della splendida fanciulla.
Ridacchio da solo nel ricordare la storiella che mi raccontava la mamma da piccolo, perché tutto questo sembra di più la storia tra Evan e Jil.

Elizabeth che tanto odiava Jil, corse all'aiuto dei Blake, dove quel gran figlio di puttana di mio fratello doveva far cadere ai suoi piedi la povera sventurata, ma qualcosa non andò secondo i suoi piani, perché lui ne rimase folgorato, innamorandosene perdutamente. Mentre me ne sto qui a fantasticare, il telefono prende vita e so perfettamente chi possa essere.

«Scusa se rispondo ora, ma ora ho staccato.»

«Sicuramente ti pagheranno bene.» ironizzo cercando di dimenticare la storiella di poco fa.

«Se qui c'è uno che è pieno di soldi, quello non sono io, ma dopotutto non mi lamento. Comunque ho letto il messaggio e se non ti spiace potrei venire anche ora. Mia moglie è da sua madre, quindi ho il lascia passare.»

«Quindi mi stai dicendo che se c'era tua moglie non saresti venuto, perché devi obbedire a lei.» Mi fingo sorpreso e sento già i suoi sospiri che sanno di irritazione. Adoro tutto ciò.